sabato 29 dicembre 2012

La disoccupazione è la grande paura



di Andrea Angelini (Rinascita)

Finire disoccupati è la paura più grande dei cittadini europei.
Una paura sentita dal 48% dei cittadini del’Unione che in Italia sale al 51%. E le prospettive sono tutt’altro che incoraggianti considerato che la Banca centrale europea ha stimato che la situazione peggiorerà anche nel 2013. Il sondaggio semestrale di Eurobarometro rispecchia comunque una maggiore fiducia rispetto al rapporto precedente con un 41% (+1%) di cittadini europei che ritengono che l'Unione europea stia andando nella giusta direzione per uscire dalla crisi ed affrontare le nuove sfide globali.
Secondo quello che è un ufficio studi della Commissione europea, e le cui conclusioni per tale motivo dovrebbero essere prese con le pinze, i cittadini continuerebbero a vedere nell’Unione il soggetto più efficace nell’affrontare gli effetti della crisi economica. E molto di più dei governi nazionali. Una affermazione piuttosto difficile da sostenere soprattutto in quei Paesi nei quali l’applicazione delle misure ultraliberiste imposte dalla Commissione europea ha provocato i disastri che sono davanti agli occhi di tutti. L’Unione e la Commissione avrebbero il 23% del gradimento. A ruota seguono i governi nazionali (20%) e il Fondo monetario internazionale (15%).
Le preoccupazione più sentita dai cittadini europei a livello personale è l'inflazione (44%). A livello nazionale c’è la disoccupazione (48%). Seguono la situazione economica generale (37%), l'inflazione (24%) e il debito pubblico (17%).
Nei giorni scorsi sono stati resi noti anche i risultati dalla III indagine Isfol sulla qualità del lavoro in Italia dalla quale emerge incredibilmente un Paese ideale e senza particolari problemi. La maggioranza dei lavoratori italiani si ritiene soddisfatta del proprio lavoro. Con un 20% che dice di esserlo molto e il 67,8% abbastanza. Soltanto un 11% è poco soddisfatto ed un 1,7% è del tutto insoddisfatto. La poca soddisfazione deriva in particolare dalla consapevolezza di avere poche prospettive di migliorare la propria carriera e ricevere mansioni più elevate (un 58% del totale) e di aumentare il livello della retribuzione (54%).
La crisi e la recessione continuano comunque a fare sentire i loro effetti. Quest’anno la disoccupazione ha subito una vero e proprio balzo passando dall’8,4% del 2011 ad un livello tra il 10,8% e l’11,2%. Per un Paese come l’Italia che godeva di un diffuso sistema di legami sociali e familiari a livello locale in grado di fungere da contrappesi, si tratta di un dato preoccupante che ci porta alla pari di altri Paesi nei quali è il Libero Mercato, duro e puro, a creare occupazione.