Ultimamente, i media fanno spesso
riferimento alla “scivolamento a destra” della vita politica francese.
La diagnosi è pertinente?
Tutto dipende da cosa intendiamo. Lo
“scivolamento a destra” non ha assolutamente lo stesso senso a seconda
che lo si intenda radicalizzazione politica della destra classica, o
slittamento presunto della maggioranza delle opinioni a destra (che
implicherebbe uno spostamento dell’asse centrale del dibattito politico)
o una evoluzione generale della società – compreso il Partito
socialista – verso una sorta di consenso liberale visto non come di
destra (in questo caso, la proposta politica della sinistra si sarebbe a
sua volta spostata, essendosi questa sinistra social-liberale raccolta
intorno al sistema di mercato e al consumismo). Si parla di uno
“scivolamento a destra”, risultante dall’offerta politica o dalla
domanda dell’elettorato? Finché non si risponde a queste domande,
parlare di “scivolamento a destra” è soltanto gossip. La domanda
implica, peraltro, che ci sia una destra e una sinistra, la cui
definizione possa essere oggetto di consenso. Dunque, questo non è più
il caso oggi, non solo perché ci sono sempre destre molto differenti
(liberale, conservatrice, repubblicana, contro-rivoluzionaria ecc.) e
sinistre molto differenti, ma anche perché si assiste, da circa
trent’anni, a una crescente instabilità dei criteri che determinano la
contrapposizione fra destra e sinistra. Quando si sta assistendo a una
ridefinizione o a una profonda trasformazione di concetti tradizionali
di destra e di sinistra, è difficile affermare che una di queste
categorie supera l’altra.
Quello che i sondaggi indicano di più
è che la maggior parte della gente pensa che i concetti di “destra” e
“sinistra” non significano più nulla…
Ci sono dei motivi. Recentemente si sono
diffusi “a destra” temi come la critica dell’individualismo, il
richiamo alle tutele sociali o la preoccupazione per una vera “ecologia
umana”, che si trovava in altri tempi a “sinistra”. Si aggiunga un
rifiuto del laissez-faire in economia e un sostegno più pronunciato a
favore dell’intervento dello Stato per sostenere il mercato. La critica
della PMA (Procreazione medica assistita, ndt) e della GPA (Media
generale dei crediti, ndt), per esempio, riflette una inquietudine per
l’invasione della logica ultraliberista che tende a trasformare la vita
stessa in una merce. L’appello a un controllo politico dell’economia è
“a destra” nuovo. I sondaggi mostrano che oggi gli elettori di destra
sono più favorevoli all’intervento dello Stato nell’economia di quanto
non lo fosse l’elettorato di sinistra nel 1988! Soprattutto in periodo
di crisi, la richiesta di autorità di uno Stato forte e protettore
supera le contrapposizioni di parte.
I sondaggi rivelano anche una forte
rivalutazione positiva dei valori di ordine, di tradizione e di
autorità, come anche un aumento di opinioni critiche in materia di
immigrazione e di sicurezza. Ma si tratta davvero di valori “di destra”?
Culturalmente, le classi popolari sono
sempre state conservatrici, anche quando hanno votato a sinistra (negli
anni Cinquanta, il Partito comunista stigmatizzava la contraccezione
come un “vizio borghese”). Ciò che è vero, è che oggi si constata “a
destra” una presa di coscienza di questioni culturali che una volta era
del tutto inesistente. Non c’è mai stata tanta differenza su questioni
culturali tra “destra” e “sinistra” quanto dalla fine degli anni
Novanta.
Allo stesso tempo, altre autorità morali denunciano la “Lepenizzazione degli spiriti”.
La spinta del Front National nei
sondaggi e nelle elezioni, è interpretato dalla opinione dominante come
una prova di “scivolamento a destra”. E’ possibile constatare che c’è
una porosità crescente nella frontiera che separa il FN e l’UMP, e
quest’ultimo è accusato di “scivolare a destra” per seguire l’evoluzione
dell’elettorato. Ora, il FN rifiuta di situarsi nell’ottica della
differenza destra-sinistra e non c’è dubbio che è il programma economico
e sociale “di sinistra” che attira molti ex elettori del Partito
socialista e del Partito comunista. Il successo del FN potrebbe anche
essere interpretato come la prova di uno “scivolamento a sinistra” della
pubblica opinione di fronte ai problemi economici e sociali: il rifiuto
dell’aumento della disuguaglianza, il rifiuto dei danni sociali della
logica liberale e del dogma del libero scambio che ha portato alla
globalizzazione. La forza di Marine Le Pen è di navigare di volta in
volta sia “verso destra” sia “verso sinistra” allo stesso modo cui il
gollismo, a suo tempo, s’era impegnato a conciliare l’aspirazione
nazionale e l’aspirazione sociale. Questo è ciò che sta facendo il
partito del momento.
Ma qui è meno sullo “scivolamento a
destra” che bisognerà insistere piuttosto che sul divorzio tra la
sinistra e le classi popolari. Trenta anni fa, i dirigenti votavano
soprattutto a destra e gli operai soprattutto a sinistra. Dal 2007
avviene il contrario. I lavoratori restano oggi conservatori in materia
culturale e anti-liberali in materia economica, mentre i dirigenti sono
diventati sostenitori del liberismo economico e del liberalismo
“sociale”.
Se Jean-Francois Copé (dirigente
dell’Ump entrato in polemica con le associazioni islamiche per una
dichiarazione sul consumo di pane al cioccolato, ndt) incarna lo
“scivolamento a destra” e se François Hollande e il suo odio per i
“ricchi” sono la sinistra, che cosa rimane all’uomo di buon senso?
Gli resta innanzitutto da capire che non
c’è che il “nativo francese” ad amare il pane al cioccolato, poi che
François Hollande, dal suo avvento al potere, non ha smesso di servire
la zuppa a questi “ricchi” che dice di detestare. L’essenziale è che la
destra abbia preso il sopravvento in materia di immaginario collettivo
perché la sinistra al potere ha rinunciato al suo programma sociale e
oggi si ritrova completamente disarmata di fronte alle richieste
popolari. Non avendo nulla da offrire, avendo perso tutta la consistenza
ideologica, diventa “inascoltabile”. Soprattutto perché il sogno
europeo, che Mitterrand aveva venduto al Partito socialista come un
sostituto della costruzione del socialismo, si è ora trasformato in un
incubo. Jean-François Kahn ha recentemente osservato che “la
socialdemocrazia ha contribuito a inculcare la sensazione che nulla è
più possibile [ ... ] in un momento in cui le persone aspirano a un
profondo cambiamento del modello di società”. In altre parole, la
speranza ha cambiato campo.