mercoledì 17 dicembre 2014

Il cavallo di Troika



di Guido Rossi (L'Intellettuale Dissidente)

Da anni si pensa alla situazione della Grecia come alla fine che non si augurerebbe nemmeno al peggior nemico. Nello stesso tempo si è guardato e si continua a guardare terrorizzati al miserabile spettro della miseria che, tenebroso e paziente, aleggia sopra quella terra un tempo matrice d’eroi. Ma osservando con attenzione questo –o meglio- questi spettri, si potranno scorgere nitidamente piume e becchi, estese ali e potenti artigli. Avvoltoi, che altro? Quelle strutture pseudoeuropee che volano e attendono di poter saziare le loro fameliche fauci con le povere spoglie di questa nazione. Aspettano dunque, giacché sanno perfettamente che presto o tardi le trame da loro ordite sortiranno l’effetto voluto. Un cavallo non più di legno bensì finanziario, strumento d’inganno, che è stato accolto tempo addietro dai Greci (e dal resto d’Europa) quale mirabile dono.

Una Grecia dunque alla quale si promise prosperità e pace, salvezza e benessere, ricchezza. Parole che certamente suonarono accattivanti a quei discendenti di Mida, dal quale ereditarono l’avidità, ma non il celebre tocco. La colpa tuttavia non deve ricadere sulla sola Ellade, bensì su tutte quelle Nazioni (Italia compresa) che hanno permesso ad organizzazioni autoelette e “diversamente democratiche” di poter prendere decisioni sulle sorti di Stati –una volta- sovrani. Ammise infatti Barroso pochi anni fa: “l’Unione Europea è un antidoto ai governi democratici. I governi democratici sbagliano molto spesso, e questa è la ragione principale per la quale abbiamo bisogno della Ue: perché non è democratica![1]”.

E come dar torto al predecessore di Junker: è vero, i governi “democratici” sbagliano spesso, spessissimo. Sicuramente per aver dato seguito alle lezioni impartite dalla troika (il cerbero a tre teste, Ue, Fmi e Commissione Europea). Come si trova infatti la Grecia dell’euro? Una disoccupazione intorno (e oltre) al 25%, quindi un greco su quattro sta a casa. E non si sta parlando di “semplici” disoccupati, ma di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. In particolare circa il 40% dei bambini greci è in miseria estrema. Gente che di certo non può permettersi il mutuo e che quindi a viene privata della abitazione e messa in strada. Se ci sono proteste? Certamente. Ma è stato ripreso un decreto che prevede la galera per i lavoratori scioperanti. Nel frattempo, non mancano le manganellate. Se poi qualcuno necessita di medicarsi può andare tranquillamente nella prima farmacia che trova, e con qualche migliaio di euro(!) potrà acquistare i pochi farmaci necessari. Ma perché preoccuparsi in fondo? C’è l’Europa che interviene e la salva, giusto? Non proprio.

Cerchiamo di capirci. Con la moneta unica la Grecia – di suo già parecchio indebitata con l’estero – si trova una moneta forte rispetto alla sua piccola dracma. Di conseguenza, non esporta più nulla, e comincia ad importare. Nel frattempo si fanno necessari dei finanziamenti. Dlin, dlon, la troika suona subito alla loro porta. Aumenta il debito ed il denaro finisce nelle sole tasche dei tedeschi, le cui banche, di quel debito, possiedono una bella fetta. La situazione – ma che strano! – peggiora. Arrivano altri aiuti, addirittura dei “piani di salvataggio”. Ovviamente nessuno – tantomeno gli organi sovranazionali – conosce più la gratuità del dono, pertanto a detti “piani” segue una lista interminabile di richieste, quali soprattutto i tagli alla spesa pubblica (e quindi alla sanità, alla sicurezza, all’istruzione ecc), e privatizzazioni (che ovviamente per mancanza di liquido non finiranno in mano a privati greci – se non a qualche “Onassis” di turno– bensì a stranieri, gli stessi che regolano questi meccanismi extraeuropei). “Ma come? Dopo tutte queste scialuppe – fallate – ancora rischiate di affogare? Ma è veramente incredibile ciò! Non preoccupatevi, ecco altri fondi, in cambio – una sciocchezza –,vi commissariamo”.

Cosa significa un commissariamento da parte della Troika? Che quest’ultima porterà risorse allo Stato altrimenti non in grado di finanziarsi autonomamente sul mercato. Risorse che ancora una volta non si tradurranno in investimenti ed interventi statali (la vera cura!), proprio perché di contro sono stati imposti i citati tagli. E come sempre, il “commissario” chiede nuovo e continuo rigore, perciò ancora tagli e privatizzazioni, fino a quando anche l’ultimo brandello di Grecia non sarà ridotto ad ossa e cenere. Buona parte dei cittadini della penisola greca tuttavia non sembra ancora capacitarsi di chi siano le colpe e le responsabilità, né rendersi conto che l’affilata mannaia del boia Troika sta per scendere su di loro. I prossimi nella lista, è evidente, siamo noi. È l’ora di svegliarsi.



[1] Daniel Hanna, “The EU is an antidote to democratics governments, argues President Barroso”, The Telegraph, 01-10-10