sabato 6 ottobre 2012

Terzi nega il visto a tre parlamentari siriani

di Alessia Lai 

Non conosce vergogna, il governo per procura italiano.
Le dichiarazioni di giovedì scorso, con cui il ministro Terzi attribuiva a noi italiani il desiderio di vedere “dispiegare una missione in Siria” erano solo l’antipasto. Ieri, abusando ancora del potere che nessuno ha mai attribuito al governo di cui fa parte, è arrivato a rifiutare il visto d’ingresso a una delegazione di parlamentari siriani. Non erano “ribelli”, quelli avrebbero avuto di certo tappeti rossi ad accoglierli alla Farnesina. Erano rappresentanti, di maggioranza e di opposizione, del Parlamento eletto pochi mesi fa in Siria.
Avrebbero dovuto partecipare ad incontri istituzionali con i membri della Commissione Affari Esteri al Senato e con il Presidente della Commissione, Lamberto Dini, e avere colloqui con i rappresentanti della I Commissione Affari Costituzionali e Presidenza del Consiglio ed Interni. Il diniego di Terzi, che appare anche una prevaricazione delle prerogative parlamentari, è arrivato nello stesso giorno in cui il nostro si è premurato di sollevare la cornetta per “esprimere la forte condanna per il bombardamento che ha causato vittime civili turche” al suo omologo Davutoğlu, confermando il sostegno dell'Italia alle posizioni della Turchia. Sulle almeno 60 vittime siriane causate nei giorni scorsi dai terroristi salafiti che, come è ormai noto, partono proprio dalla Turchia dove vengono finanziati e addestrati, nemmeno una parola.
Quel sangue sparisce dall’agenda di Terzi, che continua a riempirsi la bocca di solidarietà e sostegno rivolgendo i suoi pelosi appelli a un’unica parte, quella che ha ricevuto il bollino di certificazione dalla cricca Nato & co. La loro indifferenza nei confronti delle vere vittime di questa guerra per interposta nazione fa parte del gioco. Sull’altare del conflitto tra Occidente (e alleati) e Vicino Oriente, il sacrificio di migliaia di siriani è solo un effetto collaterale. Come è accaduto in Iraq, o in Afghanistan. Il mondo diviso in buoni e cattivi, e questi maestrini tutti impegnati a inserire di volta in volta nella lista nera i Paesi scomodi.
Dove scomodo significa libero e sovrano. Credevamo di avere visto tutto con Frattini che faceva il salto della quaglia sulla vicenda libica, passando da un “L’Europa non deve esportare la democrazia” a “L’intervento militare ci ha dato ragione”. Terzi, che almeno è stato sempre coerente con la politica estera del suo vero governo, quello di Washington, ci ha fatto però assaporare il gusto di arrivare prima di tutti a manifestare pieno e totale appoggio alle provocazioni di Ankara, anche prima della Casa (madre) Bianca. La notizia del rifiuto dei visti non ci ha stupiti, ma amareggiati sì. La speranza in un sussulto di onestà intellettuale dovrebbe sempre trovare spazio, anche se angusto. Da ieri possiamo definitivamente archiviare anche questa.