giovedì 14 febbraio 2013

Cento anni fa nasceva Mantelli, “papà” degli alianti italiani e asso dell’aria della Rsi


di Antonio Pannullo (Secolo d'Italia)

Adriano Mantelli nacque cento anni fa a Parma, dove oggi c’è una via che lo ricorda vicino all’Aeroclub della città, e da questo fortemente voluta. Pino Valenti, aviatore e tra i promotori dell’intitolazione, ha dovuto superare numerosi ostacoli prima di ottenere questo giusto riconoscimento per uno dei nostri migliori piloti da caccia di tutti i tempi e “papà” del volo a vela, ossia degli alianti. Tutto perché Mantelli aderì alla Repubblica sociale, nella cui aviazione si coprì di gloria. Mantelli si arruolò giovanissimo nell’Aeronautica militare, conseguendo il brevetto su apparecchi da caccia, e distinguendosi per le sue doti di acrobata dell’aria. Il controllo che aveva sul mezzo era pressoché totale, e ricordiamoci che allora gli aerei non erano certo sofisticati come oggi. Partì volontario guerra di Spagna, col XVI Gruppo della Caccia Legionaria (Chucaracha) CR 32, dove si distinse per il suo valore. Tornato in Italia, si dedicò all’attività volovelistica sportiva ad Asiago e a Sezze Romano, dove negli ultimi anni Trenta stabilì i primi record nazionali di durata e di distanza per alianti monoposto e biposto, vincendo tutte le gare nazionali nonché i Littoriali del Volo a Vela. Fu pilota sperimentatore e collaudatore presso il Centro sperimentale di Guidonia. Lavorò alla progettazione, costruzione e sperimentazione di velivoli e motoalianti, creando quella gli alianti con e senza motore “A.M.”, ben noti in Italia ed all’estero, precorrendo di decenni lo sviluppo degli ultraleggeri. Dopo l’8 settembre, come detto, entrò nell’Aviazione nazionale repubblicana, dove fu promotore della rinascita della specialità aliantista: costituì un Nucleo Volo Senza Motore. I mezzi furono gli Avia FL 3 quali traini, e i CVV 2 Asiago quali veleggiatori; successivamente ebbe il prototipo CVV 6 Canguro. Alla base di Cascina Costa l’attività del nucleo, più sportivo che militare, si interruppe il 23 aprile 1945, quando i partigiani circondarono il campo e chiesero la resa. Dapprima Mantelli rifiutò, ma poi il Cln, il 28, gli trasmise la richiesta del suo maggiore, Adriano Visconti, asso dell’aria con 25 vittorie. Mantelli si arrese poiché era stata promessa salva la vita a tutti, ma Visconti fu allontanato dagli altri aviatori e assassinato con una raffica di mitra e finito con un colpo alla nuca. A sparare fu un partigiano russo, guardaspalle del comandante partigiano Aldo Aniasi, “Iso”, futuro sindaco di Milano. Dopo la guerra Mantelli si trasferì in Argentina dove stabilì il primato italiano di distanza libera per alianti monoposto. Tornato in patria, nel 1951 costituì il Centro militare di Volo a Vela, con sede prima all’Aeroporto dell’Urbe, poi a Guidonia. Nel 1953 Mantelli, dopo aver utilizzato per primo le risorse volovelistiche dell’Appennino, su incarico dell’Aeronautica e dell’Aero Club d’Italia, creò il Centro Volovelistico di Rieti, dove organizzò il primo corso nazionale per istruttori di volo a vela. Nel 1954 a Vigna di Valle stabilì il primato italiano di durata per alianti monoposto con 24 ore e 15 minuti di volo, unitamente ad altri primati. Nel 1955 batté un altro record, quello di durata per alianti biposto con un volo di 28 ore. Negli anni successivi batté nuovi record e realizzò nuovi primati. Insignito di molte onorificenze italiane ed estere, ha avuto riconoscimenti quali la medaglia del Coni nel 1941, la medaglia d’oro dell’Aero Club d’Italia, una medaglia d’argento al valore aeronautico, il diploma Tissandier della FAI, e le medaglie Luis Bleriot per gli anni 1962 e 1964. È scomparso il 7 maggio 1995, con il grado di generale.