lunedì 12 gennaio 2015

La farsa del corteo di Parigi

 
 da L'Inellettuale Dissidente

Quasi due milioni di persone e quarantacinque capi di stato hanno partecipato ieri a Parigi al corteo contro il terrorismo, una mobilitazione senza precedenti a seguito del massacro della redazione del settimanale Charlie Hebdo. Tra i presenti, diversi leader: Francois Hollande, Angela Merkel, Matteo Renzi, David Cameron, Mariano Rajoy, Martin Schulz, Jean Claude Juncker, e perfino Benjamin Netanyahu e Petro Poroshenko. In sintesi, il fiore all’occhiello delle élites del mondo Occidentale. Quella andata in scena ieri a Parigi tuttavia non è stata una manifestazione di solidarietà ne tantomeno un occasione sincera per dire no al terrorismo, ma una vera e propria farsa mediatica. Qualcuno sembra aver improvvisamente riscoperto che il terrorismo non è solo un elemento attraverso cui destabilizzare stati sovrani, ma un nemico da combattere con fermezza. I vari Hollande, Cameron, Merkel e Netanyahu, hanno già dimenticato la scia di sangue che hanno contribuito a far scorrere in Siria in questi ultimi anni per rovesciare il regime di Bashar Al Assad. Il sostegno, economico e militare, che insieme hanno fornito a diverse fazioni terroristiche islamiche – come Al Nusra, Al Qaida e ISIS – rende evidente una semplice e banale considerazione: l’ipocrisia che i leader dell’Occidente mettono continuamente in mostra manipolando l’opinione pubblica mondiale.
Il copione è sempre lo stesso: da una parte ci si mostra uniti e decisi a combattere insieme un nemico pericoloso ed imprevedibile, dall’altra lo si utilizza per i propri scopi anche a costo di isolare chi quel nemico lo combatte veramente. Il 18 Giugno del 2014 il presidente siriano Bashar Al Assad ha rilasciato delle dichiarazioni che suonano oggi profetiche: “L’Occidente e i Paesi che sostengono l’estremismo e il terrorismo in Siria e nella regione devono rendersi conto che questa minaccia crescente sta per colpire tutti, in particolare i Paesi che hanno sostenuto il terrorismo e gli hanno permesso di svilupparsi” L’attentato alla redazione di Charlie Hebdo può essere interpretato utilizzando diversi elementi e punti di vista: fattori religiosi, etnici/culturali, economici, sociologici e politici; in riferimento alla questione dell’immigrazione clandestina e al modello di integrazione costruito dalla Francia nel corso degli ultimi anni.
Diverse cose sono state dette e scritte in questi giorni, tuttavia in pochi hanno fatto notare come la vera ragione di questa mobilitazione e spasmodica attenzione mediatica non sono stati i 12 morti di mercoledì scorso; ma la paura, il terrore con cui l’Occidente, in modo ipocrita, è tornato a fare i conti: la consapevolezza di essere inermi ed indifesi di fronte a qualcosa di cui non si ha più il controllo. Dopo decenni passati a fare delle fazioni terroristiche islamiche l’arma attraverso cui rovesciare e isolare paesi ritenuti scomodi – dalla Russia, alla Siria, all’Iran – l’Europa oggi si trova di fronte ad un bivio: decidere di combattere realmente il terrorismo attraverso la costruzione di intelligence condivise proprio con quei regimi ritenuti come il male assoluto, oppure continuare a fare finta di niente, sperare semplicemente che tutto ciò non accada più, e dopo, al massimo, sfilare in corteo per pulirsi la coscienza, senza girare a guardare quella di scia di sangue che oggi ci si è ritorta contro.