di Alessandro Scipioni (Il Giornale del Ribelle)
Ricordando i dolorosi giorni dell’inizio della Grande Guerra ad ormai un secolo di distanza, non si può non ricordare la figura di Carlo d’Asburgo, pronipote di Francesco Giuseppe che il 21 novembre 1916, a seguito della morte di quest’ultimo, prendeva le redini dell’Impero, in pieno conflitto, ad appena ventinove anni. Egli era un convinto sostenitore di una riforma federale e democratica della monarchia asburgica, oltre ad essere da subito desideroso di porre fine allo scontro fratricida che stava minando l’eurocentrismo. Sarà lui a concedere il Manifesto dei Popoli che aprirà chiaramente ad una riforma federale, su base ugualitaria per tutti i popoli facenti parti dei domini della duplice monarchia.
È fondamentale l’Austria- Ungheria per ogni europeista come esperimento di coesistenza tra Popoli dello stesso continente e per capire quale assetto dare ad una confederazione europea bisogna colmarne i limiti ed ampliarne i possibili gloriosi orizzonti. La politica dell’Impero si era consolidata sulla coabitazione di molti popoli, contro un nemico che sarebbe stato letale per un grande impero multietnico: il nazionalismo. Lo stesso Metternich aveva compreso che le forze centrifughe dei movimenti nazionalisti avrebbero stritolato l’Europa, l’avrebbero fatta a pezzi, ed in particolare ci avrebbero rimesso i grandi imperi sovrannazionali: quindi anche i due imperi a cavallo fra l’Europa e l’Asia, cioè quello russo e quello turco, ma soprattutto quello austriaco. I nazionalismi non avrebbero solo ucciso gli imperi sovrannazionali, ma anche la possibilità per le nazioni di vivere insieme sotto la stessa autorità e alla lunga avrebbero ucciso anche la pace ( un profeta se si pensa all’odierna frastagliata Europa). L’Austria – Ungheria non poteva rivendicare per se stessa il ruolo di paese guida delle ambizioni di grandezza delle popolazioni tedesche del continente. Ormai tale posizione le era stata strappata dalla Germania del Kaiser. Ma ciò comportava l’interessamento della monarchia Asburgica a lavorare alla realizzazione di un Impero di più popolazioni in seno ad uno stato mitteleuropeo. Un esperimento davvero erede dell’esperienza del Sacro Romano Impero e dei grandi tentativi di unione continentale. Un sogno che pervade la nostre terre ed i nostri cuori da molti secoli. In ciò è lucidissima la riflessione dello stesso Cardini che invita a valutare che oggi i grandi vincitori delle scelte di Francesco Giuseppe, gli stati nazionali, sono a loro volta alle corde mentre si tende sempre più a mete sopra nazionali e metanazionali, valutando che l’esperienza dell’Impero Asburgico era più lungimirante.
Complessa era l’architettura dell’Impero. L’Ungheria, a seguito dell'Ausgleich del 1867 veniva resa autonoma dall'Austria ottenendo una propria costituzione, una milizia territoriale autonoma rispetto a quella Imperiale, un parlamento sovrano ed un’amministrazione propria, si dovevano mantenere i comandi delle Forze Armate ed i ministri degli Esteri, delle Finanze, della Guerra. Questo compromesso rese giustizia alla “questione ungherese”, ma non altrettanto soddisfatte erano le altre etnie interne all’Impero che rivendicavano giustamente i medesimi diritti degli ungheresi. Ciò il nuovo sovrano lo aveva compreso.
Già il giorno successivo Carlo I emanò il suo primo proclama imperiale impegnandosi formalmente alla ricerca di una pace onorevole tesa a restituire ai popoli il bene supremo della armonia e della sicurezza, gravemente offeso dal conflitto.
Il 17 ottobre 1918, nella speranza di impedire con un estremo tentativo l’implosione della duplice monarchia, l’Imperatore Carlo decise di mettere in pratica i suoi stessi progetti di riforma in senso federale dell’Impero e promulgòmotu proprio il Manifesto dei Popoli. Con esso si impegnava formalmente a venire incontro ai desideri delle popolazioni dell’Impero in base a criteri naturali. L’Austria sarebbe divenuta una federazione nella quale ognuno dei popoli avrebbe costituito una propria comunità statale non pregiudicando l’unione dei territori della Corona, creando comunque un’entità polacca indipendente ed alla città di Trieste sarebbe stato attribuito uno statuto speciale. I popoli avrebbero eletto dei Consigli Nazionali, formati da parlamentari di ogni singola nazione riuniti in un parlamento per garantire ad ogni Stato autonomia senza pregiudicare gli interessi comuni.
Era una pietra miliare sul cammino della creazione di una Europa dei Popoli, era la vera possibilità di coesistenza di coabitazione tra europei. Ma le potenze anglosassoni istigando la Francia per orgoglio nazionale non vollero accettare la sopravvivenza dell’Impero Austriaco, creando al suo posto una moltitudine di piccoli stati, facilmente dipendenti dalla forte Inghilterra e nel complesso base di una debole Europa. Il Vecchio Continente era per la prima volta dipendente dal ruolo degli americani che avevano determinato l’esito della guerra, iniziava a profilarsi uno scenario nel quale l’Europa non sarebbe più potuta essere l’artefice della politica mondiale, perdendo anche la capacità di disporre del proprio stesso destino...
Il sogno di ogni anglosassone da oltre cinque secoli.