martedì 8 aprile 2014

Trionfa Orban e l’Ungheria non cambia verso: si conferma euroscettica

orbantratto da barbadillo.it

L’Ungheria non cambia verso e si conferma eurocritica più che mai. Lo ha fatto sostenendo massicciamente alle urne il partito del premier in carica Viktor Orban: i conservatori del partito Fidesz raggiungono infatti una maggioranza di due terzi nel Parlamento con il 48%: 133 o 135 seggi su un totale di 199. L’opposizione di sinistra – Alleanza democratica – che si candidava per battere il governo “scettico” sulle politiche di Bruxelles, ha raggiunto un risultato piuttosto modesto, attorno al 25% dei voti. Terza forza ungherese è il partito nazionalista Jobbik che si attesta intorno al 20%, segnando un ulteriore avanzata.
Una vittoria significativa, questa di Orban, che conferma come sia stata premiata la prima legislatura del leader nazionalconservatore che ha spinto molto sul tasto sovranista criticando l’impianto dell’Europa di Bruxelles. La stessa stampa europea, che negli anni aveva dipinto Orban alla stregua di un dittatore tout court (per alcune scelte sull’informazione ma soprattutto per la decisione di inserire in costituzione semplicemente “Ungheria” togliendo la dizione Repubblica), sembra tirare un sospiro di sollievo nel momento in cui si temeva il boom, a scapito delle sinistre, del movimento Jobbik.
Dal punto di vista economico Orban – che ha stretto da tempo rapporti strategici con la Russia di Putin – ha portato a casa risultati innegabili: dal taglio delle bollette, all’aumento dell’occupazione grazie alla capacità di utilizzo dei fondi di coesione Ue. Accanto a questo hanno influito di certo le politiche sociali e la riforma che ha rinazionalizzato alcuni asset strategici tra cui la Banca centrale. Tutto questo nonostante Orban con il suo partito facciano parte di quel Ppe (lo stesso Helmut Kohl ha partecipato alla campagna elettorale con un saluto al suo amico premier) a trazione tedesca protagonista in negativo della ventata di austerity che ha depresso il Sud Europa. Ma in Ungheria, a quanto pare, non si sono fatti coinvolgere.
L’Ungheria non cambia verso e si conferma eurocritica più che mai. Lo ha fatto sostenendo massicciamente alle urne il partito del premier in carica Viktor Orban: i conservatori del partito Fidesz raggiungono infatti una maggioranza di due terzi nel Parlamento con il 48%: 133 o 135 seggi su un totale di 199. L’opposizione di sinistra – Alleanza democratica – che si candidava per battere il governo “scettico” sulle politiche di Bruxelles, ha raggiunto un risultato piuttosto modesto, attorno al 25% dei voti. Terza forza ungherese è il partito nazionalista Jobbik che si attesta intorno al 20%, segnando un ulteriore avanzata.
Una vittoria significativa, questa di Orban, che conferma come sia stata premiata la prima legislatura del leader nazionalconservatore che ha spinto molto sul tasto sovranista criticando l’impianto dell’Europa di Bruxelles. La stessa stampa europea, che negli anni aveva dipinto Orban alla stregua di un dittatore tout court (per alcune scelte sull’informazione ma soprattutto per la decisione di inserire in costituzione semplicemente “Ungheria” togliendo la dizione Repubblica), sembra tirare un sospiro di sollievo nel momento in cui si temeva il boom, a scapito delle sinistre, del movimento Jobbik.
Dal punto di vista economico Orban – che ha stretto da tempo rapporti strategici con la Russia di Putin – ha portato a casa risultati innegabili: dal taglio delle bollette, all’aumento dell’occupazione grazie alla capacità di utilizzo dei fondi di coesione Ue. Accanto a questo hanno influito di certo le politiche sociali e la riforma che ha rinazionalizzato alcuni asset strategici tra cui la Banca centrale. Tutto questo nonostante Orban con il suo partito facciano parte di quel Ppe (lo stesso Helmut Kohl ha partecipato alla campagna elettorale con un saluto al suo amico premier) a trazione tedesca protagonista in negativo della ventata di austerity che ha depresso il Sud Europa. Ma in Ungheria, a quanto pare, non si sono fatti coinvolgere.