di Giuliano Augusto (Rinascita)
Troppa liquidità in circolazione, sia pure per acquistare titoli pubblici e privati, può rivelarsi controproducente innescando il riavvio dell’inflazione. Nonostante questo pericolo, e nonostante che fosse stata annunciata una progressiva diminuzione degli aiuti, la Federal Reserve ha stupito tutti e non ha avviato la cosiddetta “tapering”, la progressiva riduzione degli “stimoli monetari” all’economia. Una economia quella Usa che sta crescendo, sia pure troppo poco, grazie alla “droga”, perché di questo si tratta, che il presidente della Fed, Ben Shlomo Bernanke, sta praticando da anni con aiuti che attualmente ammontano a 85 miliardi di dollari al mese. Si era parlato di un taglio di circa 10 miliardi al mese ma poi i dati reali dell’economia e l’eccessivo rialzo dei tassi di interesse e dei rendimenti dei titoli del Tesoro, hanno suggerito a Bernanke di non fare nulla. E i mercati e gli speculatori su entrambe le sponde dell’Atlantico ed in Cina hanno festeggiato con un deciso rialzo dei listini di Borsa. A preoccupare la Fed è stata in primis la disoccupazione (quella “ufficiale” è al 6,5%) ma anche l’inflazione che cresce dello 0,1% mensile. Un livello giudicato intollerabile anche per una economia come quella americana. Si tratta, più o meno, della stessa linea perseguita, per statuto, dalla Banca centrale europea dell’ex Goldman Sachs, Mario Draghi. Resta la realtà di un Paese dove cittadini, imprese e banche passano il tempo ad indebitarsi e a vivere al di sopra delle proprie possibilità. Dal 2008 ad oggi la Fed è intervenuta con un programma di acquisti di titoli per 3.600 miliardi di dollari. Mica bruscolini. Un po’ troppo anche per gli Usa dove democratici e repubblicani sono stati obbligati due volte ad intervenire, nell’agosto 2012 e quest’anno, per trovare un accordo al Congresso che permettesse di alzare “legalmente” il tetto del debito federale che da tempo ha superato il 100% rispetto al Prodotto interno lordo. Evidentemente anche Bernanke è convinto che gli Usa possono continuare ad indebitarsi oltre ogni misura ed oltre ogni decenza pur correndo il rischio di non trovare più compratori dei titoli federali.
Si tratta della stessa “droga” che sorregge il ruolo del dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni finanziarie e commerciali internazionali, ad incominciare dalle materie prime e da quelle agricole. Un ruolo, quello del dollaro, che si fa forte, che si regge sullo status degli Usa come prima potenza militare globale. Una vera e propria moneta di occupazione in tutti gli angoli del mondo. In ogni caso, la gestione di Bernanke non dovrebbe rivelarsi troppo differente da quella del suo successore che gli subentrerà a gennaio del prossimo anno. Dopo il passo indietro di Lawrence Summers, l'ex segretario al Tesoro dell’amministrazione Clinton, già dato come favorito, il più autorevole candidato è Janet Yellen, attualmente vice di Bernanke. Un avvicendamento all’insegna della continuità, né poteva essere diversamente.