domenica 22 giugno 2014

Dalla pellicola fotografica a Facebook



di Giorgia Bondanini (L'Intellettuale Dissidente)


Come cambia il modo di pensare attraverso le nuove tecnologie?

Cosa è cambiato dal 1950 al 2014? Si è passati da una società completamente distrutta dalla guerra a una società messa in ginocchio dai social network.

Negli anni ’50 possedere una casa propria con una semplice stanza e il riscaldamento era già motivo di grande orgoglio; si aspettava con ansia l’arrivo della domenica così da poter indossare il vestito “buono” per andare in chiesa e al cinema, si attendavano le ore davanti a un telefono per aspettare una chiamata.

Negli anni 2000 con l’invenzione dei social network siamo passati da una società che sapeva aspettare, sapeva annoiarsi, a una società che non è più in grado di attendere, che non riesce più a portare pazienza se non si risponde subito a un messaggio e che può costantemente controllare tutti gli orari e gli spostamenti di qualcun altro. Come siamo arrivati a questo? La società moderna si basa su situazioni di condivisione globale continua: chiunque, oggi, sente la necessità di condividere foto, frasi e pensieri con amici e conoscenti.

Ma cosa è cambiato veramente? Non possono essere incolpati soltanto i mass media poiché le pubblicità sono un mezzo da sempre esistito: donne di tutto il mondo hanno sempre ammirato le modelle dei cartelloni pubblicitari già nel 1950. Oggi è cambiato, però, il modo di vedere le cose: siamo costantemente “bombardati” da foto e immagini presenti ovunque, da Facebook a Instagram; le persone sono costantemente messe a confronto l’una con l’altra e questo può portare a un fattore d’insicurezza e un continuo bisogno di approvazione da parte della società.

Questi fattori portano a sua volta a un rifiuto della privacy: si è sentito spesso parlare della mancanza di riservatezza causata dai social network; oggi si è arrivati, senza rendersene conto, a un punto in cui nessuno vuole più privacy: chiunque vuole condividere qualcosa.

A metà degli anni ’50 uno psicologo chiamato Abraham Maslow presentò la cosiddetta “piramide dei bisogni”: sono presentate, gerarchicamente, diverse necessità che ogni individuo deve soddisfare partendo da quelle fisiologiche fino ad arrivare all’autorealizzazione.Si può notare che, nell’odierna società, l’individuo rimane “bloccato” al bisogno di stima senza mai arrivare all’ultimo gradino. Come mai? La spontaneità e l’assenza di pregiudizi, requisiti necessari per arrivare all’autorealizzazione, sono impossibili da ottenere: chiunque, oggi, è costantemente controllato e giudicato.



Un’ulteriore problematica che si presenta riguarda il fatto che, una ripetuta visione di foto porta, inconsciamente, a un invecchiamento precoce nei nostri ricordi: eventi vissuti solo un mese prima danno un senso di malinconia come se fossero stati vissuti in anni precedenti.

I mass media e le mode sono da sempre stati considerati gli unici responsabili del cambiamento di pensiero degli individui; oggi, questa variazione può avvenire anche grazie alle persone comuni che non lavorano in questo settore: basterà semplicemente comprare un computer, uno smartphone e condividere foto o frasi con il mondo ed essere, così, in grado di dettare nuove regole e nuove mode. Si può, quindi, concludere con due note: una positiva e una negativa. Di positivo c’è che, oggigiorno rispetto agli anni ‘50, ci sarà un modo più veloce di comunicare: chiunque può vedere, condividere qualcosa e rimanere in contatto con persone, amici e conoscenti; di negativo, invece, ci saranno la mancanza di privacy e la continua necessità di mettersi costantemente in mostra che, paradossalmente, impone un continuo bisogno di approvazione.