lunedì 2 febbraio 2015

Magazzino 18, Cristicchi commuove Montepulciano


di Andrea Bianchi Sugarelli (Corriere di Siena)

Un lungo applauso, tanta commozione, perfino una bandiera tricolore in un palchetto di secondo ordine e la consapevolezza di aver assistito ad uno spettacolo unico. Tutto questo è stato Magazzino 18, interpretato dall'attore-cantautore Simone Cristicchi, andato in scena al teatro Poliziano di Montepulciano la sera di martedì 27 gennaio. Tutto esaurito per ascoltare una storia tabù, per tanti anni nascosta, l'esodo degli italiani dall'Istria e dalla Dalmazia, il dramma delle Foibe, vicende sconosciute, ma cariche di emozioni.

Accompagnato dai bravissimi giovani poliziani (le voci bianche dell'Istituto di Musica Henze), Cristicchi ha raccontato il suo Magazzino 18 in 110 minuti di spettacolo tutto di un fiato, intervallato da canzoni inedite, dal racconto di storie realmente accadute, da quello stesso Magazzino 18 che si trova nel porto vecchio di Trieste e al cui interno non ci sono custoditi soltanto i mobili, le masserizie, le foto o le lettere dei 350mila esuli istriani, ma soprattutto la vita di quegli italiani sradicati dalla loro terra, dai loro affetti, dalle loro consuetudini. Un "cimitero della memoria" di tanta povera gente, dimenticato per 60 anni nell'assordante silenzio della quotidianità italiana che, dopo la fine della seconda guerra mondiale e l'inizio della barbarie comunista titina in Jugoslavia, ha preferito voltare lo sguardo al futuro anzichè interrogare la propria coscienza e osservare cosa stava accadendo ai figli dell'Italia diventati stranieri in Patria dopo il trattato di Parigi del 1947.

UNA GRANDE RISPOSTA La risposta del pubblico è stata totale, coinvolgente. In teatro anche molta gente proveniente dal capoluogo e dai comprensori. Presenti gli studenti delle scuole superiori. Lo spettacolo è stato scritto da Simone Cristicchi (per la regia di Antonio Calenda), insieme a Jan Bernas che conosce molto bene Siena e la sua provincia di cui è profondamente innamorato così come per la sua contrada, la Lupa. Inconsapevolmente, Cristicchi con il suo Magazzino 18 ha reso omaggio anche ai quattro senesi infoibati tra il 1944 ed il 1945, tra questi un cittadino di Montepulciano ed una donna della vicina Torrita di Siena. Quattro storie che non dovevano essere raccontate e che il Corriere di Siena, invece, ha svelato il 10 febbraio 2013 nel giorno del Ricordo. Ma come è successo per Magazzino 18, la giornata più che del ricordo è diventata della polemica e molte amministrazioni fanno finta di niente, dimenticandosi consapevolmente di celebrare le vittime e il ricordo di quegli avvenimenti.

SENESI UCCISI NELLE FOIBE Primavera 1945. Prima presero Pompilio, poco meno di un mese dopo toccò ad Agostino. Arrestarono anche Mario e tutti e tre finirono la loro vita in fondo a quei grandi imbuti rovesciati che si chiamano Foibe. Come un anno prima, nel gennaio del 1944, successe a Isolina. In quei giorni di 70 anni fa, quando i partigiani titini e reparti dell’Ozna iniziarono la pulizia etnica degli italiani, trovarono la morte anche quattro senesi. La prima vittima fuIsolina Micheli vedova Turchi, nata a Torrita di Siena il 25 agosto 1887 da Antonio e Orlandina Cangiolini. Già residente a Gorizia, fu prelevata dalla città friulana l'8 gennaio 1944 e deportata per ignota destinazione. È stata dichiarata la morte presunta come avvenuta il 31 gennaio 1944. Il corpo, a quanto ci risulta, non è mai stato ritrovato, ma i suoi resti è molto probabile che si trovino ancora nella foiba di Gargaro a due chilometri a nord-ovest dell'omonimo centro.

Pompilio Paganini, senese di 46 anni, civile, di professione ferroviere si trovava a Fiume la sera del 4 maggio quando venne arrestato. Mai nessuno lo rivide. I suoi resti potrebbero trovarsi nella Foiba di Scadaicina o in quella di Obrovo, forse venne gettato in quella di Casserova. Il 18 maggio 1945 toccò a Mario Fanfani, figlio di Carlo e Desolina Bertoni, nato a Montepulciano il 16 ottobre 1924, residente a Cormons. Non è certo se fosse un militare oppure un civile, le fonti non concordano. L'unica certezza è che venne arrestato il 18 maggio e deportato. Da un articolo pubblicato sul giornale Il Piccolo di Trieste del 24 novembre 1955 si rileva: "scomparso in località ignota del Friuli. È stata dichiarata la morte presunta come avvenuta il 31 maggio 1945". I suoi resti non sono mai stati ritrovati. Per tutti e tre i carnefici rimangono ad oggi sconosciuti.

L'ultimo senese di questa macabra lista è Agostino Saletti, nato ad Asciano il 7 marzo 1903 da Nazzareno e Penelope Cantelli. Era un civile, lavorava come macchinista delle ferrovie dello Stato, venne arrestato a Gorizia il 23 maggio 1945 e tradotto ad Idria. Il 3 giugno si trovava ancora nelle carceri del piccolo centro nella Slovenia occidentale e nel settembre 1945 venne trasferito nel campo di concentramento di San Vito di Lubiana. Poi la questura di Gorizia non ha più saputo niente di lui. La foiba più vicina era quella di Cocevie, probabilmente è stato gettato lì. L'unico tentativo per saperne di più sono i documenti (pochi) in possesso del ministero degli esteri sloveno che dal 2005 ha aperto gli archivi. Nel 2002, invece, il tribunale militare di Padova individuò in Franc Pregelj uno dei responsabili della morte di Saletti e di altre decine e decine di italiani, ma l'indagine venne archiviata nel 2005.