di Gabriele Adinolfi
Se vi capita di passare per Parigi o per una qualsiasi città di Francia, ben 167, vi accorgerete che in molte piazze ci sono decine e decine di persone in piedi, in silenzio, che leggono un libro.
Non è una variante dei mimi, non si tratta di una nuova forma d’arte. E’ l’ultimo grido, anzi l’ultimo non-grido della rivolta popolare.
Alla legge Toubira, quella del mariage pour tous, metà Francia, almeno, ha risposto scendendo in piazza. Ci sono stati scontri selvaggi perché il governo ispirato al modello dei repubblicani spagnoli ha imposto la repressione. Uomini e donne, giovani e anziani, persone di ogni ceto e di ogni idea politica, hanno retto la piazza. Scontri duri, fermi, arresti.
In particolare il giovane Nicolas è stato chiuso nella prigione di Fleury-Mérogis per delitto d’opinione. E’ scattata allora la protesta popolare; si sono organizzati autonomamente, grazie alla rete, alle radio, e in particolare mediante una pagina facebook.
Hanno deciso di protestare così.
Ininterrottamente, giorno e notte, in tutta la Francia sono a migliaia a stare fermi, in piedi, con un libro in mano, per dimostrare la forza calma di chi ha ragione e la bellezza della libertà.
Si danno il cambio ininterrottamente, ma restano, ciascuno, diverse ore; saranno quindi svariate decine di migliaia impegnati in questa tormentata battaglia; all’inizio c’è chi ne ha passate più di dodici di seguito per non lasciare il posto.
“Meglio morire in piedi – scrivono – che vivere in ginocchio”.
La tenacia, signori, è madre di tutte le guerre. Forse abbiamo qualcosa da imparare da oltralpe.