venerdì 8 luglio 2016
Gli iracheni sbaragliano l’ISIS, ma la stampa italiana attribuisce tutto agli Stati Uniti
da: l'Opinione Pubblica
In Iraq gli esperti del Pentagono hanno ripetuto per settimane che la presa di Fallujah sarebbe stata operazione lentissima, faticosa e oltremodo sanguinosa. Secondo le stime degli esperti militari la popolazione civile di confessione sunnita si sarebbe schierata con l’ISIS o con le milizie sciite addestrate dall’Iran che si sarebbero abbandonate a vendette e saccheggi.
Niente di questo è successo, Fallujah è tornata in mano irachena rapidamente con la popolazione civile che ovunque abbia potuto si è data alla fuga e ha fornito informazioni utili alle milizie che liberavano la città.
Ma esiste, purtroppo una stampa italiana che ha serie difficoltà quando si tratta di riconoscere meriti a potenze in ascesa come la Russia. Infatti se le milizie del paese invaso dall’ISIS riescono ad avanzare velocemente su alcuni fronti, bisogna ringraziare soprattutto la tecnologia e gli equipaggiamenti di marca russa cui sono forniti. Invece i continui bombardamenti di apparecchi ad ala fissa e mobile con cui l’Aviazione Irachena, equipaggiata in massima parte con macchine russe, ha distrutto le colonne dei terroristi in fuga da Fallujah e dintorni, sono stati immediatamente attribuiti all’Aeronautica Usa, quella che, lo ricordiamo, all’apice della sua campagna anti-ISIS compiva sei missioni al giorno, spesso sbagliando bersaglio e colpendo gli irakeni o lanciando munizioni e rifornimenti sulle posizioni del Califfato.
Gli Usa, ricordiamolo, finora hanno fornito all’Iraq solo quattro F-16, e hanno nicchiato talmente tanto sulla vendita degli elicotteri d’attacco “Apache” da esasperare Nouri al-Maliki (all’epoca Premier irakeno) spingendolo a rivolgersi a Mosca, che prontamente ha fornito elicotteri Mi-35 e soprattutto Mi-28, i “Cacciatori della Notte” dotati di cannoncino da 30mm, 16 missili anticarro e pod di razzi da 80 o 122mm.
Gli Usa, nonostante i loro proclami roboanti, non hanno mai preso nessuna risoluta iniziativa contro l’ISIS, forse sperando che l’orda di Al-Baghdadi riuscisse a spaccare la Mesopotamia lungo linee etniche e a togliere le leve del potere statale alla maggioranza sciita della popolazione e ai partiti politici che ne sono espressione.
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