domenica 16 settembre 2012

Se il popolo non ha pane...


di Gabriele Marconi

Gli americani, almeno, fanno finta di santificarla, la volontà popolare. E lo fanno con tutti i crismi hollywoodiani del metodo Stanislavskij: «approfondimento psicologico del personaggio da interpretare, ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell’attore, esternazione delle emozioni interiori attraverso la loro interpretazione e rielaborazione a livello intimo». Quando parla al popolo, un presidente Usa fa così. Poi, vabbè, si farà pure gli stracavoli che gli pare ai danni di mezzo mondo (e a volte gli si ritorce contro, come l’altro giorno a Bengasi), ma lo dice bene. Tanto bene che quasi quasi ti viene voglia di abbracciarlo. Vuoi mettere?

Noi del Vecchio continente invece siamo più arretrati, e i nostri leader sono ancora… come dire… un po’ rustici. Prendete Monti, che davanti al dilagare delle proteste dichiara che è stupito e triste per “l‘ingerenza dei popoli” nelle scelte che lui e suoi algidi colleghi europei stanno mettendo in opera per affrontare la crisi economica. Come a dire: ma di che s’impiccia questa gente? Di che si lamenta? Roba da “se il popolo non ha pane, che mangi le brioches”. Cose così.

Obama, o chi per lui, farebbe la faccia addolorata, si toglierebbe la giacca e, facendo la fila a una mensa della Caritas, direbbe che le sofferenze del popolo americano sono le sue sofferenze e che farà di tutto per alleviarle… direbbe che “tutti insieme ne usciremo fuori, più belli e più forti che prima”. E lo direbbe benissimo. Tanto bene che quasi quasi ti verrebbe voglia di dare a lui la tua scodella di minestra.

Monti no, ma bisogna capirlo… provate a mettervi nei suoi panni, poveraccio. Quando Napolitano gli ha detto “fai tu”, l’aveva forse avvertito che ci sarebbe stato da render conto a qualcuno? Che diamine, Monti non è come un volgare eletto, è uno sobrio, abituato a lavorare in pace. Se alla Goldman Sachs t’affidano un incarico mica ti ritrovi l’ufficio invaso da operai e minatori che sporcano la moquette! Non oso pensare a cosa potrebbe patire, misero, se qualcuno arrivasse a stropicciargli il loden.

Qualche giorno fa il mio amico Ferdinando, parlando dell’arrivo dei tecnocrati, ricordava che in altri tempi ci fu chi s’immolò nel fuoco per denunciare al mondo un’altra occupazione. Un’occupazione violenta, con i carri armati che schiacciavano i manifestanti. Oggi a schiacciare sono gli ingranaggi del Mercato e l’occupazione non è quella sovietica ma quella della finanza internazionale. L’indifferenza verso la sofferenza dei popoli, però, è lo stessa. Uguale è l’insofferenza per chi si ostina a non accettare i metodi degli occupanti. Mi ricorda la maglietta che indossava un ragazzo inglese, tanti anni fa: c’era il disegno di due individui, uno al posto della testa aveva la falce-e-martello, l’altro il simbolo del dollaro… la scritta diceva “The deadly twins”, i gemelli mortali.

Oggi i gemelli hanno figliato, e il frutto di tanto incesto è immensamente più subdolo e potente dei genitori. E il suo più grande alleato è la disillusione.