giovedì 23 agosto 2012

Massimo Fini: il futuro è di voi Sardi

a cura di: Carlo Poddighe
massimo fini fuma


Sono in molti a fare previsioni sugli sviluppi della grave situazione economica e sociale in cui ci troviamo, ma essere una Cassandra non è da tutti. E' più complicato, molto più complicato. In primo luogo perché a nessuno piace sentire infauste prospettive sul proprio futuro, in secondo perché una Cassandra le previsioni le azzecca.
Massimo Fini, giornalista e scrittore, rivendica con orgoglio il fatto di aver previsto dal 1985, anno di uscita del suo libro "La ragione aveva torto?", i limiti e gli sciagurati esiti a cui ci avrebbe condotto una visione ostinatamente positivista, materialista e progressista del mondo, dell'economia e della vita del singolo uomo.

"This is the end" cantavano i Doors. Questa è veramente la fine dei piani elaborati, di un sistema?

Viviamo in un periodo di crisi che dal piano economico si sposta sempre più su quello esistenziale. Di sicuro, saranno chiesti ulteriori sacrifici a tutti i popoli occidentali. Ora più che mai il dogma produci-consuma-crepa mostra il suo volto annichilente. In passato, forse stavamo peggio, ma eravamo più sereni. Bastava avere il minimo necessario: qualcosa da mangiare, una fidanzata, una moglie, dei figli. Essere poveri quando tutti sono poveri non è un problema. Il disagio, la frustrazione si prova quando tutt'intorno c'è opulenza e disparità sociale. Nel più misero villaggio africano sono più felici che nella ricca Scandinavia dove il suicidio è la prima causa di morte fra i giovani.

Questa è la base del suo Manifesto dell'antimodernità, per una decrescita felice: "riportare al centro l'uomo, relegando economia e tecnologia al ruolo marginale che loro compete".

Le leadership mondiali vogliono una crescita che non ci può più essere. La crescita infinita esiste solo in matematica. Il loro modello di sviluppo è paragonabile ad una potente macchina che, arrivata davanti ad un muro, continua a dare di gas finché il motore non fonde.

Quali sono queste leadership mondiali e perché tanta ostinazione per un modello di progresso che sembra suicida?

Sono i governi occidentali e quelli dei paesi emergenti. Anche i banchieri sono una parte di questo sistema. Non so se agiscano per cecità o malafede. Molto probabilmente ritengono che le conseguenze ultime e più drammatiche del loro modello di sviluppo non li riguarderanno direttamente, quindi non se ne curano. Per questo tocca a noi passare all'azione. Bisogna cambiare il modello: meglio governare una decrescita che subire di colpo il collasso.

Quale modello e quale vita, allora?

Un ritorno alla campagna, alla coltivazione della terra, limitandosi all'autoproduzione e all'autoconsumo. Probabilmente, in un futuro prossimo, le città saranno abbandonate e recintato un pezzo di terra lo si difenderà con le armi. Se tutto crolla inizierà una lotta sanguinosa per la sopravvivenza. Favoriti a quel punto saranno i giovani, i più sacrificati dall'attuale sistema. Con la loro energia e forza, e purché recuperino una manualità dimenticata, saranno i più adatti ad affrontare questo futuro. E poi ci siete voi Sardi.

Noi Sardi?

Sì. Se si dovrà tornare alla campagna, un popolo come il vostro che conosce una vita diversa, legata da sempre alla terra, sarà favorito. Essere pastore non sarà più un limite, ma un punto di forza. Vedo con favore anche i movimenti indipendentisti, quello sardo, ma soprattutto quello corso che ragiona già in un'ottica di minor sviluppo, ma che mantiene integre le tradizioni. In più voi Sardi siete gente di coltello, non avrete problemi a difendere ciò che è vostro. Gli abitanti di Milano, per dire, sono spacciati in partenza.