di Maria Paola Frajese (L'Intellettuale Dissidente)
“Il numero attuale dei detenuti in Italia ammonta a circa 67.000 contro circa 45.000 posti regolamentari, quindi la percentuale media di sovraffollamento è pari circa al 50%.” Questo recita la circolare del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria nell’ultima indagine conoscitiva sulla situazione delle carceri in Italia. Le norme sanitarie dispongono uno spazio minimo di almeno 9 metri quadri a detenuto, ma molti di loro sono costretti a vivere in 4 o 5 che possono scendere a 3 o anche meno, il valore limite di spazio vitale al di sotto del quale l’individuo è considerato in ristrette condizioni di “tortura”. In quasi tutti i penitenziari italiani si assiste a scene degradanti, 8 persone stipate in celle ideate per quattro o addirittura due persone. I ricorsi di chi è stato ristretto in spazi inferiori a 3 mq sono già più di 400. E’ qui che nasce la piaga del sovraffollamento carcerario alla base della sentenza di Strasburgo. La Corte Europea dei diritti dell’uomo, che aveva raccolto le denunce di 7 detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza, ha rigettato il ricorso dell’Italia avverso alla sentenza dell’8 gennaio scorso in cui il sistema penitenziario italiano era condannato per trattamento inumano e degradante inflitto agli ospiti delle strutture carcerarie. La sentenza è definitiva dalla fine di maggio e l’Italia ha un anno di tempo per trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario e introdurre una procedura per risarcire i detenuti che ne sono stati vittima.
Lo Stato deve correre ai ripari, potrebbe dover far fronte a migliaia di altre richieste di risarcimento, come quella di 100.000 euro pagata ai 7 denuncianti di Busto Arsizio e Piacenza, di altri detenuti già pendenti alla Corte Europea dei Diritti. Nel quadro di un’Italia in grave crisi economica e di grandi tagli, malgrado l’allarme, anche i tagli alla spesa dell’amministrazione penitenziaria non si fermano e se nel 2001 un detenuto costava mediamente circa 131 euro al giorno, dodici anni dopo, nonostante l’inflazione sia molto cresciuta, un carcerato costa giornalmente 113 euro.
L’Italia è tra i peggiori paesi d’Europa in termini di sovraffollamento carcerario nonostante il nostro Paese sia sotto la media europea quanto al numero dei detenuti rispetto alla popolazione, con 110 reclusi ogni 10mila abitanti, dove in Europa la media è di 135-140 detenuti ogni 10.000. Bisogna contare anche che nel nostro Paese i detenuti imputati non ancora giudicati colpevoli in via definitiva sono il 44% dei detenuti complessivi, circa 25.000 persone “parcheggiate” in attesa di giudizio.
Davvero preoccupante il triste fenomeno dei decessi negli istituti di pena di suicidi e morti cosiddette “bianche”, nel Lazio, ad esempio, dove il sovraffollamento è del 137% solo lo scorso anno i tentati suicidi sono stati 97 e gli atti di autolesione 309. Secondo il dossier della rivista Ristretti Orizzonti dal 2000 all’anno in corso sono morte in carcere 1392 persone, i suicidi sono stati 778. Se la redenzione dal reato e il reinserimento nel tessuto sociale sono i veri scopi della detenzione è fuor di dubbio che è urgente rimediare a questa ignobile situazione e offrire condizioni di vita carceraria completamente diverse da quelle attuali. I tempi di risoluzione di questo problema serio e annoso si assottigliano di giorno in giorno visto che il termine ultimo assegnato all’Italia, essa stessa condannata, è maggio 2014. Le cifre del sovraffollamento ci ammoniscono, ma, certamente, non bastano a raccontare le storie dolorose e i vissuti indegni di 67.000 persone rinchiuse per scontare una pena, non per perdere ogni residua dignità umana.