di: Mauro Indelicato (L'intellettuale dissidente)
Forse mai
come quest’anno le elezioni europee sono tanto sentite dall’elettorato,
o meglio dire, dagli elettorati del vecchio continente; la prima volta
si svolsero nel 1979, a parte qualche test politico nazionale però, il
suffragio per il parlamento di Strasburgo non ha mai scaldato le
fantasie elettorali europee, forse perché lo stesso parlamento europeo
mai è stato avvertito come un’istituzione di rilievo per la vita
quotidiana dei cittadini.
Ma
quest’anno la situazione è diversa: crisi, perdita d’identità, perdita
di prestigio, fine o quasi della sovranità dei popoli, quella che si
appresta ad andare a votare è un’Europa malata che, a differenza del
2009, anno delle ultime europee, sa di essere il ventre molle del
sistema internazionale. Molti movimenti e partiti di ogni parte del
continente, iniziano ad organizzarsi, iniziano a raccogliere quel
pensiero di malcontento e disgusto che serpeggia prepotentemente nella
società, che dal malandato e contorto sistema attualmente in vigore
viene definito semplicemente come “populismo” o, peggio ancora, come
minaccia alla pace ed alla stabilità europea.
Questo
pensiero che aleggia non più tanto in sordina nell’opinione pubblica,
la quale prende sempre più cognizione della realtà e mette sempre più
in discussione alcuni elementi ritenuti tabù fino a qualche anno fa, in
primis la moneta unica, fa molta paura ai burocrati di Bruxelles e di
Francoforte; specialmente nella città tedesca sede della BCE, il timore
che le svolte causate dal malcontento fra qualche mese diventino
incontrollabili è palpabile e ben radicato ai vertici dell’EuroTower e
si sta trasformando in autentico terrore.
Prova
ne è, il fatto che delle semplici elezioni comunali francesi, hanno
creato un dibattito in tutto il vecchio continente che, fino a pochi
mesi fa era impensabile; dalla Polonia al Portogallo, dalla Finlandia
alla moribonda Italia, in tutta Europa adesso esistono partiti o
movimenti che strizzano l’occhio al vittorioso Fronte Nazionale di Jean
Marie Le Pen, tutta l’opinione pubblica insomma è a conoscenza del
fatto che, piaccia o no, delle alternative all’attuale sciagurato
sistema europeo esistono e sono ben radicate. Ed a rigor di logica, se
delle elezioni amministrative, quindi di carattere in teoria
esclusivamente locale, creano un inatteso scossone a livello
continentale, cosa potrà accadere nel caso in cui le previsioni di un
trionfo del fronte cosiddetto “euroscettico” alle prossime europee
venissero confermate? Da qui le preoccupazioni di gran parte delle
cancellerie, da qui appelli e contro appelli a “fermare la deriva
populistica ed euroscettica”, da qui il disperato tentativo di aizzare i
media tradizionali contro le formazioni anti Euro e chissà quali e
quante altre provocazioni verranno messe in campo; anche perché, l’onda
contro la moneta unica e l’attuale assetto dell’UE è sempre più
dirompente e non solo in termini di numeri elettorali.
In
Spagna, si rivedono per esempio gli indignados: dopo aver infiammato
le piazze del paese tra il 2011 ed il 2012, a Madrid lo scorso sabato
migliaia di persone hanno assediato i centri del potere della capitale
spagnola; su tutti, spiccavano slogan contro l’austerity e le politiche
economiche che stanno mettendo in ginocchio quello che fino al 2010
era il paese del miracolo economico. Stesse scene in Grecia dove, nel
silenzio più assoluto, continuano nel paese ellenico proteste e
scioperi contro la “troika” formata da UE, BCE ed FMI. In viste delle
europee, annunciate imponenti manifestazioni a Lisbona ed in tutto il
Portogallo, anch’esso sconvolto dalle misure d’austerità imposte da
Bruxelles.
In questo scenario, gioca
anche un ruolo non indifferente la crisi ucraina; infatti,
nell’opinione pubblica europea in pochi hanno creduto al teatro messo
in scena da UE ed USA a Kiev per sovvertire un governo legittimamente
eletto pochi anni prima. Anzi, sui social network sono sorti molti
gruppi che chiedono di emulare, ciascuno per il proprio paese, analoghi
referendum sulla scia di quello della Crimea. Il fatto che gli oppiati
popoli europei non abbiano questa volta abboccato in massa ad un
collaudato marchingegno mediatico per rovesciare un esecutivo filo
russo, è la dimostrazione che l’impalcatura di menzogne e scelleratezze
messa in atto negli ultimi decenni inizia a scricchiolare. E chissà
che, uno dei colpi di grazia, possa arrivare dalle elezioni europee e
da un parlamento comunitario costituito in maggioranza da forze che
esprimono il ribrezzo di molti europei nel vedere il loro continente
trasformato in un feudo del peggiore liberismo a stelle e strisce.