di Valerio Pugi (Secolo d'Italia)
I tagli imposti dalla legge di spending review e da quella di stabilità sono «inapplicabili», tanto che «per il 95% delle aziende sanitarie la politica di rigore si tradurrà in una riduzione dei servizi e delle prestazioni rese ai cittadini». A lanciare l’allarme è il presidente della Federazione italiana di Asl e ospedali (Fiaso), Giovanni Monchiero, presentando ieri una ricerca condotta tra le stesse aziende sanitarie sullo stato di attuazione della spending review in sanità. L’indagine Fiaso è stata condotta su un campione rappresentativo di 45 tra Asl e ospedali (il 20% del totale) e scatta la fotografia sui risultati ottenuti dalle aziende sanitarie e ospedaliere nella ricontrattazione dei contratti di fornitura di beni e servizi. Punto di partenza è la spending review della scorsa estate, che imponeva alle aziende di tagliare del 5% i contratti di fornitura, che vanno dai servizi di lavanderia e mensa ai dispositivi medici come le protesi e le risonanze magnetiche. Un taglio che la legge di stabilità, in via di approvazione in Parlamento, ha poi raddoppiato portandolo al 10% nel 2013. «Purtroppo – avverte Monchiero – i primi segnali non sono positivi e molte aziende si vedono già costrette a tagliare su altri fattori produttivi, come ad esempio il personale, oltre a quei servizi territoriali dove è più facile intervenire, come l’assistenza domiciliare o quella agli anziani nelle case di riposo». Da tutta l’Italia – afferma Monchiero – «arrivano segnali inquietanti, regioni virtuose incluse». L’obiettivo dei tagli imposti è dunque irrealizzabile, poiché – rileva la Fiaso – «nell’anno in corso i fornitori, in media, hanno concesso sconti solo del 2%, mentre la riduzione attesa per il 2013 cresce appena al 2,6% contro il 10% programmato dalla legge di stabilità». Inoltre, proprio le Regioni più virtuose, che non sono in piano di rientro, sono quelle più in difficoltà, con sconti che toccano appena l’1,8% nel 2012 e l’1,9% nel 2013. Segno – avverte la Fiaso – che «i tagli lineari finiscono per penalizzare chi è stato fino ad oggi più efficiente e non quindi nella condizione di ottenere altre riduzioni di prezzo da contratti già ridotti all’osso».
E’ soprattutto sulla manutenzione degli impianti che si sono abbattuti i tagli delle aziende ospedaliere per ottemperare all’obiettivo del 5% di riduzione dei prezzi per il 2012 e del 10% per il 2013 previsto dalla spending review e dalla legge di stabilità. Ad essere state maggiormente «aggredite» dalla rinegoziazione dei contratti – afferma la Fiaso – «sono state quelle funzioni accessorie, quali la manutenzione di impianti, tecnologie e beni non sanitari, dove gli “sconti” sono stati in media del 3,4%, quindi superiori alla media. Appena sopra la quale si sono collocati anche gli acquisti di beni non sanitari, con la riduzione dei costi del 2,5%». Meno bene è andata invece per i servizi non sanitari, come quelli di mensa e pulizia, dove non si è andati oltre a riduzioni medie di spesa dell’1,9%. Per i dispositivi medici – tra i quali apparecchiature delicate come Tac, Risonanze o stent coronarici – la riduzione di costo è stata di un «modesto» 1,6%. Come dire – sottolinea la Fiaso – «che per ottenere i risultati auspicati dalla spending review bisognerebbe agire riducendo la qualità di dispositivi e apparecchiature dai quali dipende la salute delle persone». Le aziende ospedaliere hanno comunque tutte attivato procedure di rinegoziazione con i fornitori: il campione delle 45 aziende dell’indagine ha in media contattato 212 ditte, con esiti però negativi nel 44% dei casi, mentre le negoziazioni conclusesi positivamente sono solo il 28%. Nel 60% dei casi – rileva l’indagine – tutto ciò «ha comportato una riduzione dei volumi o dei contenuti delle prestazioni». Dal taglio dell’acqua per i ricoverati alla somministrazione di farmaci col contagocce ai pazienti: sono questi alcuni esempi simbolici dei tagli evidenziati dalla Fiaso. «Alle Molinette di Torino – rivela la Federazione – si stanno somministrando ai pazienti farmaci con il contagocce; alcune Asl laziali hanno comunicato a voce o per iscritto ai pazienti, nutriti artificialmente a domicilio, che le soluzioni nutrizionali non potranno più essere fornite in misura sufficiente».
Per il 2014 si determineranno 18 miliardi di sottofinanziamento rispetto al fabbisogno stimato per la spesa sanitaria: il dato, a dir poco allarmante, deriva da una tabella della Ragioneria dello Stato rielaborata dalla Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) e illustrata ieri dal presidente Giovanni Monchiero. Sulla base di questi numeri emerge «che nel 2014, a fronte di una spesa sanitaria prevista pari a 129,19 miliardi circa, il finanziamento statale programmato sarà invece di 110,79 miliardi, con un conseguente sottofinanziamento pari a 18,40 miliardi. Per il 2013, invece – ha aggiunto Monchiero – il sottofinanziamento rispetto al fabbisogno di spesa sanitaria sarà pari a 15,88 miliardi». Dalla Fiaso arrivano comunque alcune proposte: definire un sistema di prezzi di riferimento più congruo, costituire una Agenzia sui dispositivi medici per definire la congruità dei prezzi e «sostituire il sistema iniquo dei ticket con un più equo sistema di pagamento “a franchigia” proporzionato al reddito».
Le Regioni, dal canto loro, sottolineano la necessità di arrivare ad un nuovo Patto per la salute per gli anni 2013-2015, «strumento fondamentale per un efficace governo della spesa pubblica, come dimostrato dai risultati ottenuti negli ultimi anni». Lo hanno affermato i presidenti delle Regioni, al termine della Conferenza. «Senza la soluzione delle questioni relative alle risorse finanziarie necessarie per l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), non solo non sarebbe possibile sottoscrivere il patto, ma si aprirebbe una situazione di grave e insostenibile incertezza», hanno proseguito i governatori. Le Regioni chiedono che nella legge di stabilità siano ricercate «le condizioni minime che consentano, attraverso innovazione e riqualificazione dei servizi sanitari, la tenuta del sistema». La Conferenza delle Regioni ha ribadito poi la necessità e l’urgenza di arrivare ad uno sblocco degli investimenti previsti e già concordati per le strutture sanitarie. Per questi motivi le Regioni fanno appello al governo e al parlamento perché siano accolti gli emendamenti presentati e illustrati nel corso dei recenti incontri con i capigruppo al Senato.