mercoledì 31 agosto 2016

IL NOSTRO IMPEGNO IN FAVORE DEI TERREMOTATI





Questa mattina i nostri militanti insieme a quelli di Casaggì Firenze, Casaggì Pisa e Casaggì Siena hanno consegnato il materiale raccolto in favore delle popolazioni terremotate.
Per consegnare la grande quantità di materiali abbiamo usato un furgone e impiegato alcune auto; ciò dimostra la grande generosità dei nostri concittadini che in pochi giorni si sono mobilitati per dare il proprio contributo.
Il materiale è stato, in accordo con le associazioni predisposte, consegnato nel punto di raccolta allestito ad Arezzo e gestito dal Comune insieme a Croce Rossa, Croce Bianca, Misericordia, Cesvot, Caritas, consulta del volontariato di protezione civile; questo punto di raccolta che è in contatto diretto con i campi dove alloggiano gli sfollati,si occupa di dilazionare nel tempo e consegnare il materiale direttamente sul posto,senza aggravare il lavoro degli altri centri di smistamento.
Abbiamo cercato nel nostro piccolo di dare un aiuto quanto più ampio possibile alla causa, in questi giorni abbiamo tenuto sempre aperta la nostra sede in Via del Poggiolo 3 a Montepulciano per consentire a tutti di portarci il materiale da donare e una volta conclusa la raccolta è stato tutto inscatolato ed inventariato per facilitare il lavoro dei volontari.


Continuiamo a mantenerci attivi su questo fronte e siamo disponibili a riattivare la raccolta, eventualmente più mirata non appena seguiranno ulteriori indicazioni, in quanto i volontari della protezione civile ci hanno assicurato che l'emergenza è tutt'altro che conclusa e si protrarrà per i prossimi mesi.
Grazie a tutti coloro che ci hanno dato fiducia ed hanno contribuito attivamente a portare la propria solidarietà a chi ne ha veramente bisogno.

Ecco la lista completa dei materiali raccolti e consegnati dai nostri militanti questa mattina. Un grazie a tutti coloro che hanno donato.
Nei prossimi giorni daremo informazioni relative ad un eventuale prolungamento della raccolta.

GENERI ALIMENTARI
Pasta 70 kg
Pasta senza glutine 2 kg
Acqua 90 l
Passata di pomodoro 20 kg
Biscotti 8 kg
Latte 30 l
Pasta per bambini 5 confezioni
Omogeneizzati 63 barattoli
Biscotti per bambini 4 kg
Tonno in scatola 7 kg
Sgombro in scatola 500 g
Zucchero 8 kg
Farina 5 kg
Riso 5 kg
Succhi di frutta 98 pezzi
Orzo solubile 2 kg
Caffè 3 kg
Fette biscottate 500 g
Fagioli 1kg
Ceci 1 kg
PRODOTTI PER L’IGIENE
Sapone – bagnoschiuma 35 l
Shampoo 5 l
Saponette 5 pezzi
Dentifricio 15 confezioni
Spazzolino da denti 10 confezioni
Schiuma da barba 5 bombolette
Lamette da barba 50 pezzi
Assorbenti 15 pacchi
Salviette detergenti 18 pacchi
Carta igienica 60 rotoli
Fazzoletti di carta 27 pacchetti
Pannolini 350 pezzi
Repellente per zanzare 5 flaconi
ALTRO
Sacchi della spazzatura 330 pezzi
Tovaglioli di carta 700 pezzi
Piatti di plastica 1260 pezzi
Forchette di plastica 230 pezzi
Coltelli di plastica 200
Bicchieri di plastica 700 pezzi

mercoledì 24 agosto 2016

RACCOLTA PER IL REATINO

In seguito al terremoto che la scorsa notte ha flagellato la provincia di Rieti, abbiamo deciso di dare il nostro contributo e rimboccarci le maniche per portare il nostro sostegno alle popolazioni colpite dal sisma. Difronte a simili catastrofi è necessario essere uniti e sostenere all’unisono chi ha perso la propria casa ed i propri cari,affinché non si senta solo nella dura lotta per ricostruire ciò che in un attimo è stato distrutto. 
Da oggi pomeriggio per tutti i prossimi giorni terremo aperta la nostra sede di Via del Poggiolo 3 a Montepulciano  dalle 15:30 alle 19:30 per permettere a chiunque voglia di donare alimenti a lunga conservazione e beni di prima necessità da inviare nelle zone colpite dal terremoto,in modo da aiutarne le popolazioni in difficoltà. Un piccolo gesto che può dare conforto in un momento estremamente drammatico.

lunedì 22 agosto 2016

Il piccolo Omran e quella verità nascosta, che dovrebbe indignarvi

di Marcello Foa (ilgiornale.it)

Vi siete commossi per il piccolo Omran salvato dalle macerie di Aleppo? Certo che sì, ci siamo commossi tutti. Però la storia andrebbe contestualizzata, cosa che quasi nessuno ha fatto.

Non mi riferisco tanto alla possibilità che l’immagine sia stata costruita ovvero che si sia trattata di una “photo opportunity”, ovvero di una sequenza in apparenza spontanea in realtà costruita ad arte, evocata da alcuni blogger. Che sia autentica o ritoccata è stata usata per una campagna di propaganda tipica dello spin, con la speranza di suscitare un’altra ondata emotiva e in seconda battuta politica, analoga a quella provocata da un’altra fotografia celebre, quella del piccolo Aylan sulle spiagge turca. Quegli scatti indussero la Germania ad aprire le frontiere, rendendo moralmente accettabile il flusso di migranti verso l’Europa, flusso che oggi è diventato incontrollabile, dimostrando quanto improvvida fu la decisione di Frau Merkel.

Ecco perché anche oggi bisognerebbe evitare di non limitarsi all’emotività e di capire bene quale sia la vera posta in gioco.

In estrema sintesi l’equazione che viene proposta dai media e dai politici mainstream è la seguente i russi e Assad hanno bombardato Aleppo, colpendo dei bimbi innocenti come Omran. L’Occidente non può rimanere insensibile e deve intervenire in difesa della popolazione civile e in difesa dei ribelli islamici che combattono contro Assad e che – badate bene – non sono dell’Isis ma sono moderati e nostri amici.

Non è un caso che negli Stati Uniti voci autorevoli invochino proprio in queste ore un intervento della Nato in Siria.

Moderati? Amici?

Siamo sicuri?

Il sito Information Clearing House ha ricostruito chi è davvero l’eroico fotografo che ha scattato l’immagine di Omran nell’ambulanza. Si chiama Mahmoud Raslan e non è propriamente un novello Gandhi. Sulla sua pagina Facebook ha postato più volte commenti inneggianti al martirio dei kamikaze islamici e alla Guerra e appare più volte con la banana tipica del jihadista. Ma soprattutto appare in un selfie con due membri di un commando del gruppo militanti “Zenkie” e protagonista di un episodio orribile.

l fotografo di Omran con i guerriglieri del commando che hanno sgozzato un bimbo di 12 anni.
Trattasi dell’arresto, sempre ad Aleppo, di un bambino palestinese di 12 anni. Guardatelo nella foto: ha smagrito, ha l’aria smarrita, è figlio di una famiglia di profughi. Gli operatori umanitari e persino gli altri gruppi presenti ad Aleppo hanno negato che si trattasse di un terrorista, di un baby, molto baby terrorista. Verosimilmente ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ma i militanti di Zenkie non hanno voluto sentir ragioni. Lo hanno preso, caricato su un pick-up attorniato da un un gruppo di militari esaltati, giubilanti per aver catturato un “nemico”. Di dodici anni. Tra di loro due persone. Sono le stesse due persone che appaiono anche in un selfie con un raggiante Raslan.

Potrei mostrarvi il video di quel che accade dopo, ma non ne ho il coraggio. Quelle immagini hanno anche shoccato anche me.
I guerriglieri hanno fermato il pick up in una strada, hanno legato le mani del povero bambino dietro la schiena, lo hanno sdraiato a pancia in giù. Un giovane si è avvicinato con un coltello, gli ha alzato la testa, sgozzandolo e poi decapitandolo.

Ecco, questi sono i ribelli moderati per cui la Nato dovrebbe mobilitarsi.

Ecco, questi sono gli episodi che dovrebbero indignare l’Occidente, ben più della commovente foto di Omran ma scommetto che pochi di voi ne erano al corrente. Eppure l’esecuzione è avvenuta il 25 luglio, nemmeno un mese fa.

mercoledì 17 agosto 2016

La sinistra e i professori non si vogliono più bene


fotogramma - ruzzo -


di Francesco Boezi (Il Diario del Ribelle)

Si erano tanto amati, la sinistra ed i docenti. Incontratisi per la prima volta sulle scale dell’università, si fusero nell’enfasi marxista; quindi la sinistra con tono impositorio disse: “Ora, se vorrete guadagnare la vera libertà, leggerete Marcuse tre volte, sovvertirete il sistema borghese, brucerete jeep, appiccherete roghi, occuperete facoltà e predicherete la fine dei costumi dei padri. Solo così diverrete veramente liberi!” Fu colpo di fulmine.

I docenti, che allora erano solo degli studentelli sbarbati, credettero. Era il 1968’. “Ricordi? Sbocciavan le molotov.” Lei seduceva con l’inchiostro. Loro, in fin dei conti, erano solo i figli di quella borghesia da distruggere: la leva ideologica di un ventennio. Pier Paolo Pasolini pensava fossero vittime di un gigantesco equivoco: non sono rivoluzioni quelle fatte con i soldi di papà.

L’esito? Un po’ l’inconsistenza, la finzione e la disperazione del terrazzo radical chic di Jep Gambardella, un po’ la “spada de’ foco” di Carlo Verdone nel salotto di Mario Brega.

Vennero i governi e le riforme, la fantasia al potere, in televisione ed in cattedra. Gad Lerner e Michele Santoro, Marco Boato e Massimo Cacciari. Il sentimento tenne. Dalle aule delle università, vennero occupati i conti correnti: dicono i grafici di Bankitalia che il reddito medio di quella generazione crebbe molto di più rispetto quello delle successive. Sinistra progressista e classe docente, unite per la vita. “Encore!”, dice Lacan, è la domanda dell’amore. Ancora! Senza soluzione di continuità. Dal 18 politico con l’eskimo, al modello 730 con la barca a vela. A braccetto, nella buona e nella buonissima sorte. Anche gli insegnanti malpagati gridarono: “Encore!” Nei momenti di crisi si sparò a zero contro l’avversario politico, fatto qualche girotondo, andati al cinema insieme. Una passione filtrata dai decenni e mai interrotta. Neppure “La Cosa” di Achille Occhetto poté farci nulla. Persino il Partito Democratico andò giù liscio come l’olio.

Ci voleva un algoritmo impazzito per distruggere un amore. Un nemico difficile contro cui girotondare perché, alla fine, è solo un numeretto. Che rende la vita precaria ancor prima del lavoro. Che ti spara dal sud al nord come la pallina di un flipper: docenti con punteggi altissimi costretti a lasciare la famiglia per trasferirsi a 700 km di distanza, altri con punteggi minori che possono insegnare sotto casa. L’evoluzione neoliberista della sinistra governativa europea.

In Italia lo hanno fatto quelli che dicevano di voler visitare una scuola ogni settimana ed aumentare gli stipendi dei professori. Ve la ricordate la prima Leopolda sì?

Senza famiglia a due passi, però, diventano tutti irascibili. Persino le truppe dell’egemonia gramsciana. La voglia di instabilità relazionale millantata nel 68’ era pura propaganda. L’idea di Marx per cui la borghesia avrebbe ridotto tutte le libertà a quella della mercificazione, meno.

La sinistra e i professori no, non si vogliono più bene.

venerdì 5 agosto 2016

Tremonti: “Di troppa finanza si muore. Italia vicina a un nuovo 1992″


di Gerardo Adami (barbadillo.it)


L’ultimo saggio di Giulio Tremonti si intitola “Mundus Furiosus”, testo prezioso perché l’intellettuale socialista riaggiorna la sua analisi politica sulla degenerazione del mondialismo e sullo strapotere della finanza. L’ex ministro si è confrontato sull’attualità politica ed economica con una brillante intervista concessa a Linkiesta, firmata dal direttore Francesco Cancellato.

La caduta dell’impero romano

“Lo scenario va oltre i confini dell’Europa e c’è il rischio che coincida con la crisi della società occidentale. Se vogliamo far finta di essere persone di cultura, possiamo rifarci a “Declino e caduta dell’Impero Romano” di Gibbon. La storia dell’impero romano da lui narrata si chiude con la tragedia finale, con la caduta. Una dinamica che si sviluppa su due piani e con due traiettorie. Sul piano orizzontale, Roma si estende troppo, va quasi oltre i confini della natura. La traiettoria verticale è quella della caduta dei valori. Ora, è vero che la storia non si ripete mai per identità perfette, però qualche analogia c’è. E va considerata proprio per evitare all’Occidente di fare una fine come quella di Roma”.

La solitudine nella moltitudine

“Ricorda l’antico slogan rivoluzionario “collettivizzazione ed elettrificazione”? Uno slogan nuovo e molto più vasto è “globalizzazione più rete”. Questa combinazione non solo estende, ma dilata i confini dello spazio. Aggiunge e sovrappone alla realtà fisica una dimensione metafisica. Lo vede scorrendo dalla finanza forzata per algoritmi con frequenza parossistica, lo vede nell’annichilamento delle masse, nella solitudine nella moltitudine, generata dagli smartphone, lo vede nella caduta delle antiche gerarchie nell’anarchia, lo vede nella micidiale combinazione tra arcaico e ultramoderno propria delle immagini usate sulla rete dal terrorismo. Se vogliamo sdrammatizzare, un sistema di videogame. Parlando della finanza usavo l’immagine della sequenza dei mostri in arrivo. Se il videogame della finanza è dominato dall’idea irresmposabile del lucro, altri sono dominati dalla cifra del terrore. Si tratta di cose totalmente diverse, ma si collocano comunque tutte nella dimensione estremizzata del nuovo spazio”.

La tragedia dell’identerminatezza identitaria dell’uomo

“Nel mondo in cui siamo entrati, si troverebbe benissimo Eliogabalo con il suo speciale set di valori e stili di vita. Un mondo molto lontano da quelle che sono state le radici della vecchia Europa e penso anche dell’Occidente. Un mondo neanche tanto pagano, quanto piuttosto dionisiaco, panteista. Un mondo in cui si ammettono per lo stesso individuo identità multiple. Per esempio, uomo di giorno, donna di notte. Un mondo in cui un matrimonio si celebra con un clic, in cui la dieta prende il posto di Dio, l’estetica il posto dell’etica”.

Il ruolo della televisione

“Chi migra non è un barbaro. Comunque, i barbari non avevano la televisione, ma comunque “sapevano” dell’esistenza di Roma. Questi non sono barbari e hanno le televisioni. È la televisione il motore virtuale che muove le masse. Un motore più forte dei motori a scoppio. È un processo che ha alla base masse di persone che si spostano da sud a nord. A lato ci sono i nuclei rivoluzionari, prima Al Qaeda, ora l’ISIS”.

Di troppa finanza si muore

“Di troppa finanza si muore. E muore la finanza stessa. E non per caso ma pour cause, Marx vede nei tassi zero la fine del capitalismo. Qui c’è il rischio di una finanza insufficiente per eccesso. Quasi quasi è più capitalistico il falsario di Napoli che che in tempo reale, con perfetta tecnologia, riproduce le nuove banconote da 20 euro. L’effetto ricchezza di Napoli non è poi tanto diverso dall’effetto ricchezza di Francoforte”.

Italia vicina a un nuovo 1992

“La mia impressione è che la situazione attuale sia abbastanza simile a quel che è già successo nel 1992. Molto simili gli elementi della confusione e della illusione. Del resto, nella storia quello italiano è il laboratorio politico per eccellenza. E lo vedi nei numeri. Tu oggi hai il 50% degli aventi diritto che non vota, equamente distribuito da chi lascia fare e da chi è schifato dalla politica. L’altro 50% va poi nettizzato di almeno un 5% di voti bianchi o nulli. Inoltre, all’interno di quel meno della metà che vota hai la prevalenza delle forze che il pensiero convenzionale definisce nella migliore delle ipotesi, anti-sistema, nella peggiore – meglio, in quella che per loro è la peggiore – come populiste. In questo scenario, se vuoi recuperare voti, non devi parlare ”da politico di politica“. L’unica via è quella della realtà. Tentando di intercettare i bisogni e le speranze dei popoli. In ogni caso dal basso e non dall’alto. E in ogni caso, dalla verità e non dalle bugie”.

giovedì 4 agosto 2016

Il “Sì” alle droghe libere come nuovo dogma del razzismo etico


di Marcello Veneziani (barbadillo.it)



Sentivamo che mancava qualcosa al catechismo dei Sentimenti Leciti e Illeciti a norma di legge. C’era stata la legge sull’omofobia e subito dopo l’annuncio di Renzi sulle unioni gay; c’era stato l’attacco alla legge Bossi-Fini per spalancare le porte agli immigrati clandestini; poi c’è stato il femminicidio, nel senso che chi uccide una donna è più assassino di chi uccide un uomo; c’era stata la proposta di punire le opinioni razziste e xenofobe, seguendo l’esempio della Francia, Madre e vittima di tutte le tolleranze e le intolleranze. E c’è stata infine l’imposizione dell’Europa, sempre attenta e solerte quando si tratta di rimettere in discussione la famiglia tradizionale, ad accettare senza battere ciglio che ognuno si scelga il cognome che vuole, di mammà o di papà. Però mancava qualcosa. Già, mancava la liberalizzazione delle droghe soft. È bastato che Obama, il Papa dei Diritti Civili, desse la benedizione alla nuova ondata e che il Colorado legalizzasse la cannabis e via col solito fronte pro-droga.

Proibire è inefficace, dicono i liberalizzatori, produce disastri. Non credo che proibire serva a molto, è vero. Ma se è per questo neanche il contrario. Gli esempi che abbiamo da ambo i versanti non ci confortano. Non vivono meglio i Paesi bassi, e alticci, che l’hanno legalizzata, non sono più civili coi loro parchi dello squallore e col loro turismo tossico. E non mi pare che il traffico clandestino – l’orrendo racket alle fonti e i pusher per strada – ne risenta granchè. Allora il problema va visto sotto un altro profilo, non è solo questione di efficacia: una società deve o no stabilire i confini tra ciò che è lecito e ciò che è illecito, deve indicare, soprattutto ai suoi ragazzi, quali sono i comportamenti da premiare e quelli viceversa da scoraggiare, deve stabilire o no una linea di confine tra ciò che danneggia e degrada i singoli e le comunità e ciò che non danneggia e non degrada? Deve poi demarcare la linea tra ciò che attiene alla sfera privata e ciò che ricade sulla sfera pubblica? Perché lo Stato dev’essere intollerante con bische e prostitute e liberale con droghe e clandestini? È degno di un paese che vuol tutelare i diritti civili perseguire le opinioni in ordine alla razza, al sesso, alla nazione, e invece liberalizzare le droghe leggere e dunque i comportamenti che ne conseguono una volta perduta o sospesa la lucidità della ragione e il controllo dei propri impulsi? Perché punire il dire scorretto e permettere il fare scorretto?


Curioso poi quel puritanesimo isterico contro le sigarette e quel permissivismo tardosessantottino con la marijuana. O quel salutismo schizofrenico per cui dolci e grassi sono veleno, mentre la cannabis rientra nel libero arbitrio…
Non si tratta di fare i bacchettoni o gli struzzi e non guardare la realtà presente. Né di tifare contro i comunardi per i giovanardi. Né si tratta di demonizzare chi ne fa uso; più semplicemente si tratta di scoraggiare l’uso senza con questo disprezzare e dannare chi ne fa uso. Una società è viva se sa reagire alle proprie tendenze autodistruttive e se è in grado di riconoscere modelli positivi e modelli negativi di vita. Si tratta di saper vivere in una civiltà, con i diritti e i doveri che comporta, di aver il rispetto di sé, degli altri e delle regole; di riconoscere i confini della propria libertà, che è poi l’unico modo per rendere preziosa e concreta la libertà stessa, che sconfinando, si disperde, si svaluta e si rovescia nel suo contrario. E così propizia nuove tirannidi e nuove proibizioni, magari impartite dal Codice Ideologico del Politically Correct, la Buoncostume del nuovo razzismo etico
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