di Gerardo Adami (barbadillo.it)
L’ultimo saggio di Giulio Tremonti si intitola “Mundus Furiosus”, testo prezioso perché l’intellettuale socialista riaggiorna la sua analisi politica sulla degenerazione del mondialismo e sullo strapotere della finanza. L’ex ministro si è confrontato sull’attualità politica ed economica con una brillante intervista concessa a Linkiesta, firmata dal direttore Francesco Cancellato.
La caduta dell’impero romano
“Lo scenario va oltre i confini dell’Europa e c’è il rischio che coincida con la crisi della società occidentale. Se vogliamo far finta di essere persone di cultura, possiamo rifarci a “Declino e caduta dell’Impero Romano” di Gibbon. La storia dell’impero romano da lui narrata si chiude con la tragedia finale, con la caduta. Una dinamica che si sviluppa su due piani e con due traiettorie. Sul piano orizzontale, Roma si estende troppo, va quasi oltre i confini della natura. La traiettoria verticale è quella della caduta dei valori. Ora, è vero che la storia non si ripete mai per identità perfette, però qualche analogia c’è. E va considerata proprio per evitare all’Occidente di fare una fine come quella di Roma”.
La solitudine nella moltitudine
“Ricorda l’antico slogan rivoluzionario “collettivizzazione ed elettrificazione”? Uno slogan nuovo e molto più vasto è “globalizzazione più rete”. Questa combinazione non solo estende, ma dilata i confini dello spazio. Aggiunge e sovrappone alla realtà fisica una dimensione metafisica. Lo vede scorrendo dalla finanza forzata per algoritmi con frequenza parossistica, lo vede nell’annichilamento delle masse, nella solitudine nella moltitudine, generata dagli smartphone, lo vede nella caduta delle antiche gerarchie nell’anarchia, lo vede nella micidiale combinazione tra arcaico e ultramoderno propria delle immagini usate sulla rete dal terrorismo. Se vogliamo sdrammatizzare, un sistema di videogame. Parlando della finanza usavo l’immagine della sequenza dei mostri in arrivo. Se il videogame della finanza è dominato dall’idea irresmposabile del lucro, altri sono dominati dalla cifra del terrore. Si tratta di cose totalmente diverse, ma si collocano comunque tutte nella dimensione estremizzata del nuovo spazio”.
La tragedia dell’identerminatezza identitaria dell’uomo
“Nel mondo in cui siamo entrati, si troverebbe benissimo Eliogabalo con il suo speciale set di valori e stili di vita. Un mondo molto lontano da quelle che sono state le radici della vecchia Europa e penso anche dell’Occidente. Un mondo neanche tanto pagano, quanto piuttosto dionisiaco, panteista. Un mondo in cui si ammettono per lo stesso individuo identità multiple. Per esempio, uomo di giorno, donna di notte. Un mondo in cui un matrimonio si celebra con un clic, in cui la dieta prende il posto di Dio, l’estetica il posto dell’etica”.
Il ruolo della televisione
“Chi migra non è un barbaro. Comunque, i barbari non avevano la televisione, ma comunque “sapevano” dell’esistenza di Roma. Questi non sono barbari e hanno le televisioni. È la televisione il motore virtuale che muove le masse. Un motore più forte dei motori a scoppio. È un processo che ha alla base masse di persone che si spostano da sud a nord. A lato ci sono i nuclei rivoluzionari, prima Al Qaeda, ora l’ISIS”.
Di troppa finanza si muore
“Di troppa finanza si muore. E muore la finanza stessa. E non per caso ma pour cause, Marx vede nei tassi zero la fine del capitalismo. Qui c’è il rischio di una finanza insufficiente per eccesso. Quasi quasi è più capitalistico il falsario di Napoli che che in tempo reale, con perfetta tecnologia, riproduce le nuove banconote da 20 euro. L’effetto ricchezza di Napoli non è poi tanto diverso dall’effetto ricchezza di Francoforte”.
Italia vicina a un nuovo 1992
“La mia impressione è che la situazione attuale sia abbastanza simile a quel che è già successo nel 1992. Molto simili gli elementi della confusione e della illusione. Del resto, nella storia quello italiano è il laboratorio politico per eccellenza. E lo vedi nei numeri. Tu oggi hai il 50% degli aventi diritto che non vota, equamente distribuito da chi lascia fare e da chi è schifato dalla politica. L’altro 50% va poi nettizzato di almeno un 5% di voti bianchi o nulli. Inoltre, all’interno di quel meno della metà che vota hai la prevalenza delle forze che il pensiero convenzionale definisce nella migliore delle ipotesi, anti-sistema, nella peggiore – meglio, in quella che per loro è la peggiore – come populiste. In questo scenario, se vuoi recuperare voti, non devi parlare ”da politico di politica“. L’unica via è quella della realtà. Tentando di intercettare i bisogni e le speranze dei popoli. In ogni caso dal basso e non dall’alto. E in ogni caso, dalla verità e non dalle bugie”.