da L'Inellettuale Dissidente
Quasi due milioni di persone e
quarantacinque capi di stato hanno partecipato ieri a Parigi al corteo
contro il terrorismo, una mobilitazione senza precedenti a seguito del
massacro della redazione del settimanale Charlie Hebdo. Tra i presenti,
diversi leader: Francois Hollande, Angela Merkel, Matteo Renzi, David
Cameron, Mariano Rajoy, Martin Schulz, Jean Claude Juncker, e perfino
Benjamin Netanyahu e Petro Poroshenko. In sintesi, il fiore
all’occhiello delle élites del mondo Occidentale. Quella andata in scena
ieri a Parigi tuttavia non è stata una manifestazione di solidarietà ne
tantomeno un occasione sincera per dire no al terrorismo, ma una vera e
propria farsa mediatica. Qualcuno sembra aver improvvisamente
riscoperto che il terrorismo non è solo un elemento attraverso cui
destabilizzare stati sovrani, ma un nemico da combattere con fermezza. I
vari Hollande, Cameron, Merkel e Netanyahu, hanno già dimenticato la
scia di sangue che hanno contribuito a far scorrere in Siria in questi
ultimi anni per rovesciare il regime di Bashar Al Assad. Il sostegno,
economico e militare, che insieme hanno fornito a diverse fazioni
terroristiche islamiche – come Al Nusra, Al Qaida e ISIS – rende
evidente una semplice e banale considerazione: l’ipocrisia che i leader
dell’Occidente mettono continuamente in mostra manipolando l’opinione
pubblica mondiale.
Il copione è sempre lo stesso: da una
parte ci si mostra uniti e decisi a combattere insieme un nemico
pericoloso ed imprevedibile, dall’altra lo si utilizza per i propri
scopi anche a costo di isolare chi quel nemico lo combatte veramente. Il
18 Giugno del 2014 il presidente siriano Bashar Al Assad ha rilasciato
delle dichiarazioni che suonano oggi profetiche: “L’Occidente e i Paesi
che sostengono l’estremismo e il terrorismo in Siria e nella regione
devono rendersi conto che questa minaccia crescente sta per colpire
tutti, in particolare i Paesi che hanno sostenuto il terrorismo e gli
hanno permesso di svilupparsi” L’attentato alla redazione di Charlie
Hebdo può essere interpretato utilizzando diversi elementi e punti di
vista: fattori religiosi, etnici/culturali, economici, sociologici e
politici; in riferimento alla questione dell’immigrazione clandestina e
al modello di integrazione costruito dalla Francia nel corso degli
ultimi anni.
Diverse cose sono state dette e scritte
in questi giorni, tuttavia in pochi hanno fatto notare come la vera
ragione di questa mobilitazione e spasmodica attenzione mediatica non
sono stati i 12 morti di mercoledì scorso; ma la paura, il terrore con
cui l’Occidente, in modo ipocrita, è tornato a fare i conti: la
consapevolezza di essere inermi ed indifesi di fronte a qualcosa di cui
non si ha più il controllo. Dopo decenni passati a fare delle fazioni
terroristiche islamiche l’arma attraverso cui rovesciare e isolare paesi
ritenuti scomodi – dalla Russia, alla Siria, all’Iran – l’Europa oggi
si trova di fronte ad un bivio: decidere di combattere realmente il
terrorismo attraverso la costruzione di intelligence condivise proprio
con quei regimi ritenuti come il male assoluto, oppure continuare a fare
finta di niente, sperare semplicemente che tutto ciò non accada più, e
dopo, al massimo, sfilare in corteo per pulirsi la coscienza, senza
girare a guardare quella di scia di sangue che oggi ci si è ritorta
contro.