di Marcello Veneziani
Anima e corpo, che fai, ripieghi nel tuo petto come il ribelle di Junger?
Cerco un punto di partenza dopo la caduta di ogni orizzonte storico e metastorico. E non si può che ripartire dall'anima e dal corpo che sono tutto quel che siamo al netto di ogni altra cosa. L'essenziale, l'autentico, l'originario. L'anima è intesa come una patina di vaghezza per definire l'ineffabile, funziona bene come titolo di cd, canzoni, terapie, percorsi di benessere. Il corpo è invece un'ossessione in salute, performance e giovinezza, c'è un morboso attaccamento e insieme la voglia radicale di abolirlo, di modificarlo. Io parto dalla storia universale dell'anima e dalla storia intima e puerile del corpo, per poi indagare i rapporti tra i due.
Cosa risalta agli occhi quando li affronti?
Da una parte, parlando d'anima, hai l'impressione di toccare qualcosa che si è atrofizzato, un'energia spirituale che non riusciamo più a capire, come se si fosse disattivata una facoltà. Dall'altra, parlando di corpo, noti una specie di horror fati, di orrore della propria condizione, una voglia di modificare i corpi o perfino abolirli, come se la natura fosse la prigione da cui evadere.
E tu proponi un ritorno alla dimensione intima e all'interiorità?
No, nessun intimismo, io propongo di ripartire mettendo a nudo l'anima e il corpo. Ma col proposito di uscire dalla gabbia dell'Io e scoprire i nessi che ci legano al mondo, ritenendo che l'anima sia il punto in cui si concentra la nostra identità ma anche il luogo in cui ricongiungersi all'Essere, rifluirvi. L'anima è il respiro dell'Essere; quel fiato ci anima ma proviene da un'origine e vi ritorna.
Ma l'anima può avere un luogo, può essere localizzata?
L'anima non abita dentro un corpo o un luogo più di quanto un corpo o un luogo non viva dentro l'anima. Mi addentro nelle case dell'anima, nel genius loci, nei luoghi e nelle figure che li vegliano, come gli angeli. Ma l'anima è un ponte più che un sito.
Non c'è una sola citazione nel libro, né un autore né un testo. Strana scelta, perché?
Perché ho voluto raccontare un pensiero, in modo diretto e concentrato, senza disperdersi. Chi conosce, riconoscerà le allusioni a testi e autori, chi non conosce magari ne resterà incuriosito, ma in un'opera che cerca l'impersonalità, gli autori, a cominciare da me, sono solo postazioni, figure, ombre dell'Autore.
Ho difficoltà a inserire questo libro in un genere, come lo definiresti?
Anima e corpo non rientra in alcun genere e rifiuta di arrestarsi davanti a una soglia: no, questa è letteratura o questa è psicologia. Se indaghi su anima e corpo non puoi tener fuori, per dire, Rilke o Proust, Eliade o Jung, Plotino o il Papa, solo perché entri in un altro campo. Qui il campo è l'anima, non scrivo per accademia o per discipline.
L'anima coincide con la coscienza?
La coscienza è una facoltà dell'anima che vigila tramite la mente e assume consapevolezza e responsabilità rispetto alla vita, al mondo e al nostro agire.
Trattando d'anima entri nella prospettiva religiosa ma senza riferimenti cristiani…
L'anima è per così dire un “corpo estraneo” alla cristianità, vi approda per altre vie, filosofiche e non solo, con il platonico Agostino. L'anima deriva da Pitagora e Platone, o proviene dagli spiriti metafisici d'Oriente. Per i cristiani c'è lo spirito e c'è la carne. Il senso universale e non personale di anima si ritrova nello Spirito Santo, di cui Gioacchino da Fiore annunciò l'avvento dopo l'età del Padre e l'età del Figlio.
Poi ti soffermi sul Pescatore d'anime, il Pietro di oggi, Papa Francesco...
Sì, sulla sua simplicitas che accompagna l'eclissi del sacro e l'esaltazione del santo, la sua religione così domestica e puerile, periferica rispetto al luogo in cui si costituì e dove poi sorse la scristianizzazione, l'Europa. È il risveglio o l'eutanasia della fede?
Sei critico sul tentativo di fondare la missione cristiana nel nome dell'amore
L'amore è predilezione, dunque da un verso è il contrario della giustizia perché non dà a ciascuno il suo; e dall'altro non si sposa con la carità, perché è elettivo mentre la carità è universale, non fa distinzioni se non di urgenza. Dedico un capitolo all'amor profano e alla patologia dell'unicità (tu solo, unico e insostituibile). In ogni vero amore combaciano anima e corpo; anche quando non c'è sesso, c'è cura e premura. Un amore disincarnato tra persone non è amore. Amare è resistere alla morte, a-mors.
Tramite l'amore torniamo alla realtà e allo spirito del nostro tempo...
Osservando la vita quotidiana, la sfera politica, economica e sociale, il pensiero, noto i segni di una perdita della realtà. Scompare la realtà e mentre è esaltata, viene negata pure la natura. Viviamo in una bolla, non solo speculativa ma mediatica e tecnologica che ci separa dalla realtà, dalle anime e dai corpi e ci rende automi oltreché artificiali.
Un mondo senza via d'uscite nella realtà; messaggio disperato, allora?
Speranza e disperazione sono stati d'animo, non sono la verità delle cose. Sono pre-visioni, non visioni. E a una visione della vita si deve tornare, in un percorso che nutra l'anima, la coltivi, in relazione al corpo e alla vita. Educare... Incarnare l'anima e ritrovarla al centro della vita per non finire in balia del tempo, del corpo e della morte. Vivere è connettersi, la morte è sconnessione, perché separa anima e corpo. Ma poi congiunge su altri piani. Una scintilla di fiducia illumina oltre la catastrofe...
Quale verità ti ispira nel sostenere queste cose, quale lume, fede o tradizione?
Nessuno detiene le chiavi della verità ma ciò non significa che non esista. Quel che sostengo è frutto di pensiero, scommessa e intuizione, visione, cultura e tradizione rapportati all'esperienza della vita, ma la verità non è dentro di me, semmai io sono dentro la verità, ne abito uno spicchio. Vi sono poi altri spicchi di verità ignoti a noi che sappiamo di non sapere. La massima aspirazione per un uomo non è avere la verità ma essere nella verità. La verità non è in me, ma la mia aspirazione è animarmi in Lei, dentro di Lei. L'uomo, al più, ha tensione di verità, ha passione del vero.
Non hai accennato per niente alla politica, che pure avrebbe bisogno di un'anima...
Vent'anni fa quando nacque Forza Italia scrissi un editoriale su l'Indipendente sul tema la destra ha bisogno di un'anima; mi telefonò Berlusconi e mi disse che erano agli inizi ma si stavano attrezzando e mi cantò in anteprima l'inno di Forza Italia. Per lui l'anima era l'inno... Per An l'anima era tabù, temeva l'accusa di apologia del fascismo... e per la Lega l'anima è una cosa che fanno a Roma, mentre a Nord c'è la padanima...Scherzi a parte, è difficile trovare l'anima in politica, semmai si tratta di salvare l'anima dalla politica. Poi certo, in linea di principio, alla politica manca proprio un'anima, i leader sono seduttori non carismatici, mancano le passioni ideali.
Da La cultura della destra ad Anima e Corpo, cosa c'è in mezzo a questo passaggio?
C'è Plotino e c'è Seneca, c'è l'Amor fati e la Sposa Invisibile, c'è il Viandante e ancora altro... E c'è un cambiamento di vita: c'è la solitudine dopo la famiglia e gli amori, c'è la perdita dei cari, c'è l'età, c'è il disincanto totale, c'è il rifiuto di andare in tv e in vetrina, c'è l'abbandono di incarichi, premi letterari e altro, c'è la rinuncia all'auto, c'è il ritiro a Talamone, c'è il liberarsi per gradi da quella gabbia opprimente che è l'Ego...