di Marcello de Angelis (Secolo d'Italia)
Nel rinnovare la propria speranza nell’ Unione europea e una certa sfiducia per come a oggi sta procedendo, il presidente della Repubblica ha identificato come ostacoli maligni sulla strada del successo le “logiche nazionali” – che ha definito “miserabili” – e le “logiche egemoniche” che giudica “velleitarie”. Sui tentativi egemonici si può essere d’accordo, soprattutto perché l’unico vero è ed è stato quello tedesco, che ha frenato sin dall’ inizio la possibilità di una unione vera e rappresentativa. L’egemonia per un lungo tratto è stata a due, con la complicità francese. Nessuno però potrà dimenticare che è proprio a questo tandem che Napolitano e poi Monti si sono rivolti per trattare un re-ingresso dell’Italia nelle grazie dei mercati europei (tentativo d’ altronde fallito). Il riferimento alle “miserabili logiche nazionali” ricorda tanto ideologie passate che, francamente, di miserabile hanno avuto non pochi aspetti ed effetti. Si potrebbe anche giungere a sostenere – e noi lo facciamo senz’ altro – che la colpa maggiore della situazione scadente in cui si trova l’Italia sul piano politico, economico, ma soprattutto etico è stata proprio l’egemonia di culture assolutamente nemiche irriducibili delle logiche nazionali. Il patriottismo, anche quello economico, ci sembra molto meno miserabile del desiderio di asservimento, anche solo ideologico, ad altre nazioni. Anteporre l’interesse dei propri cittadini a quello altrui non ci sembra un crimine peggiore che asservire il proprio popolo a interessi stranieri. Oppure no?