sabato 14 luglio 2012

L'unica spending review sensata? Quella di casa


di Marco Managò (Rinascita)

Le sforbiciate ai servizi, in Italia, sono da sempre sbilanciate verso il basso finendo anche per cadere nel grottesco, nel ridicolo e nell’iniquità più esasperata.
L’esecutivo si è affrettato ad affermare che i tagli non sono lineari bensì mirati: è proprio vero, infatti sono mirati verso la base, le fasce più deboli.
A esempio, nei confronti di quella sanità pubblica, già fatiscente (e per questo dovrebbe essere esente da tagli) ma l’unica alla portata delle tasche dei meno abbienti. Non è demagogia: è taglio di posti letto già esigui.
Nel diritto si incorre, a volte, nella locuzione “la diligenza del buon padre di famiglia”. Si tratta del retaggio dell’antico diritto romano.
In conclusione: definire ciò che un padre, avveduto e saggio, interessato al corretto funzionamento di una determinata situazione pone, in modo di offrire tutta la collaborazione e i comportamenti più opportuni. E’ considerato anche come l’atteggiamento dell’uomo medio nella responsabilità contrattuale (in medio stat virtus) e nei confronti del creditore. Nel diritto civile ci sono diverse ricorrenze: a esempio l’articolo 382 indica che “Il tutore deve amministrare il patrimonio del minore con la diligenza del buon padre di famiglia”. L’articolo 1176 recita “Nell’adempiere l’obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia”.
Altro esempio è l’articolo 1587, riferito al locatario, in cui è scritto che “Il conduttore deve:
1) prendere in consegna la cosa e osservare la diligenza del buon padre di famiglia nel servirsene per l’uso determinato nel contratto o per l’uso che può altrimenti presumersi dalle circostanze;
2) dare il corrispettivo nei termini convenuti”.
Il buon padre di famiglia italiano, in questo momento, non può essere altri che Mario Monti, considerato l’uomo più saggio, probo, severo, equilibrato, pure lui un po’ super partes (ma sì, è tecnico quindi perché non negargli quest’ulteriore tocco di imparzialità?). La diligenza che ha usato in questi mesi è piuttosto nota ed è abbastanza chiara a tutti: a chi è in malafede, chi si pone in una critica costruttiva e chi vive nella sua adorazione celeste.
Un buon padre di famiglia, costretto alla gestione affettiva ed economica della propria piccola comunità, deve far fronte con la massima saggezza e la massima equità, senza fare differenziazioni fra i figli e lasciando qualche piccola “riserva” ai genitori solo per il ruolo importante a loro destinato.
In effetti, Monti è stato proprio equo e le sue misure, dalla riforma delle pensioni all’Imu, a quella del lavoro e, in ultimo, quella della spending review, sono distribuite, nella maniera più imparziale possibile, fra i vari ceti sociali, senza distinzioni. Purtroppo non è così.
A Monti, tuttavia, non è richiesta solo la correttezza e la buonafede, ci vuole qualcosa di più: proprio quella diligenza che va oltre l’aver svolto il compitino con la massima eleganza e la forma. Occorrono la sostanza, l’opportunità e la scelta.
Monti dispone degli sprechi della pubblica amministrazione, con un’impercettibile amnesia su quelli che sono gli sperperi più esosi del “pubblico”: parlamentari in eccesso, indennità, stipendi esagerati, pensioni di lusso e altre ingiustizie che l’italiano mai ha conosciuto meglio di come abbia fatto in questi 2 ultimi anni (periodo di incremento della crisi e della ventata di antipolitica verso la Casta). In realtà i migliori esecutori della “revisione della spesa” sono proprio le famiglie italiane, che sanno dove andare a risparmiare, a tagliare. Le famiglie non hanno il pregiudizio di dover salvare “qualcuno”: sanno che per proteggere la “barca” devono considerare tutti i componenti allo stesso modo, senza esclusioni o favoreggiamenti.
Il (vero) buon padre di famiglia sa che, se deve razionare l’acquisto della carne (come avviene in questi mesi), dovrà farlo per tutti, lui compreso. Se riduzione c’è, questa deve esserci per tutti, adulti e bambini. Il buon padre di famiglia divide la bistecca in quattro pezzi se deve darla a sé, alla moglie e ai due figli. Anzi, il buon padre si sacrifica e offrirà i pezzi più grandi ai figli, poi uno alla moglie, a se stesso non penserà. Tutto questo sembra proprio l’esatto contrario di come avviene la riduzione degli sprechi in “casa Italia”. I sacrifici, invece di imputarli ai più forti, a quelli in grado di reggerli, sono destinati, come sempre, ai più deboli.
La metafora calza pienamente: come se il “papà Monti” si tenesse da parte delle bistecche per sé e la moglie (e i ministri, banche e alta borghesia) mentre ai figli (popolo) desse solo qualche grammo. In punta di metafora, s’intende.
Un genitore avveduto sa che, in caso di riduzione delle spese per far quadrare il bilancio, occorre tagliare i beni e i costi superflui, a cominciare dai propri; poi, solo in caso di estrema necessità, andrà a intaccare le risorse e i giochi per i figli.
Al popolo italiano, soprattutto quello che ha nel DNA le privazioni alimentari e consumistiche di decenni fa, non deve essere insegnata alcuna spending review. Tutt’altro.
Così, mentre il Consiglio dei ministri vara decreti e stringe casse, taglia risorse a enti pubblici e sanità, le famiglie italiane rappresentano il miglior esempio di riduzione degli sprechi, cercando di riciclare, di inventarsi l’orto di casa, di fare spese alimentari sempre più accorte.
Il buon padre di famiglia comincerà a tagliare i costi per l’automobile e la ristorazione fuori di casa, per i viaggi e altri oneri di cui può fare a meno. Qualcuno, meno saggio, sarà un po’ recalcitrante e rinuncerà con più difficoltà a mezzi dello status symbol, come automobili o telefoni cellulari, per la sacra legge dell’apparire e dell’immagine. Allo stesso modo, l’esecutivo è recalcitrante su alcune spese di immagine, con cui deve farsi ben volere dal prossimo e dall’alleato tutore; per questo motivo, a esempio, si ostina a mantenere vive quelle spese assurde, inutili, ingiustificate, pesanti e abnormi che concede per le cosiddette missioni di “pace” all’estero. Attraverso l’azzeramento di queste gravose forme di status symbol (anzi, di Stato symbol che si atteggia a Paese autonomo e sovrano, impegnato di concerto con altre entità similari), si potrebbe ricavare un risparmio in grado di superare qualsiasi review.
Non c’è la volontà, non c’è la libertà di poterlo fare. Al contrario, il buon padre e la buona madre di famiglia sanno che i privilegi non portano da nessuna parte, anzi.
Vada pure, il Varesino, a fare delle visite presso le famiglie italiane, soprattutto quelle più disagiate: non avrà bisogno di commissari, di professori, tecnici e di numeri. Risparmierebbe anche per il loro oneroso consulto.
Le famiglie risparmiano e si approssimano a un pareggio di bilancio in famiglia, nonostante le difficoltà pratiche per ottenerlo: l’aggiunta di nuovi ostacoli al risparmio (e alla crescita) non favorisce la pur tenace e imparziale revisione della spesa di casa nostra. L’effetto causato dalla riduzione dei consumi sarà gravoso e inevitabile.