lunedì 17 ottobre 2016

AVANTI RAGAZZI DI BUDAPEST

Di Mattia Savelli

In questi giorni gira in rete un video con alcuni ragazzi in divisa scolastica intenti a cantare la canzone che meglio rappresenta l’impeto rivoluzionario del popolo ungherese: “Ragazzi di Budapest”. Le prime strofe in lingua magiara si trasformano improvvisamente nella versione italiana e il battito dei piedi scandisce il tempo, il tutto coronato da bandire ungheresi sventolate con onore dai ragazzi più grandi. Per dei romantici come noi un idillio, per qualche trombone integralista del politicamente corretto un oscenità nazionalista. Nella nostra Italia, dove l’antipolitica e antitalianità la fanno da padroni, noi sappiamo apprezzare i popoli che sono ancora fieri di appartenere ad una Nazione, ad una terra e alla sua storia. Possiamo solo immaginare cosa si direbbe se in una scuola italiana si facesse intonare una canzone nazionalista a degli studenti in grembiule, come minimo il preside sarebbe processato sommariamente da qualche tribunale del “popolo”. 
Il testo intonato dai piccoli magiari è forse la cosa che unisce di più noi italiani alla lotta dei loro nonni, infatti non molti sanno che quelle parole sono state scritte proprio da un nostro connazionale. Nel 1977 un giovane Pier Francesco Pingitore detto Ninni, si avete capito bene proprio l’ideatore del Bagaglino il programma di cabaret per antonomasia, scrisse questo testo e chiese al musicista Dimitri Gribanovski, artefice di svariate colonne sonore di spettacoli e film italiani, di fare un arrangiamento incalzante per quelle strofe. Probabilmente l’autore italiano, da sempre legato alla destra e che mai rinnegherà la sua simpatia per il fascismo e per la Repubblica Sociale, voleva dare il suo contributo al tentativo di rottura del muro di silenzio che si levò attorno alla causa ungherese. Il risultato fu un potente grido di libertà contro l’oppressione sovietica e il riscatto di un intero popolo che in “quell’alba radiosa di ottobre” mise sotto scacco una delle due superpotenze mondiali costringendola a reprimere la rivolta nel sangue. Negli anni successivi le parole vennero spesso mutate e il testo adottato da vari gruppi rock identitari tanto che il Fronte della Gioventù di Triste fece incidere la canzone in un disco, dal titolo “Giovani d’Europa”, nel 1984.  Da quel momento non si contano le cover e le curve di calcio che spesso e volentieri intonano quelle parole. Probabilmente Ninni non pensava a questo tipo di evoluzione ma sarà sicuramente fiero di vedere quei bambini ungheresi cantare a squarciagola, dopo più di trent’anni, la sua canzone divenuta un vero e proprio monumento alla storia della Rivoluzione Ungherese.