di Michele Chicco (Barbadillo)
“Space Pirate – Captain Harlock” – giurano i produttori della Toei – è fedele adattamento cinematografico del fumetto manga, diventato, sul finire degli anni ’70, fortunato cartone animato nonché icona ribelle dei giovani di destra. Il regista è Shinji Aramaki e la sceneggiatura è stata affidata a Harutoshi Fukui e Kiyoto Takeuchi: la squadra, composta da campioni dell’animazione giapponese, è garanzia di successo per un film che non potrà tradire le attese. Sono milioni, infatti, i fan che hanno aspettato a lungo il ritorno del Capitano per poter godere, ancora una volta, delle gesta del “pirata tutto nero”.
La nuova avventura del Capitano partirà, come sempre, “tanto tempo fa, nel lontano 2977”. Harlock, a bordo del suo incrociatore Arcadia, cercherà di riconquistare la Terra, controllata dalla corrotta Coalizione Gaia, dalla quale gli esseri umani sono stati cacciati secoli prima. Capitan Harlock e i membri del suo equipaggio rappresentano l’ultima speranza dell’umanità, ma portare a termine il lavoro non sarà facile perché i nemici di sempre – Ezra e Logan – hanno tutta l’intenzione di impedire il loro pacifico ritorno sulla Terra.
Negli anni, Capitan Harlock è stato il simbolo, per milioni di adolescenti, dell’eroe libero, capace di impegnarsi per difendere la sua causa, considerata la sola giusta: la benda sull’occhio e la lunga cicatrice sul volto sono le medaglie conquistate sul campo, durante la sua estenuante lotta contro chi avrebbe voluto imporre un nuovo ordine sociale. Il pirata delle galassie, insomma, ha raccolto in sé tutta la ribellione di quella generazione che, sul finire degli anni ’70, ha visto in lui il simbolo della lotta contro l’appiattimento sociale e culturale. La strada ribelle, tracciata dal suo mantello nero, ha segnato il futuro di molti ragazzi e chissà che, con l’approdo al cinema, gli antichi disegni di Leiji Matsumoto non possano, trent’anni dopo, risvegliare gli stessi – nobili – sentimenti.