di Pier Paolo Corsi (L'Intellettuale Dissidente)
Proprio ieri pomeriggio, la IV sezione penale del Tribunale di Milano ha condannato l’ex premier a sette anni di reclusione ed interdizione perpetua dai pubblici uffici poiché ritenuto colpevole del reato di concussione per costrizione e sfruttamento della prostituzione minorile. A dire di molti una vittoria della giustizia sull’individuo più amato e odiato dagli italiani, a conoscenza di pochi le probabili conseguenze, i risvolti, che tale sentenza avrà.
Innanzitutto è da notare il momento in cui la sentenza ha avuto luogo, cioè quella che per il Governo Letta si presenta come la settimana più dura, oltre alla condanna di ieri infatti c’è la scomoda situazione del ministro Idem e della sua casa-palestra, c’è la necessità di reperire due miliardi di euro per rinviare di altri sei mesi l’aumento dell’aliquota dell’iva, che altrimenti scatterebbe dal 21 a 22%, e infine la decisione da prendere nel Consiglio dei Ministri di domani sul “Decreto lavoro” da presentare in Europa per convincerla delle “buone intenzioni” del Paese.
Bisogna poi tener in conto il fatto che, nonostante Berlusconi abbia dichiarato precedentemente che l’esito dei suoi processi (tra cui il ricorso in Cassazione per la sentenza di 4 anni del caso Mediaset e il primo grado a Napoli sulla “compravendita dei parlamentari”) non avrà alcun riscontro nei rapporti con l’esecutivo, il gruppo PdL e in particolare i cosiddetti “falchi” scalpitano per vedere incrinarsi il rapporto tra i suoi ministri ed il resto del Governo. Quale pretesto migliore allora della dura sentenza emessa nei confronti del leader del loro partito? Più di qualcuno si starà già sfregando le mani e leccando i baffi al solo pensiero di nuove elezioni.
Il Premier Letta per suo conto smorza gli animi, ribadisce che le cose sono sotto controllo e che non è mai esistito un governo in cui non vi fossero discussioni per giunta accese. Per il Presidente del Consiglio non vi è alcun rischio di nuove elezioni, ma anzi egli ritiene che le cose stiano andando bene.
In realtà tale condanna di Silvio Berlusconi ha causato più di uno scossone nei rapporti PD-PdL, che di certo non sono mai stati rosei, ma anche all’interno della stessa frangia parlamentare del Popolo delle Libertà, laddove nonostante i leader siano favorevoli alla continuità programmatica e in fin dei conti anche politica del Governo, gran parte dei parlamentari scalpita e viene contenuta a stento. Del resto si parla di una sentenza politica, quando essa in realtà di politico nel vero senso del termine ha ben poco. Si potrebbe identificare più che altro come un atto che si intromette all’interno di vicende politiche, ma esso sicuramente non va ad intaccare la figura che Berlusconi si è costruito attraverso appunto un’azione politico-mediatica non indifferente, capace di spostare grandi masse di voti.
Così per l’ennesima volta in Italia è stato ribadito che la politica, quella vera, è fatta soprattutto dagli squali e non dalle sirenette, che magari attirano il popolo ma poi non riescono mai a convincerlo fino in fondo. Allora quel che resta è solo il biasimo per un uomo che è stato così deviato dal potere da autoinfliggersi in pratica una condanna e per giunta a causa di reati alquanto deprecabili.