venerdì 13 giugno 2014

Nazioni sovrane solo ai mondiali di calcio



di Sebastiano Caputo (L'Intellettuale Dissidente)

Dove sta andando il mondo? Verso una global governance di matrice anglo-sassone e di spirito capitalistico, di natura oligarchica ed egemonica, pilotata da un’ideologia che si professa falsamente non-ideologica: il mondialismo. Il quale non va confuso con la globalizzazione, che a differenza di esso, è un processo naturale e ineluttabile dovuto al progresso tecnico-scientifico. Suzanne Collins, autrice di The Hunger Games, si iscrive in continuità con i grandi romanzi distopici della storia europea, raffigurando una società del futuro divisa radicalmente tra ricchi e poveri, dove i ricchi vivono in un ambiente iper-tecnologicizzato e consumista, privo di identità sessuali. George Orwell nel romanzo politico 1984profetizza (o meglio denuncia?) l’era in cui questo credo semi-mistico del mondialismo si estende su tutta la società, mentre Aldous Huxley (fratello di Julian Huxley, primo presidente dell’Unesco e fondatore del WWF) nel libro Il migliore dei mondi pubblicato nel 1931, fa trasparire un vero e proprio programma politico globale. Entrambi evocano uno Stato mondiale sorretto da un governo unico (una global governance), costituito da un’umanità sottomessa, gerarchizzata, standardizzata, manipolata dal potere mediatico. Una società che non è poi così tanto lontana dalla nostra.

Ida Magli nel saggio La Dittatura Europea descrive telegraficamente le caratteristiche fondanti di questa nuova civiltà planetaria: “l’itinerario prevede la distruzione delle identità (oltre che lo smantellamento dello Stato Sociale e svuotamento della sovranità delle nazioni, ndr) da perseguire attraverso la sovversione dei valori che vi riferiscono, il controllo centralizzato di tutti i sistemi educativi […]; l’eliminazione della conoscenza della storia in quanto ostacolo all’accettazione del nuovo ordine, il controllo delle politiche interne ed estere, come già avvenuto in Europa con l’esame preventivo delle leggi finanziarie, un mercato unico e una moneta unica (che potrà essere il dollaro oppure un’altra del tutto nuova) in via di realizzazione attraverso le crisi finanziarie indotte e pilotate a questo scopo, una lingua unica che è quella già un uso: l’inglese”.

Queste dinamiche si traducono realmente al livello politico, culturale, economico e geopolitico. Il patriottismo, il localismo, il comunitarismo sono considerati concetti futili dal pensiero unico, i Parlamenti delle democrazie occidentali si sono svuotati di qualsiasi forma di autodeterminazione, gli Stati Uniti e i loro alleati bombardano le nazioni sovrane, il decisionismo dell’Unione Europea prevale su quello nazionale, il liberismo smantella lo Stato Sociale, le identità dei popoli si stanno appiattendo sul modello consumistico, i caratteri sessuali degli uomini e delle donne si stanno indifferenziando attraverso nuove forme di coercizione antropologica: il “genderismo”. Ma il grande mercato capitalistico globale necessita delle nazioni e del nazionalismo soltanto durante i grandi eventi di show-business, come le olimpiadi o i mondiali di calcio. Sovrane per mondanità, per moda, per una settimana. Poi a tutti a casa, nelle rispettive nazioni a sovranità limitata.