giovedì 11 luglio 2013

Emma Bonino akbar!


di Sebastiano Caputo (L'Intellettuale Dissidente)

Un proverbio saudita (non musulmano!) afferma che “una donna non possiede altro che il suo velo e la sua tomba”. Eccetto il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino che in questi giorni ha incontrato i vertici di Kuwait e Oman. Due “staterelli” del Golfo legati a doppio filo oltre che con le nazioni egemoni della penisola arabica quali Arabia Saudita e Qatar (per via della dottrina religiosa wahabita), anche con l’impero anglo-americano per via del passato coloniale inglese, della guerra di liberazione del Kuwait dall’Iraq di Saddam Hussein e degli accordi petroliferi tra le rispettive società statali.

“Oman e Italia potrebbero mettere in atto un commercio più aperto, più investimenti e più scambio culturale. Il commercio è un ponte per la pace, un alleato naturale della diplomazia, un investimento che tutti i governi dovrebbero fare. Gli interessi comuni e l’interdipendenza ci costringono a lavorare insieme per delineare il nostro futuro e la nostra partnership economica rimane ancora al di sotto delle sue potenzialità”, ha affermato Emma Bonino dalla capitale dell’Oman. Poco importa se la dinastia Saudita (che prende il nome dal suo fondatore del Paese, Ibn Saud) e quella qatariota della famiglia al-Thani regnano per diritto divino, se il Capo di Stato del Kuwait è l’emiro, un titolo semi-ereditario, e se quello dell’Oman è un sultano non eletto. Poco importa. Per Emma Bonino i valori democratici e diritto-umanisti di cui si fa portatrice divengono secondari dinanzi ad un mucchio di petro-dollari e di dollari tout court.

Poco importa se queste società civili sono rette dalla dottrina wahabita (fondamentalismo coranico), se nei Paesi del Golfo vengono violati quotidianamente i diritti fondamentali dell’uomo, se esiste la più violenta oppressione delle minoranze religiose e politiche della regione medio orientale, se i prigionieri politici sono sottomessi alla tortura o alla pena di morte. Poco importa, perché tanto le guerre imperialiste foraggiate dall’Occidente si vincono con l’appoggio di un sistema mediatico e accademico corrotto, manipolato, arrogante, capace di deviare la realtà e di mettere a tacere gli obiettori di coscienza.

Poco importa se la Siria a differenza di Oman, Kuwait, Arabia Saudita e Qatar, è (era) laica e multi-etnica, se le moschee sorgono accanto alle chiese, se lo scontro religioso si è convertito in pacifica convivenza, se le donne hanno il diritto di voto dal 1920. Poco importa. L’impero anglo-americano pagherà il conto. Emma Bonino ci racconterà che ha speso una vita per i diritti umani ed i media in mano ai soliti noti, annuiranno. La plebe difenderà Emma Bonino, la penisola arabica è in una fase di “transizione democratica” e Bashar al Assad rimarrà un feroce dittatore.