di Francesco Filipazzi (Barbadillo)
Uscirà nei prossimi mesi un film molto attesto dal grande pubblico, dedicato al racconto della nascita dell’impero di Serse e del suo sviluppo nei dieci anni precedenti le vicende narrate in 300. Si intitola 300, Rise of an Empire e si annuncia già un grande film che promette di infiammare ancora una volta con la storia e le sue suggestioni gli spettatori mondiali. Gli unici che sembrano non emozionarsi troppo di fronte alle vicende che hanno segnato la tappe fondamentali della civiltà europea, sono proprio i burocrati della Troika che, a quanto pare, hanno inserito, fra i beni da privatizzare e vendere al miglior offerente, per risanare le casse greche, anche la piana delle Termopili, dove si svolse l’impresa di Leonida e dei suoi spartani.
Il piano di smantellamento del patrimonio greco – secondo le intenzioni – dovrebbe risanare le casse dello Stato, ma la vendita della piana della battaglia contro Serse appare ai più insensata e, soprattutto, dal valore economico irrisorio. Le Termopili, infatti, altro non sono che un fazzoletto di terra su cui sorge un bel monumento a Leonida, questo sì dall’immenso valore culturale e affettivo, in quanto ricorda la grandissima resistenza contro un’invasione che avrebbe cambiato in modo radicale il futuro dell’Europa.
Davanti a questo il popolo greco, mentre la Troika raschia il fondo del barile, non capisce davvero il perché di questo tipo di operazione, in quanto il Paese è di fatto sotto la spada di Damocle di un debito pressoché eterno, che potrebbe essere estinto solo con una procedura di fallimento. Un accanimento – dopo la chiusura della tv di Stato e quella dell’accademica sinfonica nazionale – che sa tanto di volontà di estinguere le fondamenta di una nazione.