sabato 27 febbraio 2016

MANIFESTAZIONE TRICOLORE A FIRENZE!


LA CHIAMEREMO SEMPRE PATRIA
MANIFESTAZIONE TRICOLORE A FIRENZE
Sabato 2 aprile ore 17 - Piazza Strozzi

Sabato 2 aprile saremo in piazza Strozzi, nel cuore di Firenze, per parlare della nostra città e della nostra Italia. “La chiameremo sempre Patria”, un evento che vuole manifestare l’amore per la nostra Nazione e la volontà di restituirle un destino. Partiremo dal ricordo dei nostri martiri e dei nostri eroi per ritrovare il filo di Arianna della nostra identità: dai tanti innocenti massacrati nelle foibe per meno dei partigiani comunisti di Tito ai mille giovani che unirono l’Italia, dai ragazzi che ne difesero i confini nel fango delle trincee a chi seppe onorare la parola data fino all’ultimo respiro. 

La nostra Patria è questa: il sacrificio dei migliori, il senso del bello, la difesa del bene comune, la giustizia sociale e lo spirito comunitario. La nostra Patria è sovrana perché difende il i propri confini; perché tutela la propria economia, le proprie aziende, il proprio prodotto, senza subire i diktat della finanza internazionale; perché elegge i propri governanti e pretende che siano all’altezza del compito. La nostra Patria, quella che vogliamo ricostruire, ha uno Stato che ci rende cittadini e non consumatori, che garantisce case, asili, sanità, lavoro e non solo le cartelle di Equitalia, che incentiva le nascite, che crea un quadro legislativo e sociale per le famiglie, che protegge bambini ed anziani e assicura sicurezza, legittima difesa e giustizia, che pensa prima ai propri figli e poi agli stranieri. 

Vorremmo un’Italia che non ti fa venire voglia di mollare tutto e scappare, ma che ti costringe e darle il cuore e l’anima: un Nazione liberata dal peso della burocrazia, dai privilegi delle caste, dal malaffare, dalle fughe dei cervelli e dei capitali, dall’inciviltà, dalla denatalità. Abbiamo un destino perché abbiamo un’origine: siamo i figli di Roma e dell’Imperium, del Diritto e del trionfo dell’arte, della letteratura e della navigazione. Siamo i figli di Firenze, che è diventata grande sotto i segni di Dante e di Michelangelo, di Botticelli e di Giotto, di Vasari, di Machiavelli e di Leonardo: è un patrimonio che non può rassegnarsi a morire di Renzi e di Nardella.

LA CHIAMEREMO SEMPRE PATRIA
MANIFESTAZIONE TRICOLORE A FIRENZE
Sabato 2 aprile ore 17 - Piazza Strozzi

martedì 16 febbraio 2016

Centro persone in corteo a Siena per ricordare i Martiri delle Foibe


Si è svolto a Siena il corteo in ricordo dei martiri delle foibe. Un centinaio i partecipanti, per un evento che ha lanciato un messaggio forte e chiaro alla città, nonostante la pioggia subito precedente alla manifestazione. Il corteo, che si è snodato per le vie del centro e in Piazza Indipendenza, ha dato esemplare dimostrazione di civiltà, di disciplina e di maturità politica, sfilando compostamente e silenziosamente. Ci riteniamo complessivamente soddisfatti della riuscita del corteo che abbiamo avuto l’onore e l’onere di organizzare fin dall’anno scorso,tanto più dopo il rifiuto del Comune di Siena di dar vita ad una commemorazione ufficiale per il Giorno del Ricordo. Ringraziamo sentitamente tutti gli esponenti di partiti e liste civiche che hanno partecipato e tutti i cittadini che hanno aderito.

mercoledì 3 febbraio 2016

"Gli istriani difendevano la patria. I migranti invece sono codardi"

di Claudio Cartaldo (Il Giornale)

Tra i profughi istriano-dalmati e quelli di oggi non ci sono somiglianze. Chi prova ad avvicinarli, chi invita gli italiani ad essere accoglienti nel ricordo di quelle drammatiche pagine di storia, fa un errore.
Gli italiani dell'Istria e della Dalmazia furono costretti a lasciare la loro terra e a fuggire in Italia, mal accettati - anzi, osteggiati - da quella sinistra che oggi si professa madre dell'accoglienza. Ma avrebbero voluto difendere la loro patria.
A chiarire la posizione degli esuli istriani, fiumani e dalmati è Roberto Spazzali, direttore dell'Istituto regionale per la storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia di Trieste. Durante un incontro in preparazione della Giornata del ricordo, che si svolgerà il prossimo 10 febbraio a Bondeno, non ha usato mezzi termini. "Nel mare di gente che oggi arriva nel nostro Paese - ha detto - c'è un numero cospicuo di giovanotti che, mi pare, accettino di andarsene dalla propria terra al primo 'baù. Mi chiedo il perché di questa inerzia. Perché non organizzare una difesa sul territorio da parte di soggetti autoctoni? Chi se ne va nelle condizioni di oggi che tipo di rapporto ha con la terra? Gli esuli istriani, fiumani e dalmati furono costretti ad andare via perché non erano stati messi nelle condizioni di difendere la loro terra, anche perché il Partito Comunista di allora, in Italia, guardava ai comunisti jugoslavi con riguardo. Ricordo che la storia d'Europa è una storia di orrori, ma in passato l'Europa ha saputo difendersi. E da questa difesa ne sono nati i grandi movimenti di Resistenza".
Sui temi dell'accoglienza è intervenuto anche Rabar, i cui genitori furono esuli da Fiume nel gennaio 1947. "I campi furono 109 da Bolzano a Siracusa - ricorda - Anche a Ferrara ce ne fu uno, in via Romei, dove oggi ha sede l'istituto alberghiero". La vita nei campi era difficile, i tempi erano contingentati ("sveglia alle 7, alle 7,30 colazione, alle 23 silenzio"), la polizia vigilava, e al terzo ammonimento si poteva essere espulsi. "Tutti gli ospiti erano tenuti a provvedere alla vita stessa del campo - aggiunge - Con la mia famiglia fummo poi spostati a Pontelagoscuro, in baracche di legno, senza acqua corrente, con latrine come 'servizì igienici, condivise con un'altra famiglia. L'accoglienza non fu certo delle migliori". E pensare che erano italiani, con l'unica colpa di aver deciso di rimanere fedeli all'Italia e non piegarsi al "sogno" socialista di Tito.
Per questo furono bistrattati dal Partito Comunista Italiano. Per questo a Bologna i generi alimentari destinati loro vennero distrutti dai manifestanti della sinistra. Gli unici "profughi" su cui la sinistra ha più volte sputato. E che ora vuole usare.