di Mario Michele Merlino (ereticamente.net)
Un amico era solito ripetere come ‘i proverbi siano la saggezza dei fessi’. Concordo. E m’è tornato a mente il detto che ‘la matematica non è una opinione’ alcuni giorni fa, passeggiando nei pressi del Colosseo dove ero passato a lasciare dei miei libri ad una piccola provvisoria libreria. Del resto, se ripercorro alcune tappe significative della mia vita, posso ben dire che vale, semmai, il contrario.
Giugno 1963, esami di maturità. Ho superato da un paio di mattine la parte degli orali comprendente l’italiano (molto buono lo scritto, discrete le mie conoscenze della letteratura, Dante in particolare), il latino (il rigore logico del periodo non è il mio forte, ma recupero su Lucrezio e Seneca), il greco è il mio asso nella manica (la letteratura del Perrotta mi ha imposto una attenzione pari ai fascicoli di Sette anni di guerra e il professor Morelli con le sue lezioni sulla nascita della tragedia non saprà mai d’avermi radicato l’idea di fare l’insegnante. Così mi cimento sull’Alcesti e come mai, pur avendo un ‘lieto fine’, venga considerata una tragedia. Vinco su tutta la linea e metto una ipoteca sulla mia promozione), la storia dell’arte non mi turba più di troppo (sono per natura un esteta e riflettere la mia immagine allo specchio mi conforta…).
Ahimè, gli orali comprendono anche matematica fisica, scienze, storia e filosofia. E via subito con il tormentone, che s’accompagnerà per tutta la mia vita – e, forse, anche in morte, visto che non riesco a calcolare quando mi tocca! -. Su seni e coseni le ondate ormonali della mia irrequieta ed inquieta giovinezza (tuttora mi chiedo cosa farò da grande!) mi trascinano al naufragio. Annaspo gorgoglio boccheggio… Il professore, un ciociaro verace, mi tende la mano e ha tutte le buone intenzioni per portarmi a riva, bagnato sì, ma salvo. ‘E va bene così (cantava Gianni Morandi). Passiamo a fisica. Mi dica un argomento a piacere (fatto inusitato ai miei tempi, altro che tesina a libera discrezione del candidato!)’. Panico. Ora veleggio, in mongolfiera, spinto da vento ostile fra le strampalate idee dell’Iperuranio platonico. Fingo di rifletterci su. ‘L’anello di Pacinotti’, mi azzardo. Mi guarda, mi scruta, sembra quasi fiutarmi, scuote leggermente il capo e ‘Ma è sicuro?’. Conclusione: cosa esso sia non lo so, immagino solo che debba essere qualcosa di particolarmente complicato…
Che noia la filosofia della scienza… Cartesio, il pavido ipocrita arrogante inventore(?) del metodo, che scaccia la domestica, da cui ha avuto una bambina, perché la piccina, ignara della grandezza del padre naturale, non gli consente di pensare con i suoi vagiti… O il Leibniz a rodersi il fegato e a schiattare in assoluta solitudine perché la ragion di Stato gli ha preferito Newton nella disputa sul calcolo infinitesimale…
Mi fermo qui. Diranno in cuor loro, tirando un sospiro di sollievo, i lettori di Ereticamente ‘ma a noi che ci frega del Merlino e di queste sue storie miserabili…’ (insensibili, incapaci di riconoscere la grandezza, non gettar perle ai porci, accidenti a voi!). Lo so, chiedo venia anche a te, negriero che ci dirigi con polso fermo e sadici intenti, pezzo da novanta di questo spazio ove, accanto a tanti seri e seriosi articoli, sopporti i miei, ligio alla norma che prevede trarre dalle liste protette anche un folle e disperato quale io sono! (Me li porti lo stesso i cannoli ricotta e canditi?)…
Andiamo, dunque, alla matematica se sia sempre e solo inoppugnabile somma di inalienabili principi o se, come il bambino della favola Il re è nudo!, si possa dirle di abbassare la cresta… Già che ci sono, mi trattengo un po’ a chiacchierare con dei giovani entusiasti vivaci impegnati capaci (penso a Marco di Firenze, ad Alessandro e Maurizio della provincia di Roma, i ragazzi di Spoleto e tanti altri). Quante energie, già, quanta storia che si rinnova con i suoi incanti le sue illusioni i fraintendimenti e le tante laceranti delusioni… Mi ritrovo in percorsi a me noti, in sentieri interrotti, in gabbie che mi apparivano dorate e che si rivelarono sbarre di prigioni…
Ed ecco – e finalmente – matematica tra rigore scientifico e opinione. Leggo che tre esponenti della vecchia DC hanno aderito a questa realtà indefinita (tre, numero magico, ma cosa portano in dono come i Re Magi? Una modesta percentuale di voti in più o la reiterata abilità di fare traffici?). Ho visto in fila alcune espressioni del loro fallimento – e che, purtroppo, diviene il nostro agli occhi dell’opinione pubblica – in procinto di realizzare l’ammucchiata delle debolezze. Una forza, suppongono, ignari e arroganti. Una debolezza più una debolezza, non producono una forza, ma due debolezze. E questa è rigorosa matematica… Al contrario non ho ascoltato formulare idee, un progetto, una identità comunitaria all’interno di un sistema valoriale; mi si dirà che questa è opinabile ‘mia’ opinione. Il mondo delle Idee è retto da principi matematici e non si rende, in quello fenomenico, se non sotto forma di sua pallida ombra, cioè opinione… ma Nietzsche ci ha insegnato a pensare che le idee sono opinioni che hanno saputo divenire forza (non debolezza!)…
Il gioco è finito, i dadi sono rotolati sul tavolo verde, uno con numeri veri l’altro con quelli truccati… e, se c’è una morale, che ognuno se la cerchi… Scriveva il filosofo Giovambattista Vico: “la matematica è utile ma non è vera”.