lunedì 11 febbraio 2013

“Il Segreto”. La storia di un eccidio partigiano e di un film che non doveva vedere la luce


















di Mario Bortoluzzi (Azione Tradizionale)

Antonello Belluco è un regista padovano decisamente caparbio, uno che crede nelle cose che fa e che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Ha cinquantasei anni e da più di trenta si occupa di cinema a tutti i livelli (fra gli altri, suo il bellissimo “Antonio guerriero di Dio” dedicato alla vita di S. Antonio da Padova), raccogliendo notevoli consensi di pubblico e di critica.

Fin qui tutto normale direte voi:quanti registi con queste caratteristiche ci sono in Italia nei giorni nostri?

Non molti per la verità ma il problema è un altro. Belluco, tra i tanti pregi, ha pure un difetto, o meglio un qualcosa che può apparire come tale agli occhi di questa Italia montiana: è un uomo libero, un tipo controcorrente ma, soprattutto, non appartiene alla lobby dei registi schierati a sinistra (la stragrande maggioranza della famiglia cinematografica italiana).

Con queste premesse non certo politicamente corrette, il Nostro ha deciso un anno fa di cimentarsi coraggiosamente in una nuova opera: una storia d’amore ambientata nella campagna veneta della primavera del 1945, durante gli ultimi giorni della guerra civile. Anno terribile o meraviglioso, a seconda dei punti di vista, il ‘45 fu per Codevigo, un paesino della Bassa Padovana di poche migliaia di anime, un anno sicuramente da dimenticare. In quei luoghi, infatti, i partigiani della 28^ Brigata Garibaldi «Mario Gordini», inquadrata nell’VIII Armata angloamericana, nelle radiose giornate della Liberazione, perpetrarono fra la fine dell’aprile e il mese di maggio 1945 uno dei più atroci eccidi a danno dei soliti fascisti o presunti tali, mai visti nel nostro Paese. Furono passati per le armi, senza processo e, in alcuni casi, dopo sevizie atroci, più di 300 fra uomini e donne dell’esercito della RSI e civili rastrellati in odore di fascismo qua e la dalle forze partigiane, soprattutto nel vicino ravennate. Le esecuzioni avvennero di notte, spesso sulle sponde del fiume che scorre nei pressi di Codevigo e i cadaveri gettati nelle acque o in fosse comuni. Questo uno dei motivi per cui non tutte le salme furono recuperate. Mani pietose di volontari, (gli stessi che già avevano prestato la loro opera per il recupero degli italiani gettati nelle foibe dai titini, guidati dalla Signora Rosa Melai di Padova), nel corso degli anni successivi raccolsero i poveri resti di 114 trucidati e nel 1962 li ricomposero in un piccolo sacrario posto nel cimitero della cittadina, dove ogni anno viene celebrata una S. Messa in suffragio dei martiri.

Dell’eccidio di Codevigo scrissero a suo tempo Giorgio Pisanò, Antonio Serena e, più recentemente, Gianpaolo Pansa con i suoi libri sul «sangue dei vinti». Per la prima volta, negli anni ’90 se ne parlò anche sui quotidiani locali, dopo un silenzio durato mezzo secolo. Belluco ora prova con coraggio cavalleresco a portare la vicenda sul grande schermo, partendo dalla storia d’amore sbocciata in quei giorni fra il figlio di un capo fascista locale e una maestra elementare, una giovane istriana giunta da poco in paese. Ci vuole coraggio a raccontare in un film certe cose. I libri, si sa, arrivano fino ad un certo punto e non toccano tutte le corde dell’emozione. Il cinema invece, come diceva qualcuno negli anni ‘30, essendo «l’arma più forte» (lezione imparata molto bene e applicata con coscienza nel dopoguerra dagli ex cineasti fascisti, riconvertiti al Verbo antifascista) è tutta un’altra cosa.

Dopo decenni di martellamento propagandistico dove venivano raccontate storie in cui i cattivi erano sempre i neri e i buoni sempre i rossi, narrare i fatti in modo più obiettivo, rappresenta quasi un atto di eresia di fronte al Pensiero Unico che si vuole imporre in Italia su certi argomenti. Un tempo gli eretici si bruciavano nei roghi, nel 2012 per farli tacere si usano altri modi. Non meno efficaci. Fin dal momento in cui Antonello Belluco annunciò di voler girare il film, infatti, ebbero inizio tutta una serie di «sfortunate coincidenze», a cominciare dalla marcia indietro del produttore (con conseguente perdita dei contributi pubblici richiesti), inizialmente «entusiasta» dell’opera proposta ma poi richiamato all’ovile da ordini superiori. La commedia proseguì con il ritiro della disponibilità dei costumi di scena, armi e automezzi, con il niet delle banche locali a finanziamenti e contributi, con lettere di allerta dei legali del figlio del defunto comandante partigiano della Brigata Garibaldi (che voleva leggere preventivamente la sceneggiatura) fino ad arrivare alla ritirata strategica della cantante Antonella Ruggiero che dapprima aveva accettato di cantare il tema musicale del film ma poi «ha pensato di non sentirsi a proprio agio nello sposare le tematiche della sceneggiatura». 

Censura, boicottaggio, mancanza di coraggio. Storie italiane che si ripetono all’infinito con lo stesso copione. Per tutti questi motivi il regista ha deciso di rivolgersi direttamente alla gente per raccogliere i fondi allo scopo di realizzare il film, avviando una specie di «prevendita» dell’opera in edizione speciale. Sul sito www.eriadorfilm.it si può sin d’ora prenotare il dvd del film con un contributo di 30,00 euro, anche abbinato al libro Il Segreto (50,00 Euro). Sul sito ci sono tutti gli estremi per il bonifico. Le spedizioni inizieranno dopo trenta giorni dall’uscita del film nelle sale cinematografiche Se la cosa va in porto, sarebbe la prima volta in Italia: senza finanziamenti pubblici, elargiti spesso per delle autentiche schifezze, per raccontare l’altra faccia della storia, quella finora rimasta senza voce e senza immagini. Vuoi vedere che «il nostro mondo » per una volta la spunta?