di Antonio Panullo
I leader dei Paesi occidentali non si avventureranno in una lunga operazione militare in Siria perché tutti «capiscono che gli sviluppi nel Paese non sono una rivoluzione popolare o una domanda di riforme. Questo è terrorismo»: lo sostiene il presidente siriano Assad in una intervista al quotidiano russoIzvestia. Assad ha definito «insensate» le accuse occidentali su un attacco chimico effettuato dal suo regime e ha avvertito gli Stati Uniti che i loro progetti di un intervento militare in Siria sarebbero destinati al fallimento.
Se gli Usa decidono di «attaccare la Siria o intromettersi ulteriormente nel Paese – sostiene Assad – falliranno come in tutte le precedenti guerre che hanno scatenato, dal Vietnam ad oggi. L’America ha preso parte a molte guerre ma non ha mai raggiunto i suoi obiettivi politici per i quali aveva scatenato quelle guerre», prosegue il leader siriano. «Ha fallito nel convincere il suo popolo multietnico della giustezza di quelle guerre, come pure ha fallito nell’instillare la sua ideologia negli altri Paesi», aggiunge. Assad rileva inoltre che in Siria la situazione è diversa da quella di Egitto e Siria, dove «lo stesso scenario delle rivoluzioni arabe ha cessato di essere convincente.
Essi possono cominciare qualsiasi guerra, ma non sanno quanto durerà e quanto si estenderà», conclude rivolgendosi di nuovo agli Usa. Il presidente siriano ha dichiarato che «sin dall’inizio della crisi, Usa, Francia e Gran Bretagna hanno tentato di fare un’invasione militare ma sfortunatamente per loro le cose hanno preso una piega diversa. Hanno tentato – dice – di convincere Russia e Cina a cambiare le loro posizioni al consiglio di sicurezza Onu ma non ci sono riusciti. Hanno fallito nel convincere i loro popoli e il mondo intero che la loro politica in Medio oriente è intelligente e utile».
Il regime siriano ha accusato bande terroriste di aver aperto il fuoco contro il convoglio di auto degli ispettori Onu diretti a sud di Damasco per indagare sull’uso di armi chimiche contro civili il 21 agosto scorso. Lo riferisce la tv di Stato siriana. In precedenza attivisti avevano riferito che a sparare erano stati i lealisti. I cecchini che hanno aperto il fuoco contro il convoglio di auto degli ispettori Onu incaricati di indagare sul presunto uso di armi chimiche in Siria non sono stati identificati.
Lo ha detto un portavoce dell’Onu. «Il primo veicolo del team di indagini sulle armi chimiche è stato colpito deliberatamente varie volte da cecchini non identificati nell’area della zona cuscinetto. L’auto – ha aggiunto – non è più utilizzabile. Infine, In una telefonata di Sergej Lavrov al suo omologo Usa John Kerry, il capo della diplomazia russa ha sottolineato che le «dichiarazioni ufficiali fatte negli ultimi giorni da Washington sul fatto che le truppe americane sono pronte ad intervenire nel conflitto siriano sono viste con profonda preoccupazione da Mosca.
Si ha l’impressione che certi circoli, inclusi quelli sempre più attivi nei loro appelli per un intervento militare scavalcando l’Onu, stiano francamente tentando di spazzar via gli sforzi comuni russo-americani degli ultimi mesi per convocare una conferenza internazionale per una risoluzione pacifica della crisi», si legge in un comunicato del ministero degli Esteri russo. Domenica il presidente Valdimir Putin ha ricordato agli Usa l’Iraq, quando una guerra fu scatenata sostenendo che Baghdad aveva armi chimiche, che invece non aveva.