La liberazione di
Vanessa Marzullo e Greta Ramelli in Siria riporta alla memoria quella di altre
due cooperanti in Medio Oriente: Simona Torretta e Simona Pari, sequestrate a
Baghdad circa dieci anni fa. In tutta Italia si organizzarono fiaccolate e
cortei per chiedere il rilascio delle Due Simone, come vennero ribattezzate dai
media. Ci fu persino l'appello dell'allora Presidente della Repubblica Carlo
Azeglio Ciampi. Tuttavia, i militanti del gruppo capeggiato da al-Zawahiri
mostrarono fermezza, chiedendo in cambio della vita delle italiane, il rilascio
di tutte le prigioniere musulmane nelle carceri irachene. Fatto sta che alla
fine le ragazze vennero liberate al termine di una detenzione durata diciannove
giorni, ma in che modo? Ovvio, pagando un riscatto! Ormai, anche il più
sprovveduto tra i cosiddetti jihadisti sa bene che il nostro è un Governo assai
“generoso”; inoltre i soldi non sono mica dei politici, ma del Popolo. Tanta
ipocrita gioia e i soliti patetici trionfalismi stile Porta a Porta
accolsero al rientro le nostre due compatriote, le quali affermarono che alla
fine i terroristi non erano poi così male, visto che hanno chiesto loro scusa
prima di rilasciarle. Le scuse al Popolo Italiano però non le fecero, come
nemmeno un grazie al Governo, visto che a guidarlo c'era Berlusconi, odiato dal
mondo della cooperazione terzomondista.
Torniamo ora alle due
“Miss 12 Milioni”, come si potrebbero ben chiamare Greta e Vanessa. Entrambe
erano già state in Siria altre due volte, possibile che non si fossero rese
conto della gravità della situazione in quel Paese? Chi sono allora le persone
che ci sono costate così tanti danari e l'ennesima figura da nazione
senza attributi? Greta Ramelli, infermiera ventenne, originaria del varesotto,
si dedica sin giovanissima al sociale, parola tanto amata dalla
sinistra, ma che in soldoni non vuol dire nulla in particolare; anche pulire la
strada davanti casa è un gesto socialmente utile o forse no? Vanessa Marzullo,
anch'ella ventenne, originaria di Bergamo, studentessa di Mediazione
Linguistica e Culturale. Qui sentiamo, proprio da linguisti, l'impellente
necessità di aprire una brevissima parentesi. Ci rendiamo conto di quanta
insensatezza ci sia spesso nel cambiare i nomi alle cose? Da Lingue e
Letterature Straniere, si è passati a Mediazione Linguistica e Culturale,
sembra tutto far parte di un progetto di istupidimento del mondo, così
sapientemente descritto da Julius Evola:
L’antitesi Oriente-Occidente non ha più
alcun senso, ma senso ha invece e soltanto
la nuova antitesi fra coloro che in ogni terra tornano a riconoscere il diritto di una superiore visione
spirituale come principio di civiltà e coloro che tutt’ora appartengono al mondo crepuscolare, decomposto,
barbarico, disanimato dell’“età
oscura” (1933).
Se noi occidentali
seguissimo le parole del grande intellettuale italiano, beh, forse saremmo più
rispettati, persino da quelli dell'ISIS.
Greta e Vanessa ci
sono costate una valanga di denaro, come detto si parla di ben 12 milioni di
dollari! Non solo con quei soldi oggi si sarebbero potute sostenere migliaia di
famiglie italiane, ma la cosa più grave è che abbiamo armato i nostri nemici.
Dunque, se ci saranno bombe in chiese o musei in Italia o altre forme di
attentati, il “merito” sarà stato anche di queste due sciocche giovani, le
quali non hanno chiesto nemmeno scusa per i problemi causati al Governo, nella
scia delle Due Simone. Si sa, quando si è tipe da centro sociale, il proprio
terzomondismo vale più di qualsiasi altra cosa; che paghi dunque lo Stato per
loro, la sinistra è il nuovo Popolo Eletto e Greta e Vanesse due “apostole” del
verbo globale.
Comunque, poco dopo
che le due ragazze hanno fatto ritorno a casa – per giunta scandalosamente
ingrassate, mai si sono visti prima di loro dei detenuti liberati da una
prigionia con le guance paffute e un sorrisino un po' ebete – sono stati rapiti
e poi giustiziati, sempre dall'ISIS, due cittadini giapponesi. Il primo a
essere ucciso è stato Haruna Yukawa: un contractor nel settore della
difesa. I jihadisti avevano inizialmente chiesto al governo di Tōkyō di versare
un riscatto di 200 milioni di dollari, ma il premier Shinzō Abe non si è smosso
di un millimetro, riscatti non se ne devono pagare. Allora i terroristi hanno ucciso pure il secondo prigioniero: il
giornalista Kenji Gotō. Per la sua liberazione stavolta l'ISIS non aveva
preteso soldi, ma la scarcerazione di una delle cosiddette “Vedove Nere”, tale
Sajida al-Rishawi: unica superstite di un quartetto suicida che nel novembre
2005 aveva fatto saltare in aria i saloni dell’Hotel Radisson Sas di Amman,
durante un banchetto di nozze e colpito altri due alberghi, causando sessantuno
vittime. Abe non ha neanche chiesto al Governo Giordano di liberare la
terrorista, così da salvare la vita di Gotō, che è stato infatti decapitato
senza pietà dagli islamici. La risposta di Tōkyō? Immediata e perentoria:
“Un atto imperdonabile e oltraggioso”. Prima abbiamo accennato alla importanza
delle parole. Badiamo bene allora al fatto che i giapponesi si siano detti
“oltraggiati” dalla uccisione dei due loro connazionali; non hanno piagnucolato
nell'italico modo, ma hanno mostrato sdegno e compattezza, qualità che fanno di
un popolo tale. Per la cronaca, Sajida al-Rishawi è stata giustiziata come
risposta della Giordania all'uccisione di un suo pilota, che era tenuto in
ostaggio insieme ai giapponesi.
Sulla storia del
riscatto pagato per la liberazione di Greta e Vanessa, il nostro Governo
continua a non dare spiegazioni chiare all’opinione pubblica; eppure le due
cooperanti sono vive grazie ai soldi dei cittadini italiani. Inoltre, come
dimostrano bene le guance paffute al momento della liberazione, diversamente da
Gotō e Yukawa, loro non sono mai state in vero pericolo: si sa, con gli
italiani basta accordarsi per il prezzo. Aspettiamoci allora libri e interviste
da parte delle due Miss 12 Milioni, che ci sono costate una montagna di soldi,
solo a causa della loro irresponsabilità e stupidità.
I media si sono però
dimenticati del fatto che da quasi due anni un altro nostro connazionale,
Roberto Berardi, è detenuto in Guinea Equatoriale, in un carcere di massima
sicurezza, per un reato finanziario che forse non ha commesso. Berardi è un
imprenditore che in Africa ha costruito strade, ponti, dighe e palazzi, creando
lavoro per le popolazioni locali. Purtroppo, egli non rientra nel cliché
sinistrorso del cooperante. Ragion per cui, lo si può lasciare marcire in
galera. Perché Renzi & Co. hanno trovato milioni di dollari per liberare le
due “volontarie” recatesi in Siria, sapendo bene che ormai quella è la zona più
pericolosa sul pianeta, ma non sborsano un soldo per pagare magari una mazzetta
a qualche giudice locale e aiutare Berardi? Eh Italia, patria del
doppiopesismo, una caratteristica, differentemente dalla integrità dimostrata
ancora una volta dai nipponici, degna di un popolo vile e privo di onore,
proprio come disse Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza
nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”.
Quando si parla di
questo genere di argomenti, non si può non pensare alla faccia di bronzo di
Giuliana Sgrena. La giornalista del Manifesto rapita nel 2004 in Iraq e
liberata un mese dopo grazie al sacrificio del funzionario del SISMI Nicola
Calipari. La “signora” ha avuto la sfrontatezza di condannare un possibile
intervento dell'Italia per far scagionare i nostri fucilieri di marina (preferiamo
chiamarli così e non marò), da anni in attesa di un giusto processo in India.
Che faccia tosta!
Dalla Sgrena, a Greta
e Vanessa, passando per le Due Simone, tanti soldi e anche una vita umana
buttati via. Chiediamoci, quanto valgono le cinque connazionali che abbiamo
liberato? Valgono non solo tutto quel denaro, nonché la morte di Calipari, ma
specialmente la perdita di dignità di una intera nazione?
Vediamo allora chi,
malgrado i non pochi problemi causati dalla modernità, di onore e dignità ne ha
ancora da vendere, ci riferiamo al popolo nipponico. Di recente la scrittrice
Dacia Maraini, figlia del celebre yamatologo Fosco, è intervenuta sulle pagine
del Corriere della Sera, in merito all'episodio delle scuse verso il
proprio Paese da parte dei familiari dei due giapponesi uccisi dall'ISIS: “Un
comportamento che nasce nella consapevolezza di appartenere a una collettività
che viene prima di ogni altra cosa, compresi se stessi e la propria famiglia”.
Un plauso se lo merita davvero la Maraini per le sue parole. Il vero
apprezzamento però va completamente ai giapponesi, a partire dalle famiglie
delle vittime. Una società, quella dell'Arcipelago, che è ancora oggi l'unico
baluardo morale del mondo, in virtù del suo spirito: quel Yamato-Damashii
così apprezzato proprio da Evola.