martedì 28 febbraio 2012

GIORGIA MELONI A FIRENZE: UNA GIORNATA MEMORABILE!

 Una parte della sala durante la presentazione del libro

Giorgia Meloni in visita a Casaggì

Si è svolta ieri pomeriggio, come da programma, l’attesa presentazione di “Noi crediamo”, con Giorgia Meloni. In una Villa Arrivabene stracolma di gente e di giovani si è parlato della meglio gioventù d’Italia. Sala stracolma, corridoi pieni e gente fuori nel piazzale, bloccata all’ingresso dagli impiegati comunali per la troppa folla presente nei locali. Un pomeriggio memorabile, nel quale si sono susseguite le storie di tante persone che non hanno mollato, che si sono messe in gioco, che hanno scommesso su questo paese e sulle proprie capacità, che hanno voluto rifuggire quello stereotipo giovanile condito di apatia e di superficialità che quest’epoca di acque basse e di deserti ha contribuito a creare. Storie vere, dirette, di una forza dirompente e di una grande semplicità: quella che non fa notizia, ma che manda avanti questo paese ogni santo giorno con costanza e dedizione. Stracolma e partecipatissima, a seguire, la serata organizzata a Casaggì, con una cena sociale impeccabile e un’armata di cari amici che come ogni volta ha saputo stringersi attorno al proprio avamposto di idee e di azioni.

Moltissimi i giovani, militanti di Casaggì e della Giovane Italia, ma anche ragazzi del quartiere spinti dalla curiosità e dalla voglia di conoscere un mondo politico fatto di impegno e di passione, di militanza vera e di ideali senza tempo. L’ennesimo successo di una Comunità politica che a Firenze ha rotto tabù insormontabili fino a qualche anno fa e lo ha fatto lavorando, senza perdersi in chiacchiericci da bar e in proclami virtuali. E questo è ciò che hanno trovato oggi e che troveranno sempre gli ospiti dei nostri eventi: non accolite di portaborse in doppiopetto, ma ragazzi con lo sguardo pulito e tanta voglia di lottare e di lasciare un segno su questa Terra, come lo hanno lasciato quelli che ci hanno consegnato questo testimone ideale, difendendolo a costo della vita.

Impeccabile come sempre Giorgia Meloni, conferma quotidiana di una politica nata per strada e in sezione, cresciuta con gli sforzi e le capacità di una Comunità nazionale e giunta a questi traguardi con l’umiltà e la volontà dei più forti, quelli che guardano oltre il muro dell’omologazione e hanno visioni profonde. Una politica che vuole essere partecipazione e giustizia sociale, amore per il Popolo e dono; che non ha paura di criticare chi sbaglia, anche e soprattutto se sta da questa parte; una politica fatta di gente che prima di aprire bocca affigge migliaia di manifesti e distribuisce migliaia di volantini; una politica fatta di sedi presidiate e difese, di avamposti tra le rovine, di amori sconfinati e destini che si intrecciano; una politica che non si arrende, che costruisce, che condivide, che non odia, che edifica, che antepone il bene comune al proprio ego, che sogna, che non torna indietro, che parla una lingua chiara e può tenere la testa alta. Una politica che ha saputo coniugare lo strumento delle istituzioni con le proprie radici culturali e valoriali, senza sminuirne l’identità e senza diventare il mezzo di nessuno. Una politica come poche altre: libera e bella.

E questa meglio gioventù d’Italia, in una data come questa, non può che dedicare questi magnifici intenti di lotta e vittoria a Mikis Mantakas, martire europeo. Quel testimone è in buone mani.

sabato 25 febbraio 2012

MELONI A FIRENZE: VERNICE CONTRO IL QUARTIERE 2. VERGOGNOSO ATTACCO ALLA LIBERTA' DI PAROLA!

VERNICE CONTRO LA SEDE DEL QUARTIERE 2, TORSELLI (PDL): "VERGOGNOSO ATTACCO ALLE ISTITUZIONI". CASAGGÌ E GIOVANE ITALIA: "CHI GETTA BENZINA SUL FUOCO FACCIA UN MEA CULPA"!

Questa notte la sede del Quartiere 2 di Firenze, Villa Arrivabene, è stata sfregiata in diversi punti con un lancio di vernice rossa, che ne ha deturpato la facciata. L'episodio è chiaramente riconducibile a quell'area politica che, nei giorni scorsi, ha contestato le istituzioni del quartiere per aver concesso una sala a Giorgia Meloni e ai ragazzi di Casaggì e della Giovane Italia per la presentazione del libro "Noi crediamo", scritto dall'ex Ministro della Gioventù.

"È una vergogna. Sfregiare una sede istituzionale solo perchè garante super partes del confronto politico è un qualcosa che non ha niente a che fare con la democrazia. Tentare di impedire all'avversario di parlare ed assaltare le sedi istituzionali affinchè non si svolgano iniziative promosse da partiti politici differenti dal proprio è una logica che riconduce a pagine di storia ormai condannate univocamente. Se a Firenze esistono sedi e movimenti nei quali si predica "la violenza ed il ricorso ad essa per impedire all'avversario di parlare" devono essere immediatamente chiuse. Peggio ancora se queste sedi si trovassero in stabili pubblici occupati o concessi". Questo quanto dichiarato dal Consigliere Comunale del PdL, Francesco Torselli a seguito degli atti vandalici commessi a danno della sede del Quartiere 2.

"L'iniziativa di lunedì è una presentazione di un libro scritto da un ex-Ministro ed è gravissimo che qualcuno pensi di poter impedirla rispolverando retoriche a metà tra il grottesco ed il ridicolo". Fanno sapere i presidenti cittadino e provinciale della Giovane Italia, Marco Scatarzi ed Alessandro Draghi, i quali aggiungono: "Chi in questi giorni, parlando da dietro sigle di associazioni che prendono ricchi contributi dalle istituzioni, ha gettato benzina sul fuoco, alimentando tensioni altrimenti evitabili, dovrebbe fare i conti con la propria coscienza e recitare un convinto MEA CULPA".

Da Casaggì infine arriva una battuta: "il libro di Giorgia Meloni parla della meglio gioventù d'Italia, chi contesta non lo fa solo per antifascismo, come dice, ma perchè, essendo abituato ad essere un parassita della società, teme di non reggere il confronto".

Lunedì, alle ore 18.00 il Quartiere 2 ospiterà infatti la presentazione del libro "Noi Crediamo" di Giorgia Meloni alla presenza dell'autrice e dei vertici cittadino e provinciale del PdL e della Giovane Italia.

lunedì 20 febbraio 2012

APPROVATA LA NOSTRA PROPOSTA: UNA STRADA A BOBBY SANDS...


Quest'oggi il consiglio comunale ha votato e approvato la nostra proposta, portava avanti da Francesco Torselli, per intitolazione di una via a Bobby Sands. Una vittoria che rivendichiamo con orgoglio e che vogliamo dedicare a chi, ancora oggi combatte per la libertà dei popoli e per l'autodeterminazione. In Irlanda, ma non solo. 

Tiocfaidh ár lá!

sabato 18 febbraio 2012

GIORGIA MELONI A FIRENZE PER "NOI CREDIAMO".


«Noi crediamo. Crediamo nei giovani, nella politica, nella giustizia, nell’eguaglianza, nel merito. Crediamo nella nostra Nazione, una Nazione nata centocinquant’anni fa dal sacrificio di un gruppo di ragazzi, molti dei quali poco più che ventenni. Una banda di idealisti, sognatori e poeti, capaci di abbandonare tutto e prendere le armi per inseguire l’utopia dell’unità nazionale».

In un momento di crisi – della politica, dell’economia, degli ideali – serve ricordare da dove veniamo, il nostro patrimonio di valori e cultura, la nostra identità. Perché, mai come ora, è pericoloso cedere alla tentazione del disimpegno, dell’apatia e del qualunquismo mascherati da lotta alla “Casta”, da antipolitica. È vero, quella di oggi è una società bloccata. Bloccata da rendite di posizione, dalla mancanza di mobilità sociale, da vecchi schemi che non corrispondono più alla realtà, che invece è profondamente mutata. E sono i giovani a pagare il prezzo più alto, costretti a vivere un presente di precarietà e a immaginare un futuro ancora più incerto.

Per loro c’è bisogno di aggredire dalle fondamenta la società dei privilegi consolidati e costruire sulle sue macerie l’Italia del merito capace di far emergere e premiare l’energia visionaria, la tenacia, il talento. Giorgia Meloni, il più giovane ministro nella storia della Repubblica, ha raccolto le storie di ragazzi e ragazze che vivono con coraggio, determinazione, passione.

Alcuni sono famosi, come Federica Pellegrini o Mirco Bergamasco, altri no, ma non sono meno importanti, perché tutti protagonisti di storie esemplari e avvincenti, che meglio di molti discorsi illustrano i princìpi – dalla lotta alla mafia alla difesa della vita – per cui l’autrice si batte da anni e che ne hanno ispirato l’intera attività politica. Sono storie che nascono da un incontro, da una sintonia di valori, dalla certezza che le vite di questi giovani servono ad altri. E che servono all’Italia per essere un Paese migliore.

GIORGIA MELONI PRESENTA IL SUO LIBRO
"NOI CREDIAMO"
LUNEDì 27 FEBBRAIO 2012
VILLA ARRIVABENE ORE 18
Piazza Alberti 1/a - Firenze (sala consiliare Quartiere 2)

giovedì 9 febbraio 2012

OLTRE LE SBARRE: PROIEZIONI SULLA CARCERAZIONE A CASAGGì.


Nel 2011, in un solo anno, nelle carceri italiane si sono registrati 74 suicidi. Dal 1997 si sono tolti la vita in 912, 822 detenuti e 90 agenti di custodia. Tanti, sicuramente troppi per un paese che vorrebbe essere considerato “sviluppato”. Duecentosei carceri, settantamila detenuti e una situazione esplosiva fatta di spazi negati, di violenze reiterate, di giri di droga tollerati, di ritorsioni, di strutture fatiscenti, di corruzione, di sovraffollamento e di sporcizia. I trentottomila agenti presenti, ovviamente, sono troppo pochi e non riescono a gestire al meglio quella che è ormai un’emergenza permanente.

Una situazione che va riformata totalmente. Un contesto che produce vittime a tutti i livelli: tra i detenuti, costretti a vivere in meno di due metri quadrati, e tra gli agenti, sempre allontanati dalla famiglia e abbandonati dalle garanzie in merito alle ferie, ai turni di riposo e alle paghe. Una guerra tra poveri, insomma. Una guerra che non fa onore ad un paese civile, il cui compito dovrebbe essere quello di rieducare rispettando i diritti umani e creando contesti vivibili e controllati.

La politica ha altre priorità. E’ per questo che dei 670 milioni di euro disponibili per l’ampliamento delle strutture esistenti e la costruzione di nuove ne sono stati impiegati soltanto 70. Uno dei pochi casi in cui i soldi ci sarebbero, ma la volontà no. Una vergogna che miete vittime e che mette in discussione l’applicazione dei diritti fondamentali della persona nel nostro paese. Una vergogna cui va posto rimedio, sensibilizzando le istituzioni e la popolazione, attivandosi, creando sinergie con le associazioni impegnate nel settore, denunciando i malfunzionamenti e gli abusi.

Per una carcerazione umana. Per i diritti dei detenuti.

OLTRE LE SBARRE
Ciclo di proiezioni sulla carcerazione
A CASAGGì FIRENZE - VIA FRUSA 37

Mercoledì 15 febbraio ore 22
LE ALI DELLA LIBERTA’ con cena ore 20

Mercoledì 22 febbraio ore 21.30
IL PROFETA

Mercoledì 29 febbraio 2012 ore 22
FUGA DA ALCATRAZ con cena ore 20

Mercoledì 07 marzo ore 21.30
CELLA 211

martedì 7 febbraio 2012

PAOLO DI NELLA. PER NON DIMENTICARE.


Tratto da http://agts.tripod.com/pdn.html

Dedicato a PAOLO

Noi  purtroppo non siamo ancora un'élite, perché se lo fossimo sapremmo certamente guidare il nostro popolo sulla via nuova. Per ora siamo soltanto delle persone che cercano di essere uomini, uomini e donne che vivono uno stile di vita autentico; ma per essere degli uomini nuovi non basta credere in determinati valori, è necessario viverli e temprarli nell'agire, quotidianamente: questa è in parte l'importanza di fare politica. Rivoluzione non è qualcosa di astratto, che sa di miracolo : è qualcosa che si costruisce giorno per giorno, pezzo per pezzo, sbagliando e riprovando, anche col sacrificio personale, anche riuscendo a superare tanti problemi contingenti che si presentano e che spesso, anche se sembrano tanto grandi ed insormontabili, se solo li si prova a guardare con un'ottica diversa, risultano delle inezie.
PAOLO DI NELLA 
 

Oltre il silenzio...
per non dimenticare
 
L'aggressione...
Paolo amava il suo quartiere, e proprio in nome di questo amore aveva programmato una battaglia per l'esproprio di Villa Chigi, che voleva far destinare a centro sociale e culturale. Per far partecipare gli abitanti del quartiere a questa battaglia sociale, il 3 febbraio sarebbe dovuta cominciare una raccolta firme degli abitanti della zona. 
   
Paolo, impegnato in prima persona nell'iniziativa, aveva dedicato gran parte della giornata del 2 febbraio ad affiggere manifesti che la rendevano pubblica. Dopo una breve interruzione, l'affissione riprese alle 22.00. Durante il percorso non ci furono incidenti, anche se Paolo e la militante che lo accompagnava notarono alcune presenze sospette. 
   
Verso le 24.45 Paolo si accingeva ad affiggere manifesti su un cartellone, situato su uno spartitraffico di Piazza Gondar, di fronte alla fermata Atac del 38. Qui sostavano due ragazzi, apparentemente in attesa dell'autobus (N.B. in Viale Libia, non esistendo una linea notturna, dopo le 24.00 non passavano autobus). Non appena Paolo voltò loro le spalle per mettere la colla, si diressero di corsa verso di lui. 

Uno di loro lo colpì alla testa. Poi sempre di corsa, fuggirono per Via Lago Tana. Paolo, ancora stordito per il colpo, si diresse alla macchina, da dove la ragazza che lo accompagnava aveva assistito impotente a tutta la scena. Dopo essersi sciacquato ad una fontanella la ferita, ancora abbondantemente sanguinante, Paolo riportò in sede i manifesti e il secchio di colla. 

Verso l'1.30, rientrò a casa. I genitori lo sentirono lavarsi i capelli, muoversi inquieto e lamentarsi. Lo soccorsero chiamando un'ambulanza, che però arrivò quando ormai Paolo era già in coma. Solo nella tarda mattinata del giorno dopo, il 3 febbraio (tardi, maledettamente tardi per le sue condizioni), Paolo venne operato, e gli vennero asportati due ematomi e un tratto di cranio frantumato. 
  
 Le indagini...
Le prime indagini furono condotte con estrema superficialità dal dirigente della Digos romana incaricato del caso, il dott. Marchionne. 

Non ci furono infatti né perquisizioni né fermi di polizia per gli esponenti dell'Aut.Op. del quartiere Africano. La ragazza che era con Paolo, unica testimone dell'agguato, venne interrogata dagli inquirenti che, più che all'accertamento dei fatti, sembravano interessati alla struttura organizzativa del Fronte della Gioventù e ai nomi dei suoi dirigenti. Tutto per dar corpo, come avvenne nel '79 per l'omicidio di Francesco Cecchin, all'ignobile storiella della "faida interna". 

L'istruttoria sembrò avere una solerte ripresa quando al capezzale di Paolo arrivò anche l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. 

Passato però il momento di risonanza dovuto a questo gesto, tutto sembrò tornare ad essere chiuso in un cassetto. La sera del 9 febbraio, dopo 7 giorni di coma, la solitaria lotta di Paolo contro la morte giunge al termine: si spegne alle 20.05.
 
Ai militanti del Fronte della Gioventù che in tutti quei giorni si erano stretti intorno ad una speranza disperata, vegliando al suo capezzale, quasi a voler proteggere Paolo e difenderlo come non erano riusciti a fare quando era vivo, non restò che vegliare il suo corpo. Seguirono giorni di forte tensione: lo striscione commemorativo affisso a Piazza Gondar venne strappato e deturpato più volte; sui muri comparvero scritte inneggianti all'assassinio di Paolo. Il tutto condito da discorsi e commenti disinvolti e gratuiti trasmessi da radio onda rossa. 

Dopo il 9 febbraio, finalmente, gli inquirenti si decisero, almeno apparentemente, a dare concretezza alle indagini. Vennero allora fatte alcune perquisizioni nelle case dei più noti esponenti dei Collettivi autonomi di Valmelaina e dell'Africano. 

Uno dei massimi sospettati era Corrado Quarra, individuato perché non nuovo ad aggressioni a ragazzi di destra e molto somigliante all'identikit fornito dalla testimone. 
   
Dopo aver tentato varie volte di sottrarsi all'incontro con i magistrati, comportamento che non fece altro che confermare i sospetti su di lui, venne emanato a suo carico un ordine di arresto per concorso in omicidio volontario, eseguito per caso la notte del 1 agosto '83. In un confronto all'americana Daniela, la ragazza che era con Paolo quella notte, lo riconobbe come colui che materialmente colpì Paolo. In conseguenza dell'avvenuto riconoscimento il fermo di polizia a suo carico divenne ordine di cattura per concorso in omicidio volontario aggravato da futili motivi. 

Visti i risultati, si era quasi sicuri ormai di poter arrivare allo svolgimento del processo e all'individuazione anche del secondo aggressore. Dopo 3 mesi di silenzio, il 3 novembre la testimone venne convocata per il secondo riconoscimento. Concentrandosi sulle caratteristiche somatiche della persona che accompagnava lo sprangatore, Daniela indicò il secondo presunto aggressore. A questo punto si rivelò il tranello in cui era caduta: il giovane da lei riconosciuto non era l'indiziato (Luca Baldassarre anche lui autonomo dell'Africano) ma un amico da lui appositamente scelto per via della grande somiglianza. Il giudice istruttore dr. Calabria, che peraltro aveva un figlio simpatizzante degli ambienti dell'autonomia dell'Africano, disse allora beffardamente alla ragazza che, se aveva sbagliato il secondo riconoscimento poteva aver sbagliato anche il primo. Discorso preparatorio finalizzato a facilitare la scarcerazione di Quarra, che avvenne, con proscioglimento da tutte le accuse, il 28/12/1983. Questo avvenimento, che segnò la fine delle indagini sull'omicidio di Paolo, passò sotto silenzio. Se ne avrà infatti notizia solo il 30/05/1984, grazie ad un comunicato stampa del Fronte della Gioventù. 
  

domenica 5 febbraio 2012

FOIBE, CORTEO CASAGGì DEL 4 FEBBRAIO 2012


In questo sono raccolti alcuni filmati sul corteo in ricordo dei martiri delle foibe che ha sfilato sabato 4 febbraio a Firenze. Un corteo che per molti non doveva esserci, che in molti hanno provato a impedire, ma che si è svolto ed è stato portato a termine con un successo successo di pubblico e qualità organizzativa. Un corteo che tra emergenza neve, freddo siberiano, ospiti bloccati dal gelo, cambi di percorso imposti, controcortei urlanti e condanne di ogni tipo era diventato una questione di principio. Per il resto non ci sono parole, giacchè le immagini parlano da sole. Il tricolore ha sventolato ancora una volta, fiero e testardo, su una Firenze che ha scelto da che parte stare.

FIRENZE, 4 FEBBRAIO: UNA CAPARBIETA' E UN AMORE SCONFINATI...






Anche quest’anno il corteo per i martiri delle foibe c’è stato. Accanto a Casaggì e alla Giovane Italia hanno sfilato molti uomini liberi, stanchi di vedere negata una pagina di storia che migliaia di innocenti hanno scritto col sangue. Nonostante la neve che ha bloccato decine di pullman e impedito la partecipazione di centinaia di persone da tutta Italia e la presenza di Giorgia Meloni, che però tornerà a Firenze tra pochi giorni e farà visita a Casaggì; nonostante il freddo siberiano che ha costretto molti fiorentini a casa; nonostante le vibrate proteste di chi, come da consuetudine, ha organizzato un contro-corteo per inneggiare a Tito e agli sterminatori degli italiani; nonostante i mille imprevisti e le disposizioni delle Questura che fino a qualche giorno fa non sapeva se avrebbe potuto garantire al meglio l’ordine pubblico ed ha infine spostato la partenza della marcia. Il corteo c’è stato, perché così doveva essere. C’è stato perché aveva come scopo quello di ricordare, senza lasciarsi andare a strumentalizzazioni di sorta. C’è stato e insieme a noi c’erano centinaia di persone, oltre alle realtà organizzate come Giovane Italia e CasaPound.

Come da tradizione un fiume di tricolori ha sfilato silenziosamente per ricordare le trentamila vittime della follia titina e i trecentocinquamila esuli fuggiti dal confine orientale. Un composto fiume di persone, senza nessun simbolo di partito o di movimento. Chi non è potuto scendere in piazza con noi, dalle strade che abbiamo percorso, ha comunque voluto salutare il nostro passaggio affacciandosi alla finestra e sventolando il tricolore in segno di vicinanza e di solidarietà: gesti semplici, ma ricchi di significato, di voglia di partecipare, di volontà di condividere, di non volersi piegare ad un senso comune che vorrebbe relegare la nostra storia nel dimenticatoio e classificare i morti in serie, uccidendo ancora una volta chi trovò la morte per mano degli infoibatori comunisti.

Una grande giornata, fatta di sacrifici e di dignità, di grande amore e di forte passione. Una giornata che Casaggì ha preparato accuratamente, che ha promosso con una mobilitazione che a Firenze non si vedeva da tempo, affiggendo migliaia di manifesti e inondando di volantini i quartieri, le scuole e le facoltà della città e della provincia, dormendo al freddo sul pavimento di una sezione accanto ad un secchio di colla, sfidando la rabbia e l’odio di chi non può capire, come a voler prendersi con l’entusiasmo di sempre quell’agibilità totale e sacrosanta che in molti hanno messo in discussione con futili pretesti. Una giornata che ha dato lezioni di stile e di caparbietà a quanti, con ogni mezzo e da ogni parte, avevano provato ad impedirne lo svolgimento. Il contro-corteo, organizzato dai centri sociali strumentalizzando brutalmente la morte dei due senegalesi uccisi lo scorso 13 dicembre, è andato letteralmente deserto e si è sciolto dopo aver percorso poche strade, segno evidente dello scollamento che si è ormai creato tra la gente comune e chi vive con le lancette dell’orologio indietro di qualche decennio.

Ancora una volta siamo passati.

TORSELLI, SCATARZI, DRAGHI: "OLTRE 800 PARTECIPANTI HANNO SFIDATO IL GELO PER ONORARE I MARTIRI DELLE FOIBE. IL FLOP DEL CONTRO-CORTEO DIMOSTRA CHE FIRENZE HA SCELTO DA CHE PARTE STARE"







Come da tradizione un fiume di tricolori ha sfilato silenziosamente per ricordare le trentamila vittime della follia titina e i trecentocinquamila esuli fuggiti dal confine orientale. Un composto fiume di persone, senza nessun simbolo di partito o di movimento. Chi non è potuto scendere in piazza con noi, dalle strade che abbiamo percorso, ha comunque voluto salutare il nostro passaggio affacciandosi alla finestra e sventolando il tricolore in segno di vicinanza e di solidarietà: gesti semplici, ma ricchi di significato, di voglia di partecipare, di volontà di condividere, di non volersi piegare ad un senso comune che vorrebbe relegare la nostra storia nel dimenticatoio e classificare i morti in serie, uccidendo ancora una volta chi trovò la morte per mano degli infoibatori comunisti.

Una grande giornata, fatta di sacrifici e di dignità, di grande amore e di forte passione. Una giornata che Casaggì ha preparato accuratamente, che ha promosso con una mobilitazione che a Firenze non si vedeva da tempo, affiggendo migliaia di manifesti e inondando di volantini i quartieri, le scuole e le facoltà della città e della provincia, dormendo al freddo sul pavimento di una sezione accanto ad un secchio di colla, sfidando la rabbia e l’odio di chi non può capire, come a voler prendersi con l’entusiasmo di sempre quell’agibilità totale e sacrosanta che in molti hanno messo in discussione con futili pretesti. Una giornata che ha dato lezioni di stile e di caparbietà a quanti, con ogni mezzo e da ogni parte, avevano provato ad impedirne lo svolgimento. Il contro-corteo, organizzato dai centri sociali strumentalizzando brutalmente la morte dei due senegalesi uccisi lo scorso 13 dicembre, è andato letteralmente deserto e si è sciolto dopo aver percorso poche strade, segno evidente dello scollamento che si è ormai creato tra la gente comune e chi vive con le lancette dell’orologio indietro di qualche decennio.

Ancora una volta siamo passati.