sabato 9 febbraio 2013

Trentennale. Paolo Di Nella vive nei cuori dei giovani che lottano per cambiare l’Italia

di Tommaso Della Longa (Barbadillo)

Piazza Gondar. Quartiere Trieste Salario. Roma. Qui, ogni anno, dal 1983, centinaia di ragazzi, si sono passati il testimone e per una notte e un giorno intero custodiscono e tramandano il ricordo di Paolo Di Nella, giovane militante del Fronte della Gioventù, ucciso da estremisti di sinistra mentre attaccava manifesti per il verde pubblico e l’esproprio della vicina Villa Chigi (per la ricostruzione della storia di Paolo vedi il dossier preparato dai ragazzi della Trieste Salario).
E’ passato tanto tempo dal 9 febbraio 1983. Ma l’idea di continuare in questo ricordo silenzioso e militante viene portata avanti dai ragazzi che anche nelle prossime ore saranno davanti al murales che recita la scritta “Paolo vive” per ricordare agli assassini di Paolo che le sue idee non sono state fermate.

E’ passato tanto tempo, ma le idee di Paolo hanno vinto. Facendo pochi passi dalla scritta in suo ricordo, si può entrare in quella Villa Chigi per cui tanto si era battuto: oggi è uno spazio pubblico, un polmone verde per il quartiere. Ma non solo. E’ anche il luogo dove un viale è intitolato alla sua memoria perché il suo sacrificio sia indelebile, nel tempo.

Il quartiere la sua storia non l’ha dimenticata. Come non ha dimenticato quella di Francesco Cecchin, un altro militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1979 nei pressi di piazza Vescovio da un gruppo di sinistra. Il Trieste Salario, il quartiere e la sezione territoriale, hanno pagato un tributo molto alto a cavallo tra gli anni ’70 e gli ’80: due giovani vite spezzate nel nome dell’odio politico.

Oggi sono cambiate tante cose. Sia nell’ambiente della destra, sia nel mondo esterno. Per fortuna, tranne in qualche raro caso di teppismo di bassa lega, la violenza non è più uno strumento per fare politica. La destra e le sue idee hanno avuto diritto di cittadinanza e non sono più relegate ai “topi” e alle “fogne”, come andava tanto in voga urlare nei cortei di sinistra negli anni ’70.

Dopo 30 anni, però, c’è qualcosa che ancora non è cambiata: le parole giustizia e verità non hanno avuto spazio in questa storia. Poca voglia di trovarle all’epoca, poca voglia di parlarne ancora oggi. Una ferita che non si può sanare senza una spiegazione a così tanta violenza. Senza una spiegazione all’opera di silenzio e disinformazione fatta nei giorni successivi all’aggressione, con il solito leit motiv del “regolamento di conti interno”. Senza una spiegazione alle scritte che inneggiavano al solito squallido “uccidere un fascista non è reato”.

Una richiesta di giustizia che anche quest’anno verrà portata in piazza con un corteo silenzioso da villa Chigi a piazza Gondar: l’appuntamento è per domani alle 15.30 a viale Paolo Di Nella. Per non dimenticare. Per chiedere giustizia. Per ricordare a tutti che Paolo è vivo, nel cuore della sua gente, nel cuore del quartiere, nella storia della nostra Nazione.

“Noi purtroppo non siamo ancora un’élite, perché se lo fossimo sapremmo certamente guidare il nostro popolo sulla via nuova. Per ora siamo soltanto delle persone che cercano di essere uomini, uomini e donne che vivono uno stile di vita autentico; ma per essere degli uomini nuovi non basta credere in determinati valori, è necessario viverli e temprarli nell’agire, quotidianamente: questa è in parte l’importanza di fare politica. Rivoluzione non è qualcosa di astratto, che sa di miracolo : è qualcosa che si costruisce giorno per giorno, pezzo per pezzo, sbagliando e riprovando, anche col sacrificio personale, anche riuscendo a superare tanti problemi contingenti che si presentano e che spesso, anche se sembrano tanto grandi ed insormontabili, se solo li si prova a guardare con un’ottica diversa, risultano delle inezie”. 
(Paolo Di Nella)