sabato 29 marzo 2014

Rugby. Marcello de Angelis: “Inconcepibile discriminare un giocatore per il settarismo”...


da barbadillo.it (Michele De Feudis)

“Sei di destra, non giochi”. Il veleno delle contrapposizioni ideologiche scorre anche nello sport e nel rugby con il caso Cirimbilla a Roma: al giocatore dei Corsari non è stato permesso di giocare la partita di campionato contro gli All Reds. Ne abbiamo parlato con Marcello de Angelis, ex rugbista nonché animatore dell’associazione parlamentare amici del Rugby.

Marcello de Angelis, ex militante, ex parlamentare, ex rugbista… Si può dire ex di un rugbista?

Probabilmente no (e direi che non si può dire nemmeno di un militante…) perché è una di quelle attività che si porta dietro un etica e uno stile di vita che nessuno oserebbe intaccare. O almeno così ti direbbe un rugbista vero, anche l’ultimo dei rugbisti, anche uno che abbia solo guardato il rugby dagli spalti.

Chi deve impegnarsi per evitare la riproposizione di dinamiche di un’Italia ormai lontana? La Federazione rugby? La politica?

La vicenda di cui è stato vittima Luca Cirimbilla a Roma ci dice una sola cosa – che nel mondo del rugby capitolino a dire il vero pensavano in tanti – e cioè che questa congrega che si presenta col nome di All Reds col rugby e con i rugbisti non c’entra nulla…
Ovviamente la Federazione, che deve buttare fuori chi si è macchiato di una infamia del genere – qualora sia un iscritto – e dovrebbe anche togliere l’abilitazione al campo occupato dove, evidentemente, la scuola di odio e intolleranza prevale sulla attività sportiva. Sarebbe stato sicuramente bello leggere comunicati bipartisan sui valori dello sport che non devono essere sporcati da questo tipo di atteggiamenti, comunicati che piovono da tutti i lati per eventi di gran lunga meno gravi. Per ora non ce ne sono stati. Ma è pur vero che Cirimbilla – che è un rugbista vero e non un “piagnone” – non si è certo andato a lamentare 

Cosa ha rappresentato nella sua esperienza di militante politico, la passione per il rugby?

Il rugby per me è una cosa di famiglia. Io sono sicuramente quello tra i miei fratelli che ha dato meno lustro allo sport e sono più un amante appassionato che un giocatore. Nanni era un grande giocatore. Giorgio ha fatto di più e più a lungo, lanciando la splendida esperienza della Namau. Al suo funerale c’era tutto il rugby della provincia di Roma e anche oltre. Mancavano solo gli All Reds ma, francamente, sarebbero stati fuori luogo. Germana ha realizzato qualcosa di grandissimo portando il rugby in carcere e formando la squadra dei Bisonti che oggi è considerata anche dal Coni una delle esperienze sportive più meritevoli. Renato è una grande ala, uno sportivo di valore assoluto. Questo è il rugby per me. Forse non è un caso che tutta la mia famiglia condivida anche gli stessi valori.

Avrà giocato con avversari di sinistra, no?

Certo, moltissime volte. Con alcuni c’è grande affetto e non sono di una sinistra moderata. Anche quando ero presidente dell’associazione parlamentari amici del rugby c’erano colleghi del Pd e anche di Rifondazione. Il vicepresidente era Massimo Cialente, l’attuale sindaco di L’Aquila. Il senso dell’associazione, c’era scritto nello statuto, era di portare anche nella politica i valori indiscutibili del rugby: la lealtà, il rispetto dell’avversario che, fuori dalla contesa, può diventare e spesso diventa un fraterno amico, il senso del sacrificio e dell’onore. Tutte cose che – mi sembra evidente – quelli che hanno impedito la partita in cui doveva giocare Cirimbilla non conoscono e non condividono. Non credo siano in buona fede e quindi non sprecherei parole. Se uno fosse un rugbista vero un tale comportamento non l’avrebbe mai concepito. Mi sembra evidente che per queste persone il rugby è solo un travestimento e la loro intenzione è quella di infettare con la loro sottocultura di intolleranza vile una cosa nobile e bella. Quindi gli direi solo di cambiare sport perché questo non fa per loro.