martedì 10 dicembre 2013

Spettacolarizzazione del Cattolicesimo e consumo della spiritualità


di Sebastiano Caputo (L'Intellettuale Dissidente)

L’illuminismo e la rivoluzione industriale seguita dalla terziarizzazione dell’economia hanno progressivamente posto le basi e rivoluzionato le nuove dinamiche dell’Occidente contemporaneo. Su questi due pilastri hanno fatto leva per poi trionfare subdolamente i valori morali e sociali quali l’individualismo democratico, il razionalismo illuministico, il cosmopolitismo kantiano, il positivismo inglese della seconda metà dell’Ottocento, l’utilitarismo di Jeremy Bentham e John Stuart Mill, ma soprattutto il liberalismo economico e la democrazia parlamentare.

Valori fondanti del mondo moderno, in realtà avversi alle Scritture (Nuovo Testamento), ma accettati dalla Chiesa post-conciliare la quale accettando le regole del “banco” si è sottomessa alle tante pratiche che la politica odierna richiede: basti pensare ai discorsi degli ultimi Papi alle Nazioni Unite (un’istituzione che rappresenta l’anti-Chiesa dal momento che svolge il ruolo pacificatore che dovrebbe svolgere quest’ultima), alle “scuse” politicamente corrette di Karol Wojtyla per gli “errori” commessi nel passato, alle “dimissioni” di Sua Santità Joseph Ratzinger, all’atmosfera da “TotoPapa” orchestrata dai “giornalisti bookmakers”, come se il Conclave fosse una partita di calcio. Oppure si pensi alla resa incondizionata di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Francesco ai mass media, e quindi alla modernizzazione di cui questi ultimi sono strumento, conduttore ed emblema.

Giocare con le regole degli “altri” è stato ed è per la casa di Pietro, controproducente. Mentre la Chiesa cattolica, apostolica e romana aspetta il proprio turno gli avversari tirano i dadi e conquistano nuovi adepti. Il senso di sacro scompare silenziosamente nei popoli dell’Occidente, i quali cercano altre forme di spiritualità lontane dalla profonda sapienza dell’Antico Testamento (ad esempio il New Age, l’esoterismo, lo spiritismo, il satanismo, il buddismo, l’orientalismo o semplicemente l’oroscopo quotidiano), oppure si abbandonano al divertimento di massa o meglio, al “consumo della spiritualità”, offerto dalla società edonista in cui viviamo.

A partire dal Papato di Wojtyla le vocazioni in “Occidente” sono crollate, i conventi e le chiese svuotate, la vita religiosa e consacrata abbandonata. Le cose vanno meglio in continenti – Asia, Sudamerica e Africa – dove i valori modernisti non hanno coinvolto l’intera popolazione ma solo la borghesia cosmopolita, ma soprattutto dove il cattolicesimo non si è spettacolarizzato e mediatizzato. Nell’Occidente consumista, tecnologico e turbo-capitalista le cose vanno diversamente non solo dal punto di vista vocazionale. È l’atteggiamento dei fedeli nei confronti della religione cattolico-cristiana che è traviato da una morale publica che privilegia il rumore al silenzio. Quel rumore che rende superficiale la coscienza e interrompe il rapporto con Dio. Fedeli trasformati in una massa uniforme che accorre sui Social Network con foto desacralizzanti (foto in chiesa, ai funerali, mentre si fa volontariato) oppure agli eventi di portata mondiale, esclusivi, commerciali, pittoreschi, pompati mediaticamente e finanziariamente, come la Giornata Mondiale della Gioventù (istituita per altro nel 1985 da Giovanni Paolo II, “il comunicatore”). Nel frattempo i luoghi dove regna il silenzio, quelli fondanti e fondamentali, cadono nell’oblio, le chiese, i seminari, i conventi e i monasteri diventano secondari. Il Cattolicesimo – con il suo senso di tradizione e i suoi valori pre-politici quali umiltà, semplicità, povertà, carità e servizio -, da baluardo contro le derive del progresso e del capitalismo, è diventato una religione spettacolarizzata, funzionale al Potere che oggi governa il mondo.