di Marcello Foa (Il Giornale)
Chi frequenta questo blog sa quanta stima io abbia per Alberto Bagnai, benché provenga da un mondo diverso dal moi : lui è di sinistra e io di sinistra non sono mai stato. Ma è un intellettuale libero, un uomo che si interroga, che cerca risposte autentiche, che rifugge verità di comodo. Per questo a sinistra, oggi, non lo amano. L’ho scoperto leggendo il suo primo saggio "Il tramonto dell'euro" e da qualche mese condividiamo l’avventura in "A/simmetrie". Da pochi giorni è uscito il suo secondo libro "L'Italia può farcela", che a mio giudizio è migliore del primo.
La tesi è decisamente controcorrente : in un’epoca di disfattismo imperante e di autoflagellazione, Bagnai ha scritto un libro quasi patriottico, benchè per nulla emotivo. Non è un libello, né un pamphlet ma un saggio vero, documentato, strutturato, come conviene a un professore universitario ma scritto con il brio e il sarcasmo della grande penna. La tesi è audace perché invoca la capacità di riscatto di un popolo, la fede nella sua imprenditoria e in un tessuto economico che, per quanto deprecato, ha garantito all’Italia per mezzo secolo una crescita industriale impressionante e che ora si affloscia sotto i colpi di un sistema implacabile, devastante eppur impalpabile: quello della moneta unica.
Bagnai da par suo smonta, con nuove argomentazioni rispetto al Tramonto dell’euro, il pensiero dominante, mainstream, che accomuna economisti e giornalisti nel presentare l’euro come un dogma intaccabile, sacro, inviolabile.
Non è un iconoclasta, né un provocatore, ma un italiano mosso dall’impulso irresistibile di fare qualcosa per salvare il proprio Paese.E ha il merito, in un’epoca di appiattimento intellettuale, di proporre riforme e percorsi di uscita originali, audaci, basati non sull’ideologia ma su un’osservazione disincantata della realtà. E’ più liberale di molti liberali di facciata ma non si vergogna ad invocare l’intervento dello Stato quando lo ritiene indispensabile o perlomeno il male minore rispetto a una situazione sociale ed economica che oggi è devastante e senza speranza ; lo fa senza timore di indispettire renziani e piddini.
Sorprende sempre e costringe il lettore a pensare, a non arrendersi, ad interrogarsi anche quando chi legge legittimamente dissente dalle tesi del libro. E ad allargare la riflessione. Bagnai – e non è un mistero – propone l’uscita dell’Italia dall’euro, ma non si limita alle argomentazioni economiche. Coglie nel segno evidenziando i rischi impliciti di una costruzione monetaria che sta di fatto smantellando i capisaldi della nostra convivenza civile.
L’affermazione è forte : chi oggi difende l’euro è contro la democrazia.
Forte ma tutt’altro che impropria. Questa Europa ci sta privando silenziosamente di tutto, soprattutto della libertà di decidere, di cambiare, di scegliere a chi affidare il destino di un Paese, di cambiare politca economica e anche quella sociale. I governi e i parlamenti si trasformano in simulacri del potere o, se preferite, inreality della democrazia, dove l’apparenza è tutto ma chi decide davvero è lontano, appartiene a lobby europeiste, a élite tecnocratiche, che sanno usare l’Unione europea a fini propri e senza vera alternativa.
Una dittatura invisibile che si impone tramite l’euro, che si trincera dietro l’inviolabilità della Bce, che deprime i singoli Paesi depotenziandoli con una legislazione europea sovente assurda e prevaricatrice, che ci sta portando via oltre alla democrazia, lo stato di diritto, la sovranità, la libertà di intraprendere, la giustizia sociale e che punisce sia i piccoli imprenditori che gli operai. Ingiusta con tutti.
E’ a questa Europa che Bagnai dice basta. Con il coraggio che gli è proprio. E una convinzione nel cuore : l’Italia può aprire gli occhi. E farcela, anziché morire di inedia da euro.