domenica 30 dicembre 2012

Oltre la retorica di Eataly, il Governo Monti è contro i prodotti locali


di Federico Cenci

Sei mesi fa, durante l’inaugurazione dell’importante sede romana della sua catena, il grintoso fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, ebbe a dire parafrasando Dostoevskij: “La bellezza ci salverà”. Non c’è che dire, l’intuizione che l’ha spinto a intraprendere questa attività è - da un punto di vista imprenditoriale - molto bella (o, almeno, alquanto redditizia). Quell’affermazione, tuttavia, apparve a molti piuttosto spavalda, giacché pronunciata all’interno di un grigio titano di cemento - di quattro piani e 16mila metri quadri - che è poco aderente a un’accezione di bellezza. Un fabbricato, tra i tanti finiti presto in stato d’abbandono, che i mondiali di calcio “Italia ‘90” portarono in dote alla città di Roma. Con buona pace dei suoi fin troppo pazienti abitanti.

Accordo tra Eataly e Ntv
Quelle polemiche appartengono però al passato. Oggi i commenti critici hanno ceduto il passo agli elogi. Elogi che durante la mattinata di giovedì hanno accompagnato la presentazione dell’accordo che Eataly e l’azienda Ntv (Nuovo Trasporto Viaggiatori) hanno sottoscritto con il Ministero dell’Ambiente per dar vita a un progetto di riduzione delle emissioni di Co2 che sorgerà a Torino. All’incontro dal titolo “Il buono del progresso sostenibile. Il Made in Italy che salvaguarda l'ambiente” era presente, al fianco di Oscar Farinetti e Giuseppe Sciarrone (amministratore delegato di Ntv), Corrado Clini, ministro dell’Ambiente.

Quest’ultimo ha sfoggiato a parole, davanti ai taccuini dei giornalisti presenti, la sensibilità verso i prodotti italiani che caratterizzerebbe il Governo Monti. Il ministro Clini ha quindi ricordato: “Sono stati firmati vari accordi con imprese italiane finalizzati a far emergere il valore aggiunto della qualità dei nostri prodotti e dei nostri processi produttivi”. Egli ha poi lasciato la sala con un laconico giudizio e un incitamento finale: “Siamo i primi in moltissimi campi; basta piangere, avanti di corsa con le cose che sappiamo fare”.

Governo contro prodotti locali
Peccato però che a ostacolare questa corsa vi sia di mezzo proprio lo stesso Governo Monti. È notizia del luglio scorso che l’Esecutivo ha deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale una legge della Regione Calabria(1) atta a “sostenere il consumo di prodotti agricoli anche a chilometri zero”. Quale infrazione sarebbe contenuta in questa legge regionale tale da rendere il Governo così sollecito nel tentativo di bloccarne l’attuazione? Ebbene, è stato lo stesso Consiglio dei Ministri a rispondere ai curiosi: la presenza di disposizioni che, nel favorire la commercializzazione di prodotti locali, violano la libera circolazione delle merci in contrasto con i principi comunitari. Ergo, le leggi a tutela dei prodotti locali non s’hanno da fare.

La tutela delle multinazionali, la morte delle piccole imprese
Questo ricorso, per chi ha memoria e voglia di ricordarlo, è come un’abrasione che scalfisce le belle parole pronunciate a Eataly dal ministro Clini. Soffoca il tentativo di rilanciare l’agricoltura italiana e favorisce ulteriormente le multinazionali. Un asse Roma-Bruxelles teso alla tutela del capitalismo e all’incremento del triste fenomeno dell’abbandono delle terre. Già nel 1998, infatti, la Comunità europea emanò una direttiva - confermata da una sentenza della Corte di Giustizia europea del 12 luglio scorso - che riserva alle multinazionali la commercializzazione e lo scambio delle sementi vietandolo agli agricoltori. Nessun Governo - né italiano né di ciascuno degli altri 26 Paesi dell’Ue - si è preoccupato di far rilevare che quella direttiva europea, concedendo l’esclusività del commercio alle sole ditte sementiere, è anch’essa da considerare un ostacolo al libero mercato.

Un’omissione che conferma che almeno nell’Ue sono tutti d’accordo: il mercato è da ritenere libero soltanto quando asseconda la bramosia dei pochi e schiaccia le piccole imprese locali. Di bello, in questo tentativo di omologazione che premia le multinazionali, non c’è proprio nulla. È una cappa, grigia come l’edificio che ospita Eataly, la quale opprime la cultura e le tradizioni locali, e strangola la sovranità anche in campo alimentare. Senza scomodare Dostoevskij, chissà se Farinetti - insignito di riconoscimenti per la sua attività imprenditoriale eco-sostenibile - conviene con questa considerazione.



(1) legge regionale n. 22 del 2012 della Regione Calabria