giovedì 2 maggio 2013

L’intervista. Luttwak: “L’ambasciatore italiano in India aveva trovato la soluzione ma il governo…”

di Daniele Lazzeri (Barbadillo)
Un processo, la condanna, 92 giorni di carcere ed il trasferimento in Italia dove avrebbero, in teoria, scontato la pena in una struttura militare ma dove, in realtà, avrebbero potuto svolgere tranquillamente il loro lavoro e fare carriera. Per Edward Luttwak, noto esperto di politica estera e di strategie militari ed economiche, la vicenda dei due marò italiani detenuti in India sarebbe già stata risolta da tempo senza gli errori compiuti proprio dall’Italia.

Qual è stato, secondo lei, l’errore più grave?

Quello più clamoroso è stato inviare, per occuparsi del caso, il sottosegretario italiano agli Esteri, Staffan De Mistura. Un personaggio che non è un esperto ma che ha fatto la sua intera carriera all’Onu, dove essere totalmente incapace non è certo un ostacolo alla carriera. E’ solo un bellimbusto e in India, ma non solo lì, è considerato uno sprovveduto.

Ma cos’avrebbe fatto, il sottosegretario, per meritare un simile giudizio?

Dopo l’arresto dei due marò italiani, era stata individuata una soluzione che rispettasse lo stato di diritto di un Paese come l’India senza penalizzare troppo i due militari italiani. La soluzione che prevedeva, appunto, il processo in India ed il successivo e pressoché immediato trasferimento dei marò in Italia. Ma poi sulla scena è comparso De Mistura e tutto è stato bloccato. L’ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini, aveva brillantemente risolto il problema. Mancini è un professionista serio, preparato, apprezzato dagli indiani. Tutto il contrario del sottosegretario, insomma.

L’errore italiano è stato solo quello?

No, il primo, e che ha creato tutti i problemi successivi, è stato fare entrare in porto la nave con a bordo i marò. Il fatto si era verificato in acque internazionali. Dunque la nave non doveva entrare nelle acque indiane. Ma si è verificata una serie impressionante di errori, con il capitano che ha ordinato l’ingresso in porto su indicazione del predecessore di Mancini. A quel punto l’India ha considerato i marò come se si fossero costituiti e, dunque, ha rispettato le proprie leggi che obbligavano a processare i militari. Ma forse l’errore più grave è stato commesso ancora prima, non preparando adeguatamente i marò per affrontare la pirateria. La procedura prevede che non si apra il fuoco se non dopo l’eventuale atto ostile. Perché imbarcazioni di ogni tipo si avvicinano alle navi, in ogni località. E non si deve sparare senza la certezza di avere a che fare con pirati.

La decisione del governo italiano di non riconsegnare i marò, poi rimangiata, ha creato gravi problemi nei rapporti tra i due Paesi?

Tra i due livelli istituzionali, soprattutto. Perché al popolo indiano, in realtà, la vicenda non interessa minimamente. Ci sono problemi molto più gravi, nel Paese. Mentre ai vertici indiani il comportamento italiano è sembrato insensato. La Corte Suprema, che è un’autorità indiscussa nel Paese e che aveva piegato anche Indira Ghandi, aveva anche spiegato al Kerala che la cauzione per il rientro temporaneo dei marò non doveva essere chiesta all’Italia perché esisteva un accordo superiore, su cui si era impegnato l’ambasciatore Mancini a nome dello Stato Italiano. Nel momento in cui il governo italiano si rimangiava la parola data, per la Corte Suprema l’Italia non era più uno Stato legittimo e dunque l’ambasciatore non era più riconosciuto come tale, come rappresentante di uno Stato inesistente.

Ed ora che succederà?

Ora Mancini stava ricostruendo i rapporti e si era deciso di riprendere la soluzione già individuata, con processo, condanna e trasferimento in Italia. Ma è ricomparso De Mistura, provocando un profondo fastidio nei vertici indiani. Cosa viene a fare il sottosegretario di un ministro che si è dimesso? Di un governo che non c’è più? Uno che ha raccontato, in Italia, di avere un appuntamento con il ministro degli affari esteri, senza averlo? Gli indiani sono convinti che cerchi solo della visibilità personale e temono che rovinerà nuovamente gli accordi già definiti e che avrebbero permesso, da tempo, il ritorno in Italia dei due soldati. Per questo eviteranno di incontrarlo ai massimi livelli, ma delegheranno funzionari di fascia più bassa. Sperando che De Mistura mette subito fine alla sua presenza in India e nel governo, in modo da poter concludere la vicenda, con soddisfazione da entrambe le parti.