martedì 24 febbraio 2015

I terroristi non sono soltanto quelli che piazzano le bombe

da Azione Tradizionale


Il discorso di Cristina Kirchner all’ONU del settembre 2014 è stato storico, coraggioso e di esempio.
La presidente argentina, in poco più di venti minuti, ha puntato il dito contro USA e ISRAELE in maniera formidabile:
“Non dovete neanche osare a cercare di portare qui sul suolo argentino le vostre guerre, i vostri missili, la distruzione (Israele che bombarda Gaza…) (…) non dovete inventarvi false minacce dell’ISIS contro di me per farmi prendere sciocche decisioni belligeranti (contro Assad in Siria…) (..) e non dovete portare le vostre diatribe dentro la diplomazia argentina (accordo Argentina-Iran su attentato AMIA”.
Ricordiamo tutti il default argentino del 2001, a seguito di quella bancarotta l’Argentina ristrutturò il suo debito per 191 mld di dollari, dilazionando le scadenze dei bond al 2005 e 2010, senza ricorrere alle draculesche politiche di austerity del FMI (“Preferisco avere un’inflazione alta e vedere il drastico calo di disoccupazione e povertà, lavoro e produttività in costante crescita e un popolo molto ma molto più felice di prima, piuttosto che avere l’inflazione al 3% come in Italia, dove c’è depressione, avvilimento e l’esistenza delle persone non conta più nulla”, le famose parole pronunciate solo qualche anno fa da Cristina Kirchner, parole frutto di mirabili riforme in ambito sociale, ecco le più importanti:
a) moratoria tributaria e riduzione delle tasse sui prodotti agricoli, legalizzazione entro i parametri di legge dei lavoratori in nero, detassazione dei capitali in entrata dall’estero;
b) piano di sviluppo delle infrastrutture legate alle imprese per 21 miliardi di dollari;
c) assegno familiare, medaglia FAO per la lotta contro la fame).
Il 92,4% dei creditori sottoscrisse l’accordo con il governo di Buenos Aires. Tranne alcuni fondi statunitensi: l’Aurelius Capital Management, il Blue Angel e l’NML Capital controllato dal famelico hedge fund Elliott Management Corporation, creatura del noto miliardario, nonché speculatore, statunitense Paul Singer. Sono noti come “fondi avvoltoi”, non a caso.
 Nel 2008 comprarono i bond argentini a prezzi irrisori per 1,3 mld di dollari da investitori che volevano disfarsene ad ogni costo. Operazione speculativa? Evidentemente no. Gli scopi dovevano essere ben altri.
Nel 2012 il giudice federale di New York, Thomas Griesa, diede ragione a questi fondi ed ingiunse il governo argentino di ripagare i bond al loro valore nominale.
Il 26 giugno 2014 la Corte Suprema degli USA convalidò la sentenza, definita da Martin Wolf, commentatore di punta del Financial Times “estorsione sponsorizzata dalla giustizia Usa”.
Il che significa che se ottenessero il pagamento di 1,3 mld di dollari più 200 mln di dollari di interessi, in sei anni avrebbero un profitto pari al 1680%!!
E allora ecco che i media mondiali annunciarono l’imminente default argentino! Bancarotta ancora una volta.
Questa volta però nessun moto di piazza, nessuna ira popolare (nonostante indicatori economici al momento in ribasso) l’Argentina si unì orgogliosamente contro la prepotenza USA che vuole sottometterne la sovranità economica (dal 2005 l’Argentina ha sempre rispettato i termini di pagamento del suo debito).
Due giorni dopo, il 28 giugno, Buenos Aires depositò presso la Bank of New York-Mellon ben $593 mln a pagamento dei possessori di bond che a suo tempo avevano sottoscritto l’accordo. L’intera cifra fu successivamente posta sotto sequestro del giudice Griesa per darla in pasto ai “fondi avvoltoi”.
Nello stesso periodo, veniva ospitata in America Latina una delegazione di personaggi di alto rango: i capi di stato dei paesi facenti parte dei BRICS (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, coniato dalla Goldman Sachs nel 2001 per il loro avere niente in comune se non l’essere grossi ed in via di sviluppo), convenuti per il loro VI vertice del 15 luglio in quel di Fortaleza del Brasile. Il presidente cinese Xi Jinping, in visita a Buenos Aires, annunciava che la Banca Centrale Cinese aveva emesso uno swap monetario da $11 mld a favore dell’Argentina.
Il presidente russo Vladimir Putin, sia a Buenos Aires che nel vertice BRICS di Fortaleza, aveva dichiarato che occorreva una nuova architettura economica e finanziaria a livello globale.
La presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner chiedeva anch’ella la creazione di un nuovo ordine finanziario globale che permetta uno sviluppo economico sostenibile.
Dunque, sembra che la partita sui bond argentini entrasse nel più ampio e più turbolento scenario geopolitico delle istituzioni finanziarie internazionali.
Infatti, a settant’anni dagli accordi del luglio 1944 a Bretton Woods che crearono la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario, i BRICS hanno lanciato le loro due istituzioni finanziarie: la New Development Bank per finanziare infrastrutture e progetti di sviluppo sostenibile e la Contingent Reserve Arrangement per soccorrere i paesi membri in difficoltà finanziarie.
Ragion per cui, l’Argentina non è in default.
Ma i “fondi avvoltoi” restano tali.
Le nuove istituzioni dei BRICS sono attese al varco della competizione globale, con tutti i rischi del caso, visti i nemici che si ritrovano.
 Adesso facciamoci una domanda, perché i canali internazionali (sempre solerti a sottolineare subdolamente l’inflazione alle stelle e il rischio di un secondo default) hanno sospeso le trasmissioni in diretta ed hanno fermato la traduzione del discorso della Kirchner in un’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York?
La risposta è semplice, Cristina Fernandez de Kirchner ha oltrepassato la linea rossa degli USA e dei loro alleati! I punti principali del discorso della signora Kirchner, postato sui social network:
“Da presidente dell’Argentina, essere attaccata dalle lobby criminali finanziarie legate ai ‘fondi avvoltoio’ è per me solo un onore”.
«L’Argentina è un paese che è disposto a pagare e ha la capacità di pagare. E pagherà il suo debito, nonostante la “molestia” dei fondi avvoltoio. Gli Stati Uniti vogliono sgretolare la ristrutturazione del nostro debito, vogliono un ritorno al passato, quando l’Argentina era in ginocchio e supplicava prestiti a tassi esorbitanti. E se per fare ciò devono passare sopra la sovranità e le norme di diritto internazionale, loro non hanno alcun problema: distruggono tutto come fanno ovunque nel mondo».
«Ci siamo riuniti qui circa un anno fa, quando veniva qualificato come terrorista il regime del presidente Bashar al-Assad in Siria e voi tutti (rivolta ai rappresentanti dei paesi occidentali) appoggiavate le forze ribelli in Siria, quelle che voi stessi qualificavate come “rivoluzionari” per la democrazia. Oggi ci riuniamo per sradicare questi rivoluzionari che si sono rivelati essere dei terroristi. Noi ci siamo riuniti oggi per adottare una risoluzione internazionale che incrimini e combatta l’ISIS, mentre sappiamo che questa organizzazione ha ottenuto l’appoggio di paesi ben conosciuti e che sono gli attuali alleati di alcuni dei grandi stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Cosa direte adesso dei combattenti della libertà contro il Governo legittimo della Siria che ora sterminano persone, compiono crimini indicibili ed atti terroristici? Cosa direte di coloro che oggi compongono l’ISIS che erano i Freedom Fighters (combattenti per la libertà) nella guerra contro Assad in Siria? Questo è un problema: le grandi potenze cambiano troppo facilmente il concetto di amico e nemico, terroristi e non terroristi, e dobbiamo chiarire che non possiamo continuare a usare le posizioni politiche o geopolitiche internazionali per risolvere questioni di potere. Fino a quando ciò accadrà, che il valore del voto dei cinque membri permanenti è più forte rispetto ad altri membri delle Nazioni Unite, non si risolverà niente e ogni anno faremo gli stessi discorsi».
“In passato avete inserito Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroriste, mentre si tratta di un grande partito riconosciuto in Libano!”.
“Voi avete accusato l’Iran di essere dietro l’esplosione che aveva come obiettivo l’ambasciata israeliana a Buenos Aires nel 1994, quando le indagini argentine non sono riuscite a dimostrare il coinvolgimento dell’Iran” (Chissà come mai proprio negli ultimi mesi le indagini hanno subito un’impennata improvvisa… Il procuratore federale Alberto Nisman ha accusato il coinvolgimento del governo argentino, contestandogli di aver aiutato l’Iran in cambio di favori economici, specie in ambito petrolifero. Il presidente bolivariano Ugo Morales lo ha definito un “colpo di stato giudiziario” atto a far cadere la Kirchner, in Sudamerica abbiamo decine di esempi identici e sappiamo bene chi pilota certe manovre. Per accelerare questo golpe ci si è inventato il colpo a sorpresa: nel gennaio 2015 il procuratore Nisman è stato ritrovato morto – lo hanno suicidato? – ed ovviamente il passo successivo è stato l’incriminazione della Presidenta per aver ostacolato la giustizia. Dovrebbe far riflettere come il primo giornalista a scrivere delle presunte responsabilità della Kirchner, Damian Pachter, sia riparato in Israele dicendo di sentirsi minacciato in Argentina. I rapporti fra la Casa Rosada e i “vecchi padroni” sono ai minimi termini, la Kirchner ha imposto che nessun esponente governativo presenziasse alla marcia di Parigi dopo gli attentati di gennaio, sta per nascere una nuova agenzia di intelligence, la AFI, in difesa del popolo, delle istituzioni nazionali argentine e slegata dai vincoli che il vecchio SIDE aveva con CIA e Mossad e solo qualche giorno fa il ministro degli esteri Timerman, ebreo, ha inviato un comunicato ufficiale al suo pari israeliano nel quale pretende che lo stato ebraico si astenga dall’uso del territorio argentino come “teatro delle sue operazioni di interesse geopolitico. Israele si deve limitare, sul suolo argentino, a rispettare le norme e i comportamenti previsti dalle leggi locali e nazionali”).
“Voi avete adottato una risoluzione contro Al Qaeda dopo gli attacchi dell’11 settembre. Paesi come l’Iraq e l’Afghanistan sono stati profanati e i loro abitanti uccisi, mentre, entrambi i paesi, stanno ancora soffrendo il terrorismo!”.
“Avete dimostrato dopo la guerra israeliana contro Gaza, che Israele ha commesso un disastro orribile e causato la morte di molti civili palestinesi, ma la vostra attenzione è diretta a quanti razzi hanno colpito Israele che non hanno provocato né danni né vittime!”.
“I terroristi non sono soltanto quelli che piazzano bombe, ma esistono anche terroristi economici che sconvolgono l’economia dei paesi, causando fame, miseria e povertà. Il mio paese non vende o produce armi, ma noi siamo un paese che produce energia, che ha il petrolio. Dovete capire e riconoscere quali sono gli elementi più idonei per combattere il terrorismo” (riferendosi ai finanziamenti ricevuti dall’ISIS).
“Per favore, se mi succede qualcosa, e lo dico veramente sul serio, che nessuno guardi al Medio Oriente. Guardate a Nord per favore. Non vengano da noi a creare la storiella dell’ISIS che cerca di uccidermi”.


lunedì 23 febbraio 2015

CharlieHebdo. “Un errore quelle vignette satiriche”. Parola di Miyazaki

128Di Giuseppe Contarino (barbadillo.it)

 
Ad oltre un mese dall’attentato terroristico alla sede del giornale francese Charlie Hebdo, il buonismo dei difensori della libertà (o anarchia?) d’espressione non si è ancora spento. L’episodio avvenuto qualche giorno fa a Copenhagen, infatti, ha riportato l’attenzione sui disegnatori delle cosiddette “vignette blasfeme”.
Ma in mezzo al coro dei “Je suis Charlie” si ode, per fortuna, qualche voce in disaccordo. E non è cosa da poco se questa voce appartiene ad Hayao Miyazaki, il celebre regista d’animazione giapponese e cofondatore dello Studio Ghibli. Intervistato dall’emittente nipponica TBS radio, Miyazaki ha avuto il coraggio – o forse l’onestà intellettuale – di affermare quello che di sicuro molti pensano ma non dicono: “Ritengo sia un errore disegnare caricature sulla fede di culture diverse”, ed aggiunge “Sarebbe una buona idea smettere”.
Quella di Miyazaki non deve essere interpretata come una posizione contraria alla satira o alla sana critica. Egli stesso precisa che “la satira dovrebbe rivolgersi prima di tutto ai politici della propria nazione”, dando ennesima dimostrazione di quello spirito equilibrato, sobrio e pacato che il “libero” Occidente ignora grossolanamente.
Una lezione di stile che dovrebbe far riflettere – pia speranza – i forcaioli nostrani, crociati della libertà d’espressione (per le proprie idee) ma ben poco propensi al rispetto (delle idee altrui).
Miyazaki, per chi non lo sapesse, è uno dei massimi esponenti dell’animazione giapponese. Vincitore di due premi Oscar e del Leone d’oro alla carriera, è l’autore di fortunati lungometraggi tra cui “Il mio vicino Totoro”, “Porco rosso”, “La città incantata” ed “Il castello errante di Howl”. La sua ultima fatica, “Si alza il vento” è uscita nelle sale italiane nel settembre 2014.

venerdì 20 febbraio 2015

Casaggì Valdichiana aderisce alla fiaccolata contro terrorismo e immigrazione



Dopo il corteo a Siena per ricordare i Martiri delle Foibe scenderemo nuovamente in piazza per chiedere a gran voce il blocco degli sbarchi dei clandestini e la difesa militare dei nostri confini. Con le recenti evoluzioni nel quadro geopolitico libico e la conseguente gestione dei flussi migratori da parte dell'Isis, resta prioritaria l'immediata chiusura delle nostre frontiere, per evitare che il terrorismo internazionale possa infiltrare le proprie cellule nel nostro territorio ed ottenere un facile metodo di autofianziamento attraverso il traffico di esseri umani. La nostra Marina Militare e la nostra Guardia Costiera sono ad oggi relegate al ruolo di "tassisti del mare", con conseguenze nefaste per la nostra credibilità internazionale e per il futuro del nostro paese, preso letteralmente d'assalto da profughi e immigrati clandestini di ogni nazionalità. E' necessaria una scelta nazionale dell'Italia, senza le pelose supervisioni di Onu e Europa, che possa finalmente risolvere il problema e dare un forte segnale in senso sovranista e politico. Sabato 21 febbraio una nostra delegazione di militanti sarà quindi presente in Piazza San Lorenzo per dare il proprio contributo a questa battaglia.

martedì 17 febbraio 2015

I confini non si difendono con le chiacchiere



Intervenire rapidamente in Libia contro l’ISIS significa tutelare i confini nazionali e ristabilire la nostra credibilità internazionale.
Rimanere in attesa potrebbe, invece,portare ad un peggioramento della situazione nel Mar Mediterraneo, eventualità da scongiurare. 
L’Italia deve dimostrare di non dover dipendere dalle decisioni di stati che da decenni tentano di relegarla ad un ruolo di marginalità e subalternità nello scacchiere internazionale. Risulta quanto mai necessario dimostrare a nazioni come USA, Francia ed Inghilterra (le stesse che hanno creato il problema ISIS) che l’Italia è padrona del proprio futuro e se necessario può agire senza aspettare il loro benestare.

Difendere l'Italia
ADESSO!

domenica 15 febbraio 2015

FOIBE: CENTINAIA CON CASAGGì ALLA MANIFESTAZIONE FIORENTINA...












Per il decimo anno consecutivo Casaggì e la destra fiorentina hanno ricordato i martiri delle foibe nella magnifica cornice del Piazzale Michelangelo. 

Centinaia di persone, con fiaccole e tricolori, hanno reso omaggio alle migliaia di italiani infoibati dai partigiani comunisti di Tito. 

Ancora una volta, nonostante tutto e tutti, abbiamo scritto una bella pagina di militanza e di identità, ricordando degnamente chi non ha mai rinnegato la propria italianità. 

martedì 10 febbraio 2015

Dalla Sgrena, a Greta e Vanessa: una nazione devitalizzata dalla sinistra, mentre i giapponesi ci impartiscono l'ennesima lezione di dignità



di Riccardo Rosati



La liberazione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli in Siria riporta alla memoria quella di altre due cooperanti in Medio Oriente: Simona Torretta e  Simona Pari, sequestrate a Baghdad circa dieci anni fa. In tutta Italia si organizzarono fiaccolate e cortei per chiedere il rilascio delle Due Simone, come vennero ribattezzate dai media. Ci fu persino l'appello dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Tuttavia, i militanti del gruppo capeggiato da al-Zawahiri mostrarono fermezza, chiedendo in cambio della vita delle italiane, il rilascio di tutte le prigioniere musulmane nelle carceri irachene. Fatto sta che alla fine le ragazze vennero liberate al termine di una detenzione durata diciannove giorni, ma in che modo? Ovvio, pagando un riscatto! Ormai, anche il più sprovveduto tra i cosiddetti jihadisti sa bene che il nostro è un Governo assai “generoso”; inoltre i soldi non sono mica dei politici, ma del Popolo. Tanta ipocrita gioia e i soliti patetici trionfalismi stile Porta a Porta accolsero al rientro le nostre due compatriote, le quali affermarono che alla fine i terroristi non erano poi così male, visto che hanno chiesto loro scusa prima di rilasciarle. Le scuse al Popolo Italiano però non le fecero, come nemmeno un grazie al Governo, visto che a guidarlo c'era Berlusconi, odiato dal mondo della cooperazione terzomondista.
Torniamo ora alle due “Miss 12 Milioni”, come si potrebbero ben chiamare Greta e Vanessa. Entrambe erano già state in Siria altre due volte, possibile che non si fossero rese conto della gravità della situazione in quel Paese? Chi sono allora le persone che ci sono costate così tanti danari e l'ennesima figura da nazione senza attributi? Greta Ramelli, infermiera ventenne, originaria del varesotto, si dedica sin giovanissima al sociale, parola tanto amata dalla sinistra, ma che in soldoni non vuol dire nulla in particolare; anche pulire la strada davanti casa è un gesto socialmente utile o forse no? Vanessa Marzullo, anch'ella ventenne, originaria di Bergamo, studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale. Qui sentiamo, proprio da linguisti, l'impellente necessità di aprire una brevissima parentesi. Ci rendiamo conto di quanta insensatezza ci sia spesso nel cambiare i nomi alle cose? Da Lingue e Letterature Straniere, si è passati a Mediazione Linguistica e Culturale, sembra tutto far parte di un progetto di istupidimento del mondo, così sapientemente descritto da Julius Evola:
L’antitesi Oriente-Occidente non ha più alcun senso, ma senso ha invece e            soltanto la nuova antitesi fra coloro che in ogni terra tornano a riconoscere il          diritto di una superiore visione spirituale come principio di civiltà e coloro che     tutt’ora appartengono al mondo crepuscolare, decomposto, barbarico, disanimato dell’“età oscura” (1933). 

Se noi occidentali seguissimo le parole del grande intellettuale italiano, beh, forse saremmo più rispettati, persino da quelli dell'ISIS.
Greta e Vanessa ci sono costate una valanga di denaro, come detto si parla di ben 12 milioni di dollari! Non solo con quei soldi oggi si sarebbero potute sostenere migliaia di famiglie italiane, ma la cosa più grave è che abbiamo armato i nostri nemici. Dunque, se ci saranno bombe in chiese o musei in Italia o altre forme di attentati, il “merito” sarà stato anche di queste due sciocche giovani, le quali non hanno chiesto nemmeno scusa per i problemi causati al Governo, nella scia delle Due Simone. Si sa, quando si è tipe da centro sociale, il proprio terzomondismo vale più di qualsiasi altra cosa; che paghi dunque lo Stato per loro, la sinistra è il nuovo Popolo Eletto e Greta e Vanesse due “apostole” del verbo globale. 
Comunque, poco dopo che le due ragazze hanno fatto ritorno a casa – per giunta scandalosamente ingrassate, mai si sono visti prima di loro dei detenuti liberati da una prigionia con le guance paffute e un sorrisino un po' ebete – sono stati rapiti e poi giustiziati, sempre dall'ISIS, due cittadini giapponesi. Il primo a essere ucciso è stato Haruna Yukawa: un contractor nel settore della difesa. I jihadisti avevano inizialmente chiesto al governo di Tōkyō di versare un riscatto di 200 milioni di dollari, ma il premier Shinzō Abe non si è smosso di un millimetro, riscatti non se ne devono pagare. Allora i terroristi hanno ucciso pure il secondo prigioniero: il giornalista Kenji Gotō. Per la sua liberazione stavolta l'ISIS non aveva preteso soldi, ma la scarcerazione di una delle cosiddette “Vedove Nere”, tale Sajida al-Rishawi: unica superstite di un quartetto suicida che nel novembre 2005 aveva fatto saltare in aria i saloni dell’Hotel Radisson Sas di Amman, durante un banchetto di nozze e colpito altri due alberghi, causando sessantuno vittime. Abe non ha neanche chiesto al Governo Giordano di liberare la terrorista, così da salvare la vita di Gotō, che è stato infatti decapitato senza pietà dagli islamici. La risposta di Tōkyō? Immediata e perentoria: “Un atto imperdonabile e oltraggioso”. Prima abbiamo accennato alla importanza delle parole. Badiamo bene allora al fatto che i giapponesi si siano detti “oltraggiati” dalla uccisione dei due loro connazionali; non hanno piagnucolato nell'italico modo, ma hanno mostrato sdegno e compattezza, qualità che fanno di un popolo tale. Per la cronaca, Sajida al-Rishawi è stata giustiziata come risposta della Giordania all'uccisione di un suo pilota, che era tenuto in ostaggio insieme ai giapponesi.
Sulla storia del riscatto pagato per la liberazione di Greta e Vanessa, il nostro Governo continua a non dare spiegazioni chiare all’opinione pubblica; eppure le due cooperanti sono vive grazie ai soldi dei cittadini italiani. Inoltre, come dimostrano bene le guance paffute al momento della liberazione, diversamente da Gotō e Yukawa, loro non sono mai state in vero pericolo: si sa, con gli italiani basta accordarsi per il prezzo. Aspettiamoci allora libri e interviste da parte delle due Miss 12 Milioni, che ci sono costate una montagna di soldi, solo a causa della loro irresponsabilità e stupidità. 
I media si sono però dimenticati del fatto che da quasi due anni un altro nostro connazionale, Roberto Berardi, è detenuto in Guinea Equatoriale, in un carcere di massima sicurezza, per un reato finanziario che forse non ha commesso. Berardi è un imprenditore che in Africa ha costruito strade, ponti, dighe e palazzi, creando lavoro per le popolazioni locali. Purtroppo, egli non rientra nel cliché sinistrorso del cooperante. Ragion per cui, lo si può lasciare marcire in galera. Perché Renzi & Co. hanno trovato milioni di dollari per liberare le due “volontarie” recatesi in Siria, sapendo bene che ormai quella è la zona più pericolosa sul pianeta, ma non sborsano un soldo per pagare magari una mazzetta a qualche giudice locale e aiutare Berardi? Eh Italia, patria del doppiopesismo, una caratteristica, differentemente dalla integrità dimostrata ancora una volta dai nipponici, degna di un popolo vile e privo di onore, proprio come disse Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”.
Quando si parla di questo genere di argomenti, non si può non pensare alla faccia di bronzo di Giuliana Sgrena. La giornalista del Manifesto rapita nel 2004 in Iraq e liberata un mese dopo grazie al sacrificio del funzionario del SISMI Nicola Calipari. La “signora” ha avuto la sfrontatezza di condannare un possibile intervento dell'Italia per far scagionare i nostri fucilieri di marina (preferiamo chiamarli così e non marò), da anni in attesa di un giusto processo in India. Che faccia tosta!
Dalla Sgrena, a Greta e Vanessa, passando per le Due Simone, tanti soldi e anche una vita umana buttati via. Chiediamoci, quanto valgono le cinque connazionali che abbiamo liberato? Valgono non solo tutto quel denaro, nonché la morte di Calipari, ma specialmente la perdita di dignità di una intera nazione?   
Vediamo allora chi, malgrado i non pochi problemi causati dalla modernità, di onore e dignità ne ha ancora da vendere, ci riferiamo al popolo nipponico. Di recente la scrittrice Dacia Maraini, figlia del celebre yamatologo Fosco, è intervenuta sulle pagine del Corriere della Sera, in merito all'episodio delle scuse verso il proprio Paese da parte dei familiari dei due giapponesi uccisi dall'ISIS: “Un comportamento che nasce nella consapevolezza di appartenere a una collettività che viene prima di ogni altra cosa, compresi se stessi e la propria famiglia”. Un plauso se lo merita davvero la Maraini per le sue parole. Il vero apprezzamento però va completamente ai giapponesi, a partire dalle famiglie delle vittime. Una società, quella dell'Arcipelago, che è ancora oggi l'unico baluardo morale del mondo, in virtù del suo spirito: quel Yamato-Damashii così apprezzato proprio da Evola.

lunedì 9 febbraio 2015

Corteo in ricordo dei Martiri delle Foibe a Siena






Oltre 200 persone hanno sfilato sabato pomeriggio per le vie di Siena, un fiume di tricolori e fiaccole per onorare il ricordo dei Martiri delle Foibe.
Abbiamo voluto scendere in piazza per ricordare i nostri fratelli infoibati ed i tanti italiani che furono costretti ad abbandonare le proprie terre natie per sfuggire alla violenza comunista dei partigiani titini supportati anche, è bene ricordarlo, da alcuni partigiani comunisti italiani.
La nostra perseveranza è stata premiata dalla presenza di tante persone che hanno messo da parte l'appartenenza politica per sfilare in un corteo colorato solo, come avevamo detto e voluto, di bandiere tricolore.
Chi ha scelto di non partecipare a questa iniziativa, adducendo motivazioni politiche,è stato smentito dai tanti tricolori e dalla totale assenza di simboli di partito che avrebbero potuto far pensare alla strumentalizzazione di questa importante ricorrenza.
Senza voler porgere il fianco ad alcun tipo di polemica, ci duole rilevare a malincuore che costoro hanno compiuto un passo nella direzione opposta a quella della memoria condivisa. Per fortuna le assenze ed i boicottaggi perpetrati da una certa sinistra,piena di livore ed odio politico, non hanno influito sulla riuscita del corteo.
Ottima anche la riuscita della tradizionale commemorazione presso il Piazzale Martiri delle Foibe a Sinalunga,dove i militanti hanno deposto una corona di fiori.
Avremmo avuto piacere se le istituzioni locali fossero state presenti,ma soprattutto sarebbe stato importante che quest'ultime si fossero dissociate pubblicamente dalle ingiustificate contestazioni nei confronti di questa ricorrenza.
Ringraziamo tutte le persone e le realtà che hanno contribuito all'ottima riuscita della manifestazione.

lunedì 2 febbraio 2015

Magazzino 18, Cristicchi commuove Montepulciano


di Andrea Bianchi Sugarelli (Corriere di Siena)

Un lungo applauso, tanta commozione, perfino una bandiera tricolore in un palchetto di secondo ordine e la consapevolezza di aver assistito ad uno spettacolo unico. Tutto questo è stato Magazzino 18, interpretato dall'attore-cantautore Simone Cristicchi, andato in scena al teatro Poliziano di Montepulciano la sera di martedì 27 gennaio. Tutto esaurito per ascoltare una storia tabù, per tanti anni nascosta, l'esodo degli italiani dall'Istria e dalla Dalmazia, il dramma delle Foibe, vicende sconosciute, ma cariche di emozioni.

Accompagnato dai bravissimi giovani poliziani (le voci bianche dell'Istituto di Musica Henze), Cristicchi ha raccontato il suo Magazzino 18 in 110 minuti di spettacolo tutto di un fiato, intervallato da canzoni inedite, dal racconto di storie realmente accadute, da quello stesso Magazzino 18 che si trova nel porto vecchio di Trieste e al cui interno non ci sono custoditi soltanto i mobili, le masserizie, le foto o le lettere dei 350mila esuli istriani, ma soprattutto la vita di quegli italiani sradicati dalla loro terra, dai loro affetti, dalle loro consuetudini. Un "cimitero della memoria" di tanta povera gente, dimenticato per 60 anni nell'assordante silenzio della quotidianità italiana che, dopo la fine della seconda guerra mondiale e l'inizio della barbarie comunista titina in Jugoslavia, ha preferito voltare lo sguardo al futuro anzichè interrogare la propria coscienza e osservare cosa stava accadendo ai figli dell'Italia diventati stranieri in Patria dopo il trattato di Parigi del 1947.

UNA GRANDE RISPOSTA La risposta del pubblico è stata totale, coinvolgente. In teatro anche molta gente proveniente dal capoluogo e dai comprensori. Presenti gli studenti delle scuole superiori. Lo spettacolo è stato scritto da Simone Cristicchi (per la regia di Antonio Calenda), insieme a Jan Bernas che conosce molto bene Siena e la sua provincia di cui è profondamente innamorato così come per la sua contrada, la Lupa. Inconsapevolmente, Cristicchi con il suo Magazzino 18 ha reso omaggio anche ai quattro senesi infoibati tra il 1944 ed il 1945, tra questi un cittadino di Montepulciano ed una donna della vicina Torrita di Siena. Quattro storie che non dovevano essere raccontate e che il Corriere di Siena, invece, ha svelato il 10 febbraio 2013 nel giorno del Ricordo. Ma come è successo per Magazzino 18, la giornata più che del ricordo è diventata della polemica e molte amministrazioni fanno finta di niente, dimenticandosi consapevolmente di celebrare le vittime e il ricordo di quegli avvenimenti.

SENESI UCCISI NELLE FOIBE Primavera 1945. Prima presero Pompilio, poco meno di un mese dopo toccò ad Agostino. Arrestarono anche Mario e tutti e tre finirono la loro vita in fondo a quei grandi imbuti rovesciati che si chiamano Foibe. Come un anno prima, nel gennaio del 1944, successe a Isolina. In quei giorni di 70 anni fa, quando i partigiani titini e reparti dell’Ozna iniziarono la pulizia etnica degli italiani, trovarono la morte anche quattro senesi. La prima vittima fuIsolina Micheli vedova Turchi, nata a Torrita di Siena il 25 agosto 1887 da Antonio e Orlandina Cangiolini. Già residente a Gorizia, fu prelevata dalla città friulana l'8 gennaio 1944 e deportata per ignota destinazione. È stata dichiarata la morte presunta come avvenuta il 31 gennaio 1944. Il corpo, a quanto ci risulta, non è mai stato ritrovato, ma i suoi resti è molto probabile che si trovino ancora nella foiba di Gargaro a due chilometri a nord-ovest dell'omonimo centro.

Pompilio Paganini, senese di 46 anni, civile, di professione ferroviere si trovava a Fiume la sera del 4 maggio quando venne arrestato. Mai nessuno lo rivide. I suoi resti potrebbero trovarsi nella Foiba di Scadaicina o in quella di Obrovo, forse venne gettato in quella di Casserova. Il 18 maggio 1945 toccò a Mario Fanfani, figlio di Carlo e Desolina Bertoni, nato a Montepulciano il 16 ottobre 1924, residente a Cormons. Non è certo se fosse un militare oppure un civile, le fonti non concordano. L'unica certezza è che venne arrestato il 18 maggio e deportato. Da un articolo pubblicato sul giornale Il Piccolo di Trieste del 24 novembre 1955 si rileva: "scomparso in località ignota del Friuli. È stata dichiarata la morte presunta come avvenuta il 31 maggio 1945". I suoi resti non sono mai stati ritrovati. Per tutti e tre i carnefici rimangono ad oggi sconosciuti.

L'ultimo senese di questa macabra lista è Agostino Saletti, nato ad Asciano il 7 marzo 1903 da Nazzareno e Penelope Cantelli. Era un civile, lavorava come macchinista delle ferrovie dello Stato, venne arrestato a Gorizia il 23 maggio 1945 e tradotto ad Idria. Il 3 giugno si trovava ancora nelle carceri del piccolo centro nella Slovenia occidentale e nel settembre 1945 venne trasferito nel campo di concentramento di San Vito di Lubiana. Poi la questura di Gorizia non ha più saputo niente di lui. La foiba più vicina era quella di Cocevie, probabilmente è stato gettato lì. L'unico tentativo per saperne di più sono i documenti (pochi) in possesso del ministero degli esteri sloveno che dal 2005 ha aperto gli archivi. Nel 2002, invece, il tribunale militare di Padova individuò in Franc Pregelj uno dei responsabili della morte di Saletti e di altre decine e decine di italiani, ma l'indagine venne archiviata nel 2005.