di Marcello Veneziani
Ha fatto molta impressione in Francia il libro di Michel Houellebecq, Sottomissione, che immagina nel 2022 la vittoria degli islamici alle urne, perché nel ballottaggio, pur di non far vincere Marine Le Pen, la sinistra e gli altri partiti votano per il candidato musulmano.
Il tema è, come suol dirsi, sensibile in Francia dove la presenza islamica è cospicua e Hollande sta aprendo molto ai migranti. E se invece succedesse da noi? L'ipotesi mi sembra meno peregrina che in Francia per varie ragioni. Siamo meno vaccinati, più accoglienti, più permeabili e più arrendevoli dei francesi, abbiamo un amor patrio più flebile, veniamo da decenni di demagogia terzomondista e filo-araba, il tema delle porte aperte domina a livello politico, sociale e pastorale. E non abbiamo alcun argine simile al Front national. Poi siamo il paese d'occidente geograficamente più vicino, in linea d'aria e d'acqua, ai paesi islamici, in alcuni casi anche storicamente; alcune nostre aree arabeggiano in stato avanzato, alcuni nostri centri sono ridotti a casbah, il kebab sta soppiantando la pizza e il narghilé va più forte della sigaretta elettronica.
Poi alcune figure politiche nostrane scopiazzano i muezzin: dopo il flop di alcuni surrogati, come il mullah Grillo e l'ayatollah Casaleggio, la califfa Boldrini e l'imam Vendola, non resta che provare con gli originali...Dopo Napolitano, un Turco napoletano al Quirinale o un Totò le mokò al posto di Matteo le cocò non sono poi così surreali. Allora si che ne vedremmo di tagli...