sabato 20 aprile 2013

Senza lavoro e con la paura di perderlo...

di Andrea Angelini (Rinascita)


Il lavoro è una emergenza sociale. Chi no lo ha lo sogna e chi ha la fortuna di averlo ancora teme di perderlo. Il 25% degli italiani ha paura di ritrovarsi senza lavoro nei prossimi 6 mesi. Una paura diffusa che si alimenta dalla percezione che il mercato del lavoro è praticamente fermo e che non ci sono prospettive di un cambiamento in tempi brevi. L’indagine congiunta di Confcommercio e Censis non lascia molte speranze. E i primi tre mesi del 2013 sono stati in tal senso molto indicativi. Il crollo dell’occupazione è proseguito senza sosta con un conseguente calo dei consumi delle famiglie. E se un italiano su 4 teme di perdere il lavoro, vi è un 27% che teme invece una decurtazione dello stipendio. Se non è zuppa insomma è pan bagnato.

Sono così oltre 11 milioni le famiglie che temono di non riuscire a mantenere l'attuale tenore di vita, mentre per altre 14 milioni e mezzo è diventato molto più difficile risparmiare qualcosa e tenerlo di riserva per le evenienze future.

Si finisce così per rinunciare a delle spese che erano considerate necessarie come la ristrutturazione della casa. Anche rinviarle si trasforma in una necessità. Una percentuale che riguarda il 72,5% delle famiglie. Non ci sono nemmeno più soldi per comprarsi un mezzo di locomozione (un problema per il 79% circa del totale) che un tempo, sia per motivi di necessità che di prestigio, era considerato un investimento necessario. Per molte famiglie si stanno esaurendo i risparmi in banca e si è costretti (il 27% lo ha fatto) a ricorrere a piccoli prestiti.

Insomma siamo di fronte ad un Paese di ex formiche che, senza essersi trasformate in cicale, non ce la fa più a tirare avanti e che sta inesorabilmente sprofondando in una povertà di massa nel silenzio complice della politica in altre faccende affaccendata e che sembra davvero non rendersi conto della rabbia che sta covando nella maggioranza dei cittadini. Una rabbia che aspetta soltanto l’occasione buona per esplodere. E non sarà, ci vuole poco a prevederlo, una esplosione dentro le urne elettorali. Ma una che, come in Grecia, vedrà la gente affamata e incavolata nera scendere in piazza per dare l’assalto ai supermercati e ai Palazzi del potere politico e finanziario.