di Mario Vattani
Invece di pensare ai diritti dei lavoratori, la CGIL Esteri lancia una campagna denigratoria contro un singolo funzionario, Mario Vattani. Stavolta è accusato di lavorare.
Nei primi anni settanta, alla Farnesina c’erano i serpentoni.
Decine di impiegati si davano appuntamento – di solito nell’ufficio della CGIL – poi partivano tutti in fila, salivano al primo piano, e da lì iniziavano a girare per tutto il Ministero. Grida, botti, slogan, e soprattutto i famosi calci sulle porte, per intimidire non solo i diplomatici e i dirigenti, ma anche lo stesso Ministro.
Ebbene alle undici del venerdì 28 novembre 2014, ricevo direttamente in ufficio un’email dalla CGIL Esteri, che mi trasmette un volantino firmato da quell’organizzazione, con il titolo:
“Bentornato Ministro Vattani! Ringraziamo l’Amministrazione per la bella insperata notizia: era ora!”. Segue il testo di un articolo del Fatto Quotidiano, appena pubblicato online lo stesso giorno. Inutile starne a illustrare il contenuto, perché è zeppo delle stesse notizie travisate, tendenziose, che quel giornale ha fieramente disseminato sulla carta e via internet negli ultimi anni. Con una novità: il fatto apparentemente inaccettabile che io sia rientrato al Ministero, a lavorare. C’è una foto di me, e si fa riferimento nel titolo a uno stipendio di addirittura 130.000 euro l’anno – ovviamente omettendo che si tratta di una cifra lorda, da dividere a metà, e comunque più bassa di quella percepita da molti miei colleghi di pari grado.
Verifico se per caso il volantino sia già in distribuzione, e in effetti lo trovo ovunque, ad ogni piano, affisso sui muri, nelle bacheche, davanti a tutti gli ingressi del Ministero, distribuito anche sui tavolini dei bar, e nella sala ospiti.
La CGIL Esteri non riesce a mandare giù che io sia il figlio primogenito di Umberto Vattani, già Segretario Generale della Farnesina, e che sia entrato in carriera diplomatica nel 1991, peraltro primo del mio concorso.
Sono d’accordo, essere figlio di qualcuno non è certo un merito. Tuttavia, non riesco ancora a comprendere in che modo possa costituire un demerito.
Non ho mai visto che faccia abbiano gli impiegati del Ministero degli Affari Esteri che fanno queste affissioni selvagge, credendosi forse al collettivo studentesco. Loro però conoscono bene la mia, anche grazie a L’Unità, che per settimane la pubblicava quasi a piena pagina, a mo’ di foto segnaletica.
Non li conosco, ma le loro accuse sono sempre le stesse.
Sono stato iscritto al Fronte della Gioventù, e se è per questo anche al Movimento Sociale Italiano, un partito nelle cui file si sono formati molti protagonisti della vita politica italiana, ivi compresi un numero di Ministri e Sottosegretari, e almeno un Presidente della Camera. Non ho avuto paura dei serpentoni allora, e certo non ne ho paura adesso, quindi nessuno si illuda che camminerò rasente i muri, abbassando gli occhi davanti a qualche assurdo volantino.
Sono stato fotografato nel 2011 a Casapound, dove conosco persone che hanno avuto percorsi giovanili simili al mio, in partiti rappresentati democraticamente in parlamento. Non mi risulta che sia un’organizzazione criminale, quindi nessuna legge mi impediva di andarci allora, come nessuna legge mi impedirebbe di andarci oggi, o anche domani se decidessi di farlo.
Qualcosa mi dice che se fossi stato invece fotografato in un centro sociale occupato, di quelli da dove partono i gruppi di vandali che impunemente devastano le scuole, le università, che sfasciano e imbrattano negozi e automobili – quelli che hanno preso a sassate la macchina di Matteo Salvini, per capirci – non sarei stato oggetto delle attenzioni di quei giornali.
In ogni modo, quali che siano le mie opinioni personali, non riguardano il mio lavoro. Entrando in carriera ho giurato fedeltà alla Costituzione della Repubblica Italiana, e non sono mai venuto meno a quel giuramento. E’ una Carta fondamentale ispirata alla libertà, che grazie al cielo mi permette di avere le mie idee e anche di esprimerle.
Nel 2012 mi è stata comminata, oltre a un richiamo poi giudicato illegittimo, anche una sanzione molto severa. Pur contestandola, l’ho scontata tutta, ed ora – con buona pace della CGIL Esteri – sono in servizio a Roma, nel pieno delle mie funzioni, non a occuparmi di politica o distribuire volantini, ma a servire il Paese, come ho sempre fatto.
Trovo inaccettabile che pochi facinorosi possano impunemente tappezzare il Ministero degli Affari Esteri come fosse un liceo occupato, con volantini mirati non – attenzione – a riaffermare delle rivendicazioni per i lavoratori, ma al contrario ad attaccare in modo denigratorio una sola persona, un dipendente della stessa Amministrazione dello Stato, sperando forse di intimidirla.
Non esistono delle regole in questo Ministero? Stupisce allora come questi personaggi possano liberamente affiggere volantini deliranti e denigratori negli ingressi, nei corridoi, addirittura nella Sala VIP di questo Ministero, dove vengono accolti gli ospiti italiani e stranieri, gli Ambasciatori, gli stessi addetti diplomatici con i quali intrattiene rapporti la mia Direzione Generale, le stesse persone che io ricevo nel mio ufficio, per servizio.
Oggi è lunedì 1 dicembre, ed arrivando al lavoro ho trovato di nuovo quei volantini. Sono passati tre giorni. Ho notato che quando finiscono, vengono ristampati e distribuiti. Qualcuno ha intenzione di intervenire? Oppure è tornata l’epoca dei serpentoni?
Peraltro al di là dell’attacco personale, non si comprende che cosa viene contestato. Se alla CGIL Esteri hanno problemi nei miei confronti, che agiscano nelle sedi preposte. Che si rivolgano al Direzione del Personale.
Come è possibile che gli altri sindacati, e penso soprattutto a quello dei diplomatici, al SNDMAE, che in teoria dovrebbero occuparsi in primis dei diritti dei lavoratori, non rispondano nulla – nemmeno per correggere la ridicola somma indicata urbi et orbi come mio stipendio, lasciando credere a chi paga le tasse che un Ministro Plenipotenziario a Roma guadagna davvero 130.000 euro l’anno?
E’ davvero così tanta la fifa di quattro sconsiderati armati di fotocopiatrice a colori?
Visto che nessuno interviene, spero di non vedermi costretto a ricorrere io stesso a provvedimenti legali, a fronte del perdurare di questo atteggiamento aggressivo e denigratorio da parte di un sindacato che sembra aver dimenticato che la priorità è difendere il lavoro, non discriminare un lavoratore per ostilità ideologica.