lunedì 8 dicembre 2014

Casaggì Firenze: “Universitari ribelli tra Brasillach e Vandea”


intervista di Marco Petrelli (Barbadillo)


Centro sociale (di destra) nato alla metà degli Anni Duemila nel contesto di Azione Giovani Firenze, Casaggì è una comunità che si sviluppa con una vocazione territoriale. Poi, l’attenzione si sposta anche all’UniFi che, da alcuni anni, comincia ad essere nuovo terreno di gioco. E pronta anche ad aderire al progetto di Gioventù Universitaria, pur con un sostanziale distinguo rispetto alle altre comunità delle quali vi abbiamo parlato. La formazione fiorentina considera, infatti, il termine “destra” come “scorciatoia cognitiva, punto di riferimento geografico-politico”. Niente di più. E i riferimenti culturali non lasciano certo dubbi sull’orientamento del gruppo: Pio Filippani Ronconi, Robert Brasillach, Julius Evola, Jean Thiriart, Adriano Romualdi, intellettuali che sarebbe quanto meno riduttivo “bollare” con una generica etichetta politica. Casaggì è una comunità complessa di ragazzi che, nel corso dell’intervista, accetta di parlare solo come gruppo, collettività e non come singoli individui.

Casaggì: che cos’è quando nasce e dove opera?

“Casaggì è un “centro sociale di destra”, uno spazio identitario che opera a Firenze dal 2005. Nasce all’interno di Azione Giovani e ne rappresenta fin dall’inizio il progetto metapolitico. Oggi la nostra Comunità è in grado di offrire corsi di autodifesa, ripetizioni per gli studenti, assistenza commerciale e legale, formazione culturale, corsi di grafica e pittura, di cucina e di primo soccorso. Nei nostri locali è presente un pub (il Bogside), una libreria (Sherwood), un progetto musicale (Gene ZeroZero), un gruppo femminile (Aleteia), un gruppo di approfondimento cinematografico (CineCrew), un movimento studentesco (Casaggì Scuole) ed uno universitario (Casaggì Università). Cerchiamo di operare a tutto tondo, dal volontariato sociale all’ambientalismo, dalla politica giovanile a quelle cittadina. Dal 2009 abbiamo un consigliere comunale, eletto con centinaia di preferenze e riconfermato nel maggio del 2014 con la più alta percentuale di preferenze rispetto ai voti di lista che si sia mai registrata a Firenze negli ultimi trent’anni. Ci ha premiato la militanza quotidiana, l’impegno disinteressato di quel centinaio di attivisti che hanno saputo difendere gli interessi degli ultimi, costruendo una forte rete di contatti e di solidarietà sul territorio e pagandosi una sede di tasca propria attraverso le tante attività condivise. Siamo riusciti, in questi anni, ad ottenere risultati importanti anche attraverso l’opera istituzionale. Tra le tante ne rivendichiamo due: abbiamo “cacciato” Equitalia da Firenze facendo approvare la nostra mozione all’unanimità e abbiamo fatto intitolare una strada a Bobby Sands, martire irlandese“.

Siete presenti anche all’Università di Firenze?

“Sì, da anni cerchiamo di occuparci anche di politica universitaria e utilizziamo l’Ateneo come volano di aggregazione giovanile per propagandare le nostre iniziative. Abbiamo più volte eletto dei consiglieri, nonostante le difficoltà fisiche e politiche che presentano le facoltà fiorentine. Restiamo convinti dell’assoluta necessità di creare una forza studentesca che non sia l’espressione del perbenismo borghese e della sciocca contrapposizione ideologica, ma che possa davvero attuare un contropotere organizzato, disciplinato e auto diretto“.

Vi definite di destra o centro destra?

“Il termine “destra” è utilizzato come scorciatoia cognitiva, come punto di riferimento geografico-politico. Quando nacque Casaggì e iniziamo a prenderci il nostro spazio conquistando la Consulta degli Studenti, un noto giornale locale fece la prima pagina con un titolo a caratteri cubitali: “Casaggì: un centro sociale, ma di destra”. Ci piacque e ce lo tenemmo. Ma l’etichetta, comunque, ci resta stretta: vogliamo essere altro, vogliamo essere di più“.

Quali sono i vostri riferimenti culturali?

“Ci siamo formati con i mostri sacri della cultura non allineata: dall’organizzazione del Cuib di Codreanu alla fascinazione guerriera per il Degrelle di “Militia”, dall’eresia antiborghese di Berto Ricci all’esempio di Alessandro Pavolini, dalla dottrina del Fascismo di Giovanni Gentile e Benito Mussolini alla mistica di Niccolò Giani e Guido Pallotta; dall’Europa di Adriano Romualdi e Jean Thiriart all’anticapitalismo di Sombart; dallo spirito futur-ardito al fiumanesimo dannunziano, da Corto Maltese ai romanzi d’avventura; dal tradizionalismo di Evola, Guenon, Scaligero, Eliade e De Giorgio alla profondità dei francesi come Brasillach, Celine e La Rochelle; da Mishima a Tolkien, da Kerouac a Marinetti; dai pensatori della Rivoluzione Conservatrice tedesca al peronismo e al Don Chisciotte, dal gabbiano Jonathan Livingston al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, fino all’immensità di Ezra Pound, ma anche quella di Nietzsche, di Cioran, di Jose Antonio Primo de Rivera e di Junger. Dalla saggezza orientale dei koan zen a quella dei sufi e del Tao, passando per il Bushido e il Bhagavad Gita. E non possiamo non citare la filosofia ellenica, la sapienza latina, l’esempio di Roma e di Sparta, il Sacro romano Impero e i controrivoluzionari di Vandea, ma anche i nostri Briganti, i Pellerossa e i pirati. Un ruolo centrale lo giocano i combattenti per la libertà, dai palestinesi all’Ira, dai monaci tibetani ai karen, dai saharawi alle migliaia di siriani che stanno difendendo la sovranità della propria Terra: riferimenti viventi di una cultura che si fa azione. Tra i contemporanei, viventi e non, non possiamo non citare – tra gli altri – Alain de Benoist, Massimo Fini, Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco, Gabriele Adinolfi, Guillaume Faye, Serge Latouche, Zygmunt Bauman, ma anche Domique Venner, Giano Accame e Pio Filippani Ronconi. E infine, quello che più conta: l’esempio silenzioso delle migliaia di soldati, di militanti e di Uomini: dal Carso al Piave, da El Alamein alla Rsi, da Iwo Jima alle rovine fumanti di Berlino”.

Casaggì è legata a qualche partito?

“Abbiamo portato avanti dei progetti di collaborazione locale e il nostro consigliere comunale è stato eletto con la lista di Fratelli d’Italia, ma preferiamo non entrare in modo integrale in nessun partito politico. Riteniamo i partiti uno strumento e non un fine. Preferiamo mantenere un’autonomia di riferimenti culturali e di azione, magari arrancando e facendo una colletta di più per pagare l’affitto o la stampa di un manifesto ma senza dover rendere conto a nessuno. Abbiamo capito che, alla lunga, ciò che conta è la capacità di restare fermi al centro e flessibili nella circonferenza, aperti al dialogo e alle sintesi, ma senza cedere alle lusinghe di una poltrona o di una prebenda“.

Come aggregate?

“Aggreghiamo in ogni modo possibile: con una frenetica attività nelle scuole superiori, fatta di centinaia di volantinaggi; con una continua opera di approfondimento culturale attraverso i cicli di conferenze, i cineforum e le scuole di formazione; con l’azione sociale, militante e politica sul territorio; con i tanti servizi che offriamo gratuitamente; con le attività ludiche e ricreative, musicali e sportive; con la ricerca di una comunicazione grafica e di linguaggio in grado di lanciare messaggi che siano chiari e accattivanti”.

Avete aderito al progetto di Gioventù Universitaria?

“Stiamo valutando il progetto“.