di Kirios Di Sante (L'Intellettuale Dissidente)
Con l’arrivo dell’estate chi può permetterselo è più incline a compiere quelle spese folli che vuoi l’inverno, vuoi il buon senso, si è soliti accantonare. Le società di calcio più facoltose acquistano talentuosi gioielli, il turista in vacanza si avventura verso panieri di beni a lui prima ignoti. E le società di capitali francesi si avventurano nel nostro paese, attratti più che dal sole, dall’imprenditoria manifatturiera italiana da sempre sinonimo di eccellenza.
E’ quello che è accaduto con il colosso francese Lmvh che ha acquistato l’80% del gruppo “Loro Piana”, marchio celebre nell’industria tessile per la lavorazione del cachemire.L’operazione ha avuto un costo di 2 mld di euro, e attraverso una speciale clausola detta “opzione put”, la percentuale del gruppo detenuta dai francesi potrà salire al 100% nei prossimi 3 anni.
La famiglia Loro Piana cerca di acquietare le voci cariche di critiche per aver ceduto uno dei marchi più appetibili sul mercato ai cugini d’oltralpe. I due fratelli che a capo della direzione asseriscono che non si è trattata di una svendita, ma di un’opportunità per sviluppare al massimo le altissime potenzialità del marchio, in un mercato dove le dimensioni aziendali contano e come.
Sta di fatto che il capitale che consentirà lo sviluppo sarà francese, e non italiano. E c’è chi grida alla lentezza della burocrazia in materia di acquisizione di gruppi aziendali, e ai soliti punti deboli del fare impresa nel nostro paese.Resta il fatto che quello del marchio Lore Piana non è l’unico acquisto fatto dal colosso francese Lvmh; nel 2011 infatti ha acquisito la maggioranza del celebre marchio “Bulgari”,nel 2000 il marchio dello stilista “Enrico Pucci”, il gruppo“Fendi”, “Acqua di Parma” e perfino la pasticceria milanese “Cova”. E c’è anche chi parla che il gruppo francese ambisca a portare nella sua scuderia anche il marchio “Armani”.
C’è qualcuno insomma che è più che disposto a scommettere sulle nostre attività produttive, sulle nostre conoscenze tecniche invidiate da tutto il mondo, sulla nostra capacità di produrre eccellenza da immettere nel mercato. C’è qualcuno disposto a investire enormi capitali, conscio che la qualità è qualcosa di fruttifero nel lungo periodo. Ma quel qualcuno non siamo noi.