martedì 24 giugno 2014

Focus. Arrivano le unioni civili di Renzi: solo per i gay e simili al matrimonio


di Antonio Rapisarda (Barbadillo)

Se il ddl Scalfarotto – la contestatissima “legge bavaglio” che vorrebbe combattere l’omofobia ma si presenta in realtà come l’introduzione di un reato di opinione – esce (momentaneamente) dalla finestra, le unioni civili in salsa renziana sono pronte a entrare dal portone principale. A settembre, infatti, sarà presentato al Parlamento il testo unificato del decreto legge che intende introdurre in Italia le unioni civili tra omosessuali.

Una misura che, per come si presenta, si candida a rappresentare decisamente qualcosa di più dei cosiddetti “Pacs”: non solo un ampliamento dei diritti sul piano privatistico, ma qualcosa di simmetrico a un matrimonio a tutti gli effetti dato che alle coppie omosessuali si concede – come denuncia Manif pour tous Italia – «la disciplina matrimoniale riservata alla famiglia dal Codice Civile in ragione della sue specifiche ed impareggiabili caratteristiche antropologiche e sociali». Unioni civili sì, ma non per tutti: per ragioni di “cassa” infatti queste sarebbero previste solo per le coppie omosessuali. Il motivo è semplice: estendere a tutti la reversibilità della pensione e i vantaggi fiscali di coppia significherebbe un colpo mortale al sistema previdenziale italiano.

IL NODO ADOZIONE

Se tra gli eterosessuali che richiedono da tempo i “Pacs” non si sono sentite ancora proteste, ciò che è certo è che ci saranno per la misura più forte presente nel testo: ossia quella che riguarda il riconoscimento di genitore adottivo per il figlio di uno dei due contraenti. Se nel testo presentato sarà espressamente escluso il diritto di adozione, con la«stepchild adoption» è prevista infatti la possibilità per uno dei due componenti della coppia gay di adottare il figlio (anche adottivo) dell’altro. Se poi dovesse nascere un figlio all’interno dell’unione (ad esempio con l’utero in affitto) entrambi sarebbero considerati genitori.

C’è da scommettere, poi, che davanti ai probabili risorsi delle coppie omosessuali non è escluso pensare che la Corte costituzionale possa intervenire. Lo fa capire senza nascondersi Monica Cirinnà, la senatrice Pd relatrice del testo in Commissione Giustizia: «La nostra Costituzione non definisce mai il genere dei coniugi, ma si limita a riconoscere i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». E quindi – a suo avviso – «anche se sono gay, conta solo che compongano una famiglia… Lo stesso diritto costituzionale, comunque, è in evoluzione. L’ultimissima sentenza che ha salvaguardato il vincolo del matrimonio pure se uno dei coniugi cambia sesso, ha oggettivamente aperto una breccia: la coppia di Bologna resteranno marito e moglie anche se ora sono entrambi dello stesso sesso».

LA FASE “LIBERAL” DI RENZI: ANCHE LUI “CATTOLICO ADULTO”?

Da queste prime dichiarazioni si capisce già che tipo di breccia si intende aprire e quali potrebbero essere le conseguenze. Una misura che, guarda caso, arriva quando il governo si sente col vento in poppa forte di un 41% e che intende rappresentare la fase liberal del governo dopo gli impegni che riguardano le riforme istituzionali. Una sfida, insomma, con la quale il “cattolico” (adulto?) Renzi cerca di dare una sterzata di assestamento guardando al partito dei “diritti” così forte in Ue. Occorre capire, adesso, come si comporterà sull’argomento il Nuovo centrodestra, l’alleato che dovrebbe rappresentare il contrappeso sui temi etici, quelli che – da programma – sarebbero dovuti rimanere fuori dalla fase emergenziale da cui è nato l’esecutivo. Da questo punto di vista i movimenti in entrata da parte dei dissidenti di Sel e dei Cinque Stelle (i nuovi “responsabili”?) potrebbero assicurare al governo l’eventualità di tenere nonostante i mal di pancia degli alleati di governo.

Sul tema delle unioni civili “di Renzi”, per il momento, le reazioni della politica sono praticamente assenti (tranne Francesca Pascale, compagna di Silvio Berlusconi, che da parte sua ha aperto alle unioni omosessuali). Anche la Chiesa non si è ancora espressa: un atteggiamento simile a quello che in Francia ha visto i vescovi rimanere molto dietro rispetto alla società civile che si è organizzata con il movimento di popolo chiamato “Manif pour tous” (movimento di massa che ha contribuito a determinare il tracollo elettorale di Hollande) per contrastare la legge sul matrimonio e le adozioni alle coppie omosessuali.

L’OPPOSIZIONE? PER ADESSO E’ SOLO LA SOCIETA’ CIVILE

Non è un caso che proprio la diramazione italiana della “Manif” (assieme al “Comitato della famiglia” e alle “Sentinelle in piedi”) sia tra le poche realtà che stanno studiando e che si stanno opponendo da tempo alle proposte Scalfarotto e a quella delle unioni civili: «Se, da una parte – spiegano i promotori – è auspicabile un intervento legislativo che chiarisca ed armonizzi i diritti e i doveri di una persona dipendenti da una situazione di stabile e responsabile convivenza, non ha fondamento giuridico né politico imputare ad una simile formazione sociale la medesima disciplina che regola lo speciale rapporto tra la società e la famiglia, con tutte le conseguenze che ciò comporta anche quanto all’accesso alle risorse economiche pubbliche:agevolazioni e provvidenze che l’art. 31 della Costituzione destina alla famiglia proprio in ragione dell’ineguagliabile contributo al bene comune connesso alla crescita e all’educazione dei figli»

Assieme a questo ciò che viene reputato «del tutto irricevibile» è la prevista possibilità per uno dei conviventi di diventare genitore adottivo del minore che sia già figlio dell’altro (“stepchild adoption”)». Secondo Manif «si giustifica questa previsione in termini di tutela del minore, nel caso in cui rimanesse privo del genitore e delle garanzie connesse alla sua potestà. Senza alcun bisogno di confondere le figure genitoriali di un fanciullo, tuttavia, la legge già prevede specifici istituti destinati allo svolgimento dei compiti dei genitori in caso di loro impossibilità o incapacità, come quello del tutore legale. La stepchild adoption è, invero, il tipico primo passo verso l’incondizionata possibilità per coppie dello stesso sesso di adottare e di accedere alle tecniche di fecondazione artificiale e medicalmente assistita: scenario che farebbe saltare anche nella società italiana quell’ordine naturale di filiazione per interessi meramente egoistici».