venerdì 29 agosto 2014

Bravio delle botti:si importa il proibizionismo (circa 80 anni dopo)



di Gianfranco Maccarone

In questi giorni si è tenuta sul web un'accesa discussione tra i cittadini poliziani, se sia giusto o meno che le contrade servano bevande alcoliche.La questione è stata scatenata dal fatto che ci sono molti minorenni,o almeno così pare,che si aggirano in palese stato di ebbrezza per le vie del paese,facendo un sacco di danni.
Diverse le posizioni tenute:ci sono quelli del "laissez-faire",quelli del "se non mi ubriaco non mi diverto" e gli sceriffi del proibizionismo,che subito si sono sentiti investiti del compito di "moralizzare" la vita pubblica.
Non è tardata ad arrivare un'ordinanza comunale che vieta alle contrade ed a tutti i locali la somministrazione di superalcolici a partire dalle ore 23:00 per la restante durata del Bravio.
Quello che nella discussione si è perso di vista,a parer mio, è il lato comunitario della festa.
Il Bravio è una rievocazione storica che da molti anni anima le vie della nostra cittadina,un'occasione d'incontro e di formazione attraverso l'impegno contradaiolo,un mezzo utile per unire e formare i ragazzi della zona.
E' una manifestazione che oltre agli abitanti dei paesi limitrofi,attira turisti da tutto il mondo e rappresenta una risorsa economica non indifferente per il nostro comune.

Eppure,da un pò di tempo a questa parte,c'è sempre un drappello di persone che puntano il dito contro questa manifestazione per un motivo o per l'altro.
Quest'anno è la volta del problema rappresentato dall'abuso di alcol.
Ho molti amici e conosco molte persone che si impegnano nelle contrade dalla mattina alla sera e non solo per la settimana annuale di festa.
Trovo,perciò, estremamente disdicevole che vengano accusati di non controllare la buona riuscita delle feste da loro organizzate,quando è estremamente semplice per un minorenne fare scorte di superalcolici in un supermercato o farseli acquistare dall' "amico più grande",aggirando così l'ostacolo della legge.
Io rimango favorevole al divertimento responsabile perchè ci si può tranquillamente divertire senza abusare di sostanze alcoliche,ma ritengo inutile (se non controproducente) imporre dei limiti così restrittivi.

Questo genere di provvedimenti non va a colpire il minore che "si vuole prendere la sbronza",che in ogni caso può riuscire ugualmente nel proprio intento, ma proprio quelli che vorrebbero bersi un bicchiere di vino o di sangria in pace,magari dopo aver sgobbato tutto il giorno ai fornelli o a servire ai tavoli.
Se un minore eccede nell'uso di alcolici la colpa non è di certo delle contrade,ma dell'assenza delle famiglie e della comunità territoriale.
I modelli negativi che la società propone vanno a colpire proprio i ragazzini,i quali non avendone evidentemente altri ne sono le principali vittime.
Questo è un fenomeno che si propone quotidianamente e di certo non solo nella settimana di festa in paese,solo che durante l'anno passa inosservato,almeno per gli sceriffi,mentre in questi giorni a causa della grande concentrazione di giovani per le vie del borgo tutti se ne accorgono.
Il problema vero sollevato nella discussione di oggi e di ieri è l'abuso di sostanze alcoliche (che vale per tutti,giovani e meno giovani).
L'abuso in questione è frutto di una scelta del singolo.
Se il singolo decide di agire in questa direzione è perchè evidentemente c'è alla base qualche altro tipo di problema,che di certo non si risolve con ordinanze o controlli di stampo orwelliano,bensì riacquistando il senso della comunità per 365 giorni l'anno.Ognuno deve essere in grado di autolimitarsi e di darsi una regola senza questo genere di imposizioni.In medio stat virtus.
Vi sono già apposite leggi che regolamentano la materia senza bisogno di altre inutili norme,forse è il caso di iniziare a riscoprire il valore dei legami umani.
D'altronde la gioventù è lo specchio di ciò che una società trasmette e per dare l'esempio bisogna essere di esempio.